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24 Giugno 2025
Iniziamo con la risposta facile, immediata: ci dice che l’Italbasket guidata da Andrea Capobianco è andata benissimo, non bene. Ad essere completamente onesti, in pochi si sarebbero aspettati un filotto di tre vittorie consecutive, mantenendo l’imbattibilità in casa. E invece, eccoci qua. Siccome le tre partite vinte contro Serbia, Slovenia e Lituania ci hanno detto però molto altro, andiamo con la risposta un po’ più complessa, necessaria di elaborazione.
Il primo aspetto che salta all’occhio guardando complessivamente al Gruppo B è che le Azzurre hanno trasformato il PalaDozza in un fortino, impossibile da espugnare per l’applicazione difensiva dimostrata su tre partite estremamente diverse tra loro: la rapidità d’esecuzione della Lituania è differente dalla circolazione di palla serba, o dall’affidarsi spesso sotto canestro come fa la Slovenia.
Le Azzurre hanno concesso appena 59.3 punti a partita, tra le migliori insieme a Francia (54.0), Belgio (55.0) e Repubblica Ceca (56.0) tra le classificate ai quarti di finale. Un dato ancor più significativo guardando ai soli 51 punti concessi alla Lituania, che nelle prime due uscite contro Slovenia e Serbia viaggiava a 75.5 punti segnati. Un qualcosa di pianificato nel gruppo, l’obiettivo principe della serata contro Juste Jocyte e compagne. Lo dice Cocca Verona.
“Siamo state bravissime e abbiamo tenuto botta. L’obiettivo era quello di tenerle sotto i 55-60 punti, ci aveva detto il coach, e ce l’abbiamo fatta. Sapevamo che erano una squadra che gioca con entusiasmo, quindi l’obiettivo era bloccarle subito, evitare che prendessero fiducia in transizione. Sapevamo che tiravano dai 10 ai 12 secondi, quindi dovevamo cercare di fermarle specialmente all’inizio,” dice la playmaker palermitana dopo la vittoria con la Lituania.
“Hanno lavorato di notte per preparare queste partite e sapevamo quali erano i loro punti di forza. Sappiamo quali sono i nostri, quindi cercavamo di evitare che loro si potessero gasare, bloccandole dall’inizio. Credo che l’abbiamo eseguito alla perfezione. Poi in attacco i canestri sono entrati e non sono entrati, ma in difesa siamo state solide, siamo state lì,” aggiunge Costanza Verona.
Coach Capobianco segue a ruota la sua guardia. “Questa è la mia filosofia, sia di vita che di pallacanestro: la capacità più grande è quella di sapersi mettere gli abiti in base a dove si va. Gli abiti da indossare [contro la Lituania] erano completamente diversi rispetto agli altri, alle altre partite. Dovevamo chiudere l’area in un certo modo, dovevamo difendere su alcune giocatrici in un certo modo e dovevamo controllare assolutamente il ritmo, cosa che abbiamo fatto molto bene”.
Quella che a tutti gli effetti è la più piccola per centimetri del gruppo (170, insieme a Mariella Santucci), ma che al contempo è la terza miglior rimbalzista azzurra. Costanza Verona viaggia a 5.3 rimbalzi di media, dietro solamente a Cecilia Zandalasini (8.0) e Lorela Cubaj (6.3). Non solo: è la miglior rimbalzista offensiva dell’intera squadra, con 2.3 rimbalzi catturati nell’area avversaria. Un elemento chiave nella filosofia di coach Capobianco.
“Si sta lavorando molto come squadra, sul fatto che chi non viene tagliato fuori deve avvicinarsi all’area. Costanza, ma anche Lella, Stefania [Trimboli] e tutte le piccole, hanno questa propensione ad andare con un piede in area. Ci stanno lavorando da un mese e mi piacerebbe vedere tanta gente agli allenamenti, perché sono incredibili. Quando vogliono hanno un’intensità mentale clamorosa e l’hanno dimostrato oggi,” dice il tecnico azzurro.
Il poter avere seconde opportunità è solo una prospettiva collaterale di un’attitudine che riguarda tutto il gruppo: un’aggressività senza pari, che ha portato la nostra Nazionale a forzare 16.0 palle perse di media nelle tre partite del girone, raccogliendo 10.0 rubate a partita – come Grecia e Serbia, seconde solo alla Spagna (10.7). Al contempo, l’Italia è penultima per palle perse (10.7): solo la Francia fa leggermente meglio (10.3). “Secondo me, è un dato importante. Siamo penultimi, mi piacerebbe diventare ultimi,” continua il tecnico classe 1966.
L’aggressività delle Azzurre è stata la caratteristica chiave della settimana bolognese, ed è ampiamente auspicabile che lo stesso avvenga nella fase finale, seppur con avversarie differenti. “È il nostro marchio di fabbrica, quello che ci è stato chiesto era proprio di impostare il nostro gioco su questo: tutte diamo l’anima quando entriamo in difesa, cerchiamo in qualsiasi modo di aiutarci. Appena c’è un errore di una compagna cerchiamo evitare che si faccia vedere. Quindi da questo punto di vista siamo super unite; dobbiamo continuare a lavorare su questa scia,” dice la numero 8.
Anche Cecilia Zandalasini, terza realizzatrice migliore di tutto l’Europeo con 18.7 punti di media – solo la slovena Jessica Shepard (22.7) e la francese Janelle Salaun (20.7) fanno meglio – pensa che questo tipo di attitudine sia un ingrediente fondamentale per la cavalcata azzurra. Anzi, ne dice tre. “La capacità di aggredire la partita e di portarla subito sui nostri binari preferiti, l’attenzione ai dettagli che ci ha consentito di giocare la nostra difesa sporcando linee di passaggio e percentuali di tiro. Infine, la determinazione nel ribellarci a un destino che sembrava segnato dopo le tante delusioni degli anni passati,” sottolinea la futura giocatrice del Famila Schio.
“Con la Slovenia ho segnato poco nel secondo tempo ma di fatto mi sono sempre sentita dentro la partita. Infatti alla fine la cosa migliore l’ho fatta recuperando un rimbalzo offensivo. Certo che fa piacere segnare tanti punti e tirando bene, ma siamo parte di un progetto condiviso: è tutto il lavoro che facciamo nella nostra metà campo che ci permette di giocare fluide in attacco,” dice la trascinatrice azzurra, reduce dall’esperienza in WNBA con le Golden State Valkyries.
Se la vittoria contro la Lituania è arrivata in maniera “lineare”, mai realmente capitolando sotto i colpi dell’ex Ragusa Laura Juskaite e compagne, contro Serbia e Slovenia le Azzurre avevano sprecato rispettivamente dei vantaggi di 15 e 24 punti. Eppure, tanto mercoledì quanto giovedì sera, sono rimaste fedeli alla convinzione del gruppo, mantenendo saldo il controllo della gara oltre che la tensione emotiva davanti alle nazionali balcaniche.
“Con la Lituania c’è stato un passaggio a vuoto ma di fatto non siamo mai scese sotto i 4 punti di vantaggio mentre con Serbia e Slovenia il vantaggio che abbiamo dilapidato è stato ampio e soprattutto è avvenuto tutto in pochi minuti. In quei momenti credo che il nostro linguaggio del corpo sia stato chiaro a tutti. “Questa volta no”, abbiamo ripreso la partita dalle piccole cose… uno sfondamento, una palla recuperata, una difesa efficace,” racconta Zandalasini.
Ora, nell’immediato futuro per l’Italia di Andrea Capobianco c’è la Turchia, andata vicina all’impresa contro la Francia e reduce dalle vittorie convincenti con Svizzera e Grecia. “So per certo che si tratta di una squadra temibile e solida, altrimenti non si sarebbe imposta sulla Grecia davanti a 10.000 spettatori. McCowan è una giocatrice pericolosa ma lo era anche Shepard e siamo riusciti a limitarla. Sarà una partita tostissima ma ora siamo in ballo e ce la giochiamo fino in fondo,” dice la numero 9.
Una squadra ostica, con cui abbiamo un passato noto alle spalle in diverse edizioni di EuroBasket Women, trainata da Teaira McCowan miglior rimbalzista dell’intero torneo: viaggia a 16.3 punti e 13.7 rimbalzi di media a partita, e sarà l’ennesimo centro da tenere a bada per il nostro reparto lunghi. Con l’aiuto di Olbis Andre, Lorela Cubaj dovrà tenere a bada un’altra dominatrice del pitturato, come già fatto contro Jessica Shepard, sua ex compagna di squadra alla Reyer Venezia.
“Cuba è fantastica, ci conosciamo da quando abbiamo 13 anni, giochiamo insieme da 10 anni. È fantastica. Mentre stavamo giocando gli ho detto prendi la palla, vai dentro, non ti ferma nessuno e se qualcuno ti ferma ti fanno fallo. Quando riceve palla sotto credo che veramente poche persone riescano a fermarla per quanto è forte, per quanto riesce a controllare il suo corpo. Continuiamo a darle fiducia sotto canestro perché è una delle nostre armi offensive,” dice Costanza Verona.
La fase a gironi di EuroBasket Women 2025, più di tutto, ha restituito alla storia della nostra pallacanestro femminile un affetto sconfinato da parte di Basket City e di tutto il movimento azzurro, rappresentato concretamente dal coro “Italia, Italia” scandito da ogni singola voce all’interno del PalaDozza. “Il PalaDozza è un campo speciale. Il pubblico si sente tanto e devo dire che nei momenti di difficoltà ci ha dato quell’energia in più. Ci portiamo un bellissimo ricordo in Grecia e speriamo di portarci quest’energia con noi anche per la parte finale dell’Europeo,” dice Costanza Verona.
Se la playmaker del Famila Schio ha giocato da avversaria in un PalaDozza stracolmo per la Finale Scudetto, in bianconero Cecilia Zandalasini cercava di difendere le mura amiche con la maglia della Virtus Bologna. Ritornarci, da protagonista in Azzurro, è stato speciale. “Non sono nata a Bologna ma per tante ragioni ho già detto che sento Bologna un po’ anche casa mia. Giocare l’Europeo in qualsiasi altro posto dell’Italia sarebbe stato un grande onore, farlo al Paladozza ha avuto un sapore speciale per me,” racconta la nativa di Broni. È un gruppo che rappresenta tanti angoli della Penisola, che si è riunito per coesione e spirito collettivo come fatto poche volte in passato. “Non mi sono sentita caricata di responsabilità particolari, come ho detto in più occasioni siamo un gruppo coeso non solo in campo. Abbiamo condiviso anche le emozioni, bolognesi e venete, lombarde e siciliane,” aggiunge Cecilia Zandalasini.
Le Azzurre arrivano al Pireo per continuare a sognare. Vedremo cosa continueranno a raccontarci.
Cesare Milanti
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