In occasione del Giubileo del lavoratori, il Mlac si è interrogato sul rapporto tra sviluppo tecnologico e dignità umana
“Forse oggi facciamo ancora più fatica a vedere la speranza sul tema del lavoro. Ci basti pensare alla mancanza o alla perdita di posti di lavoro, allo spopolamento specie delle aree interne italiane, ai lavori sottopagati e sfruttati, alle morti sul lavoro. Quest’Anno Santo, con il passaggio della Porta Santa, può aiutarci, non solo simbolicamente, a passare da una speranza da ritrovare ad un atteggiamento di ricerca costruttivo e concreto, a sguardi di speranza che partano dalla risurrezione di Cristo e non si fermino alla sua crocifissione e morte”.
Così il segretario nazionale del Movimento Lavoratori di Azione Cattolica Maurizio Biasci, nell’introduzione alla tavola rotonda sull’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale, in occasione del Giubileo dei Lavoratori “Costruttori di Speranza”, “che può dare un contributo alla speranza se utilizzata in modo etico e con basi fondate sulle relazioni umane”.
Sia il prof. Giovanni Bombelli, ordinario di Filosofia del Diritto e di Metodologia Informatica Giuridica-Università Cattolica di Milano, che l’ing. Giovanni Arcuri, direttore tecnico ICT della Fondazione Policlinico Gemelli di Roma, i due relatori del dibattito moderato dalla giornalista Chiara Santomiero presso la sala “Armida Barelli” della Domus Mariae (a cui è seguito un laboratorio interattivo, curato dall’associazione di divulgazione scientifica Chirone), hanno messo in evidenza rischi ed opportunità dell’IA, sfide ed impatto, effetti reali e attesi.
Questo perché ogni fenomeno sociale e ogni dinamica di innovazione tecnologica comporta aspetti positivi e falle negative, che hanno bisogno di passare sotto la lente d’ingrandimento di una lettura oggettiva della realtà. Sotto tutti i punti di vista, da quello giuridico a quello antropologico, da quello etico. Papa Francesco ha premuto non poco l’acceleratore sulla questione dell’IA, dedicandogli ben due interventi principali, il primo in occasione della Giornata mondiale della Pace 2024, il secondo in occasione della 58° Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali.
Francesco: “Garantire il controllo dell’essere umano sul processo di scelta”
L’anno scorso, in uno degli ultimi interventi sul tema, rivolto al G7 in terra pugliese li esortava sottolineando un’accezione particolare che ha il genere umano, quando la volontà è forte e l’ignoranza e l’indifferenza non la fanno da padroni: la piena consapevolezza delle scelte che si fanno.
“Ciò che la macchina fa è una scelta tecnica tra più possibilità e si basa o su criteri ben definiti o su inferenze statistiche. L’essere umano, invece, non solo sceglie, ma in cuor suo è capace di decidere. La decisione è un elemento che potremmo definire maggiormente strategico di una scelta e richiede una valutazione pratica. A volte, spesso nel difficile compito del governare, siamo chiamati a decidere con conseguenze anche su molte persone”.
E ancora Francesco: “Di fronte ai prodigi delle macchine, che sembrano saper scegliere in maniera indipendente, dobbiamo aver ben chiaro che all’essere umano deve sempre rimanere la decisione, anche con i toni drammatici e urgenti con cui a volte questa si presenta nella nostra vita. Condanneremmo l’umanità a un futuro senza speranza, se sottraessimo alle persone la capacità di decidere su loro stesse e sulla loro vita condannandole a dipendere dalle scelte delle macchine. Abbiamo bisogno di garantire e tutelare uno spazio di controllo significativo dell’essere umano sul processo di scelta dei programmi di intelligenza artificiale: ne va della stessa dignità umana”.
L’IA come strumento di supporto, non sostitutivo
Gli effetti pratici affrontati nel dibattito-confronto hanno riguardato, in particolare, la sanità e la medicina. “Non tutte le potenzialità dell’IA in sanità sono ancora state esplorate – ha esordito il prof. Arcuri – ma esistono già numerose applicazioni che stanno facendo registrare risultati promettenti, sia sul piano della pratica clinica che su quello scientifico. È importante chiarire che parliamo di IA come strumento di supporto, non sostitutivo del clinico”. Esempi del suo utilizzo ce ne sono nella diagnostica, soprattutto per immagini.
“Lo scopo di questi sistemi addestrati attraverso algoritmi – prosegue Arcuri – è aiutare lo specialista ad effettuare diagnosi attraverso l’analisi di una mole incredibile di dati, in questo caso immagini, soprattutto radiologiche. Sono sistemi ad altissima specialità, in grado di suggerire al medico su quali reperti diagnostici concentrare la propria attenzione e proponendo possibili risposte diagnostiche. Esistono anche sistemi di supporto all’erogazione delle terapie, ad esempio in radioterapia, area in cui l’intelligenza artificiale sta rivoluzionando il modo in cui vengono gestiti i trattamenti, apportando miglioramenti significativi sia nell’efficacia che nella sicurezza per i pazienti. Le applicazioni di IA sono particolarmente promettenti, consentendo una personalizzazione e una precisione senza precedenti nella somministrazione delle terapie”.
E ancora, Arcuri: “Utilizzando dati complessi e modelli predittivi, i sistemi di IA sono in grado di ottimizzare i piani di trattamento radioterapico, adattandoli alle specificità di ciascun tumore e alle condizioni del paziente. Questo significa che possono aiutare il clinico a determinare la dose ottimale di radiazioni, riducendo al minimo l’esposizione dei tessuti sani circostanti e limitando gli effetti collaterali. Inoltre, l’IA supporta i radioterapisti nell’identificare con maggiore precisione le aree bersaglio, migliorando l’efficacia del trattamento mirato. Un altro aspetto fondamentale è la capacità dell’IA di monitorare la risposta del paziente alla terapia in tempo reale, permettendo aggiustamenti rapidi e informati al piano di trattamento”.
Opportunità e rischi dell’IA: siamo solo all’inizio
Insomma, sia nel contesto della ricerca scientifica, sia nell’applicazione di sistemi predittivi nell’analisi dell’evoluzione clinica dei pazienti, i risultati sono straordinari e promettenti, evidenziando un potenziale immenso dell’IA nel contribuire a prognosi più accurate e personalizzate. Certo che molti sono stati i dubbi, espressi in domande, dei presenti che hanno seguito il dibattito, mettendo in discussione l’affidabilità totale dell’analisi dei dati clinici, la capacità di gestione anche in una rete condivisa di una mole di dati destinata a diventare sempre più enorme, la valutazione che una tecnologia avanzatissima potrebbe non arrivare dappertutto causando così ulteriori disparità e disuguaglianze tra territori, i posti di lavoro a rischio, una legislazione europea e nazionale non ancora all’altezza dell’attuale evoluzione dell’IA, la paura che l’IA possa diventare così avanzata da sfuggire al controllo umano, causando danni irreparabili.
Tutti timori reali, quelli espressi, laddove il più impellente di tutti è sicuramente quello relativo ai posti di lavoro. Alcuni settori, indubbiamente, saranno più colpiti di altri, per un totale (stima il World Economic Forum) di una perdita di 85 milioni di posti di lavoro. Ma è altrettanto vero che nuovi posti di lavoro e di opportunità spunteranno, e in parte sono già spuntate all’orizzonte, nel guidare i processi dell’IA.
Basti pensare al balzo nello sviluppo che hanno avuto le industrie, nell’automazione dei processi produttivi, l’agricoltura, nell’utilizzo di tecnologie avanzate, e l’edilizia, con l’uso di robot. Tali timori reali, che mettono indubbiamente angoscia nei lavoratori e nelle loro famiglie, potrebbero essere fugati solo da una promozione all’uso responsabile dell’IA che, citando sempre papa Francesco, metta e rimetta “al centro la dignità della persona, in vista di una proposta etica condivisa”.
L’avvento dell’IA, in pompa magna e sul tappeto rosso, sia un facilitatore di uguaglianza e giustizia sociale per il perseguimento e la promozione di un lavoro sempre più etico e dignitoso. In caso contrario ci sarà un ostacolo in più da affrontare, sommato a tanti altri. Messo sempre dall’uomo. Che ha davanti a sé la sfida di dover guidare e accompagnare nel miglior modo possibile questo processo.