Telecomunicazioni, ora il mercato va verso un consolidamento - I-Com, Istituto per la Competitività

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Il mercato delle telecomunicazioni in Italia è stato caratterizzato negli ultimi anni da una forte competizione e da una costante evoluzione tecnologica. Secondo una ricerca condotta dai ricercatori I-Com, il numero di operatori attivi nella vendita di servizi di telefonia fissa e mobile a livello nazionale è pari a 54. Una gran parte di questi non nasce come operatore telefonico ma è entrato nel comparto a seguito dell’opera di liberalizzazione che è intervenuta nel corso degli ultimi anni. Un esempio di questo processo sono le multiutilities che, appoggiandosi su un’ampia base di clienti fidelizzati in altri settori (su tutti quello energetico), hanno deciso di espandersi orizzontalmente nel mercato delle telecomunicazioni.

LO STATO ATTUALE DEL MERCATO FISSO

Per comprendere lo stato reale del mercato delle telecomunicazioni italiano è senza dubbio utile analizzare lo scenario attuale sia sul versante della domanda che dell’offerta. Per quanto riguarda le reti fisse, i dati contenuti nell’ultima relazione dell’Osservatorio Trimestrale sulle Telecomunicazioni realizzata da Agcom (N.4/2024) mostrano come negli anni recenti il numero di accessi diretti alla rete in Italia abbia avuto un andamento oscillante. Dopo aver sperimentato una netta ripresa nel periodo post-pandemico, nel 2023 il numero delle linee attive nel nostro Paese si è riposizionato su una traiettoria discendente per poi tornare in territorio positivo lo scorso anno. Analizzando il breakdown mensile, è possibile infatti notare come gli accessi siano diminuiti fino a toccare quota 20,18 milioni a settembre 2023, per poi tornare lievemente a crescere fino a raggiungere le 20,25 milioni di unità a settembre scorso.

Se il numero degli accessi è stazionario, un notevole passo avanti si è fatto sul versante della tecnologia. Analizzando infatti il mix tecnologico tra settembre 2020 e settembre 2024, si continua ad assistere al calo delle connessioni completamente in rame (-23,6%), che restano comunque il 15,1% del totale, a fronte di una netta crescita del FTTH (passato dal 8,4% al 23,7%) e FWA (dal 7,7% al 11,4%). È interessante inoltre notare come tra il 2022 e il 2024 sia calata la quota di connessioni FTTC (-4,9%), segnale di un graduale passaggio (sia pure ancora modesto) verso le connessioni completamente in fibra.

Sul versante dell’offerta, i dati Agcom sulla percentuale di accessi sulla rete fissa per operatore mostrano una prevalenza marcata di TIM, che mantiene una quota di mercato pari al 38%. Il 33% delle quote di mercato sono detenute invece dalle aziende che si posizionano direttamente alle spalle dell’ex azienda di Stato, in particolare Vodafone (15,5%), WindTre (14,4%) e Fastweb (13,1%).

Se quello appena visto era lo scenario globale, focalizzandoci sulle singole tecnologie vediamo come la prospettiva cambi notevolmente. Per quanto riguarda il FTTH il mercato appare decisamente più concorrenziale e, nonostante TIM rimanga il fornitore con la quota di mercato più elevata, non si nota una prevalenza netta di un operatore rispetto agli altri. Stesso discorso per le tre aziende che seguono, che si posizionano in una forbice che va dal 15,4% al 17,2%. È altresì interessante notare come siano ben 6 gli operatori di rete fissa che detengono una quota di almeno il 5% di accessi FTTH.

La predominanza di TIM riemerge chiaramente per quanto riguarda le reti FTTC, in cui l’azienda detiene una quota del 40,2%. La quota fatta registrare da TIM è oltre il doppio rispetto a quella della seconda azienda in graduatoria. Va però sottolineato come, anche in questo caso, le tre aziende che seguono presentino quote di mercato molto vicine.

La situazione cambia radicalmente per quanto riguarda il FWA. Infatti, in questo caso a prevalere, con una quota di mercato del 28,9%, è Eolo. A seguire troviamo TIM (19,3%), Tiscali (15,4%) e Vodafone (11,8%).

LA SITUAZIONE SUL MOBILE

Passando all’analisi delle connessioni mobili, vediamo come complessivamente le linee attive nel nostro Paese siano cresciute di 4,8 milioni nell’ultimo quinquennio. Quest’aumento è però dovuto esclusivamente alle sim M2M, ovvero quelle che abilitano la comunicazione tra macchine (cresciute appunto di 4,1 milioni). Osservando le sole linee human, ovvero quelle utilizzate da persone fisiche, vediamo come negli ultimi 5 anni queste siano aumentate “solo” di circa 700 mila unità, dato evidentemente correlato con il già alto grado di penetrazione del mobile in Italia e con una dinamica demografica in contrazione negli ultimi anni.

Dal punto di vista dell’offerta mobile, il mercato risulta molto più equilibrato rispetto a quanto visto sul versante fisso. Gli operatori che presentano una quota di mercato superiore al 20% sono infatti ben tre, ovvero TIM (27,1%), Vodafone (26,4%) e WindTre (23,7%). A seguire troviamo Iliad che si posiziona al quarto posto con una quota del 10,5%. È altresì interessante notare come al quinto e al sesto posto, rispettivamente con il 4% e il 2%, si posizionino due aziende non native del settore telecomunicazioni, come Poste e Coop.

Il livello di competizione si alza ulteriormente se consideriamo le sole linee human, che come accennato in precedenza, sono quelle utilizzate da persone fisiche. In questo caso, vediamo come la forbice tra le quattro aziende che guidano il mercato scende al di sotto del 10%, mentre i soggetti che presentano una quota di mercato superiore al 5% sono ben 6.

Ultimo dato interessante da analizzare per comprendere il grado di concorrenza all’interno del mercato è quello delle operazioni di portabilità. Osservando la tendenza annuale emerge come il numero di cambi di operatore mobile si sia ridotto negli ultimi 4 anni. Nonostante ciò, il valore registrato nel 2024 rimane estremamente elevato, rappresentando circa il 10% delle linee human attive nell’anno.

LE PRINCIPALI OPERAZIONI DI MERCATO E LE PROSPETTIVE FUTURE

Se quella fin qui mostrata è la dinamica del mercato fino a settembre del 2024, non stupisce che negli ultimi mesi si siano messe in moto operazioni tese a ridurre il numero di operativi attivi nel segmento fisso che nel mobile e, dunque, la pressione competitiva che caratterizza questo settore.

In particolare, negli ultimi mesi abbiamo assistito a più azioni di concentrazione che hanno portato ad un consolidamento degli operatori del settore. In ordine cronologico, la prima operazione di questa riorganizzazione del comparto telecomunicazioni italiano è datata 1° agosto 2024, con l’acquisizione di Opnet da parte di WindTre. Tale azione ha permesso a WindTre di potenziare la propria offerta di servizi 5G e FWA.

Il 31 dicembre 2024 è arrivato invece il closing dell’acquisizione (già annunciata molti mesi prima) di Vodafone Italia da parte del gruppo elvetico Swisscom che porterà alla fusione con Fastweb. Visti i dati mostrati in precedenza, che vedono Vodafone e Fastweb rispettivamente al 2° e 4° posto per accessi alla rete fissa e al 2° e 6° per quanto riguarda le linee mobili attive, si comprende chiaramente come a seguito di questa operazione nasca uno dei principali attori del mercato italiano delle telecomunicazioni nel prossimo futuro.

Più di recente, ma non meno importante, è l’operazione di mercato che ha portato lo scorso 29 marzo Poste a diventare il primo azionista di TIM. Poste italiane è una delle imprese, di cui si è fatta menzione all’inizio del paragrafo, che hanno scelto di integrarsi orizzontalmente nel mercato delle telecomunicazioni e che, in particolare sul versante mobile, hanno già acquisito una quota di clientela non trascurabile. Considerate le quote di maggioranza che TIM detiene ancora in gran parte dei segmenti del mercato e il peso e la diffusione di Poste Italiane, è inevitabile pensare che questa acquisizione sia stata eseguita anche per permettere a TIM di rispondere alle operazioni dei concorrenti e di conseguenza di consolidare la sua posizione di leader di mercato.

Di segno diverso, ma che non può essere non considerato in una riflessione sullo stato del mercato telco è lo scorporo della rete TIM e la nascita di FiberCop. Tale operazione, di cui si parlerà in maniera più approfondita nel prosieguo del documento, ha modificato drasticamente gli equilibri di mercato, da un lato ridimensionando la posizione dell’ex azienda di Stato e dall’altro offrendo al mercato un nuovo fornitore di servizi wholesale. Il duopolio potrebbe però non durare a lungo se dovesse concretizzarsi l’ipotesi, in discussione ormai da molto tempo, di fondere le reti FiberCop e Open Fiber per creare una rete unica nazionale.

Recapiti
Domenico SALERNO