Rapporto annuale 2025 | ISTAT - Format Research

Compatibilità
Salva(0)
Condividi

21 maggio 2025

Giunto alla trentatreesima edizione, il Rapporto annuale 2025 illustra i cambiamenti economici, demografici e sociali dell’anno appena trascorso, offrendo un quadro informativo integrato sulle principali sfide del nostro tempo e su quelle che l’Italia sarà chiamata ad affrontare nei prossimi anni. Il Rapporto analizza i principali punti di forza e di debolezza del nostro Paese e le sue differenti dimensioni territoriali, soffermandosi sugli elementi salienti dell’evoluzione del sistema produttivo, dell’impiego delle tecnologie e della sostenibilità ambientale.

Le trasformazioni socio-demografiche sono descritte insieme ai mutamenti del mercato del lavoro, dei livelli di istruzione, delle condizioni economiche e di salute della popolazione. I cambiamenti avvenuti di generazione in generazione offrono informazioni utili per affrontare le esigenze della società della longevità. Il rapporto tra le generazioni è messo a confronto con la dinamica del sistema economico caratterizzato da trasformazioni profonde.

(estrema sintesi del volume)

Economia e ambiente

Nel 2024 l’Italia registra una crescita modesta (+0,7% PIL), rallentata da una domanda interna debole e un calo degli investimenti, specialmente in abitazioni e macchinari. Crescono invece gli investimenti nel settore edilizio non residenziale grazie al PNRR. Per il 2025 si prevede un ulteriore rallentamento dovuto all’incertezza internazionale. Migliora il saldo commerciale (55 miliardi di euro), ma calano leggermente le esportazioni (-0,4%).

L’occupazione cresce (+1,5%), soprattutto quella stabile, ma l’Italia rimane il paese UE con il minor tasso di occupazione giovanile e femminile. Aumenta la pressione fiscale (42,6% PIL), migliora il saldo primario, ma cresce il debito pubblico (135,3% PIL). L’inflazione è al 1,1%, fra le più basse d’Europa.

La produttività cala dello 0,9%, penalizzata da dimensioni ridotte delle imprese e scarso contenuto tecnologico. L’Italia resta indietro per investimenti in Ricerca e Sviluppo e nell’utilizzo di tecnologie avanzate come l’IA. Sul piano ambientale, il paese risente di fragilità territoriali: il 18,2% del valore aggiunto è prodotto in aree a rischio sismico o idrogeologico. Crescono comunque energia rinnovabile e sostenibilità produttiva.

Popolazione e società

Continua il calo demografico (59 milioni abitanti), con natalità ai minimi storici (1,18 figli/donna). Aumenta l’esodo di giovani qualificati (oltre 21mila laureati in uscita nel 2023). L’immigrazione è positiva ma non compensa il declino demografico. L’aspettativa di vita torna ai livelli pre-pandemia (83,4 anni). Cresce però l’invecchiamento (un quarto della popolazione sopra i 65 anni).

Le famiglie si trasformano: aumentano nuclei monopersonali (35%) e diminuiscono coppie con figli. Alta la quota di giovani che restano nella famiglia di origine per difficoltà economiche (due terzi degli under 34).

L’istruzione migliora ma resta sotto la media europea. Persistono abbandono scolastico e divari territoriali, specie al Sud. Solo il 45,8% ha competenze digitali di base.

La povertà assoluta coinvolge 5,7 milioni di persone (8,4% delle famiglie), in crescita dal 2014. Colpisce in particolare famiglie con minori, stranieri e giovani lavoratori precari. Cresce il disagio psicologico, specie tra i giovani e anziani. Resta alta la disabilità (2,9 milioni di persone).

Generazioni e cambiamenti sociali

La società italiana è caratterizzata da forte invecchiamento. Crollano matrimoni (184mila nel 2023), ritardati o evitati per cambiamenti culturali e lavorativi. La fecondità è sempre più bassa e tardiva. Cresce la quota di donne senza figli (26% tra le quarantenni).

Gli anziani oggi vivono più a lungo, spesso in buona salute e attivi, ma aumentano quelli soli. L’istruzione media della popolazione anziana è molto migliorata (62% con almeno licenza media).

L’uso delle tecnologie digitali cresce rapidamente ma rimangono forti divari generazionali: il 92% dei giovani usa regolarmente Internet contro il 44% degli ultra 75enni. Le disuguaglianze territoriali si acuiscono: le Aree Interne e il Mezzogiorno restano penalizzate su istruzione, occupazione e servizi socio-sanitari.

Rapporto annuale 2025  di ISTAT  (Immagine foto di copertina del Volume Istat)

Recapiti
redazione