James Bond lo beveva shakerato, non mescolato, e lo preferiva con la vodka piuttosto che con il gin.
Ernest Hemingway aveva la sua versione: il Montgomery, con quindici parti di gin e una di vermouth dry, ovvero lo stesso rapporto con cui il celebre maresciallo inglese era disposto ad attaccare i nazisti.
Frank Sinatra ci metteva un paio di cubetti di ghiaccio, scegliendo un tumbler basso invece della classica coppetta.
Per Nikita Chruščëv, leader sovietico post-Stalin, era semplicemente “l’arma più micidiale degli Stati Uniti.”
L’elenco di citazioni, riferimenti e omaggi potrebbe continuare a lungo.
In questo senso, nessuna bevanda alcolica inventata dall’uomo supera il Cocktail Martini.
Tutti, o quasi, ne hanno sorseggiato uno almeno una volta nella vita.
E tutti dovrebbero concedersi il piacere di farlo.
Un’origine affascinante
Come spesso accade nel mondo della mixology, le origini del cocktail più famoso e celebrato al mondo si perdono tra diverse versioni, tutte suggestive, nessuna del tutto certa.
Una delle più affascinanti ci porta in Italia, ad Arma di Taggia, borgo marinaro ligure abitato sin dall’epoca pre-romana.
Nel 1896, un giovane contadino, Antonio Clemente Queirolo, sposa Maria Martini.
Nel 1897 nasce il loro primo figlio: Clemente.
Dopo alcuni anni, attorno al 1920, un certificato segnala che Clemente Martini (il cognome Queirolo abbandonato in favore di quello materno, più semplice da pronunciare per gli americani) è sbarcato a Ellis Island, la celebre porta d’ingresso degli Stati Uniti.
Come molti altri emigranti italiani, Clemente cerca fortuna a New York, dove si guadagna da vivere con mille lavori fino a diventare barman al Knickerbocker Hotel in Times Square.
La nascita della leggenda
L’hotel, già leggendario all’epoca, era stato costruito dal miliardario John Jacob Astor IV (morto nel naufragio del Titanic).
Ospitava personalità come Francis Scott Fitzgerald, Giacomo Puccini, Teddy Roosevelt, John D. Rockefeller e Enrico Caruso.
Nel suo bar si facevano incontri, si concludevano affari, si discuteva di politica e letteratura.
Proprio lì, secondo la leggenda e come riportato anche dallo stesso hotel, Clemente Martini una sera servì un drink speciale a Rockefeller.
Un drink ancora senza nome, forse evoluzione del “Martinez”, forse frutto della creatività del barman.
Alla domanda su come si chiamasse, rispose: “Cocktail Martini”.
Un’eredità da celebrare
Il mondo del bar è pieno di storie così: leggende miste a realtà.
Ma anche se non tutto può essere confermato, c’è abbastanza per celebrare Clemente Queirolo Martini nella sua città natale.
Per questo motivo, il Comune di Taggia, insieme all’AIBES, ha deciso di dedicare una giornata al suo concittadino e al cocktail che lo ha reso immortale.
Il drink più famoso del mondo.
Il re dei cocktail.