Tra domenica 18 maggio e lunedì 19 maggio, la sede di Arcigay Rieti è stata oggetto di un atto intimidatorio di chiaro stampo omofobo: la targa presente sulla nostra porta è stata staccata, strappata in mille pezzi e lasciata sul marciapiede davanti alla sede.
Un danno “lieve” dal punto di vista economico, ma un gesto inequivocabile che urla omobitransfobia.
Già solo la targa staccata dalla porta avrebbe destato sospetti, ma ciò che ne è seguito non lascia spazio a dubbi: non si tratta di una “ragazzata” di poco valore, un atto casuale che sarebbe potuto capitare a chiunque, ma di un chiaro messaggio intimidatorio.
Un gesto forse atteso visti i risultati della nostra associazione: numerosissimi gli eventi organizzati sul territorio, da serate di intrattenimento a tema (non da ultimo il primo DJ Set LGBT+ della nostra città, dieci giorni fa), a corsi di formazione e sportelli di ascolto, da incontri per bambini e bambine (decine i commenti di odio online ricevuti quando la Drag Queen Cristina Prenestina è venuta a leggere il suo albo per bambin3 a Rieti) a presentazioni con autori e autrici considerati controvers3 per gli argomenti che affrontano che controversi non dovrebbero di certo essere.
Tutte queste iniziative hanno un unico obiettivo: far sentire sicure e accolte le persone LGBT+ della nostra provincia, le loro famiglie e la loro rete amicale. Renderle partecipi, ascoltate, capite e soprattutto farle sentire forti, potenti, parte di una rete grandissima e numerosissima in un territorio che ancora è fatto di luci e ombre quando si parla di orientamenti sessuali e identità di genere.
Questo gesto ha avuto il merito di unirci ancora di più e farci capire, ancora una volta, che il nostro lavoro è utile, arriva dove deve arrivare e sta toccando nervi scoperti. A chi ha commesso questo atto intimidatorio diciamo: se volete ripensarci, siamo pront3 a costruire ponti dove servono. Ponti arcobaleno.