La via della decarbonizzazione non può prescindere dall’eolico: una tecnologia innovativa, costante, industrialmente matura e largamente italiana
Roma, 1.7.2025: Gli obiettivi nazionali in tema di decarbonizzazione del sistema elettrico sono ambiziosi, è vero, ma raggiungibili poiché individuati tenendo conto dei potenziali reali delle singole tecnologie. Per l’eolico, giunto a quasi 13 GW di potenza, spetterebbe un raddoppio entro il 2030 (26,04 GW) per quello onshore, mentre per le applicazioni marine – off-shore – il PNIEC generosamente indica in 2,1 GW il target 2030 mentre il Decreto FER2 prevede un dato di 3,8 GW.
Oggi purtroppo però stiamo vedendo un rallentamento nelle nuove installazioni derivanti da un insieme di questioni che stanno seriamente mettendo a rischio il raggiungimento di questi obiettivi. Da un lato infatti si deve constatare come i tempi lunghi dei processi autorizzativi non accennino a ridursi, e per questo si ribadisce la necessità di un piano straordinario degli Enti preposti al rilascio dei permessi e dei titoli (dalla Commissione VIA a Terna e E.Distribuzione, dalle Sovrintendenze alle Regioni passando per tutti i soggetti interessati), affinché strutturino i loro Uffici con qualità e quantità adeguate a recuperare il tempo perduto. Dall’altra però è indispensabile che il quadro normativo e regolatorio si adatti alle nuove esigenze di crescita dando agli operatori modo di programmare lo sviluppo delle nuove iniziative in modo efficiente.
Un esempio di facile individuazione è quello delle prossime aste del FERX cosiddetto transitorio che per l’eolico e il FV non hanno posto in procedura d’asta l’intero contingente (4 GW per eolico 3 10 per FV) limitandosi, non si capisce perché, rispettivamente a 2,5 e 8 GW. Alle lamentele avanzate dal settore tuttavia sembra che solo per il FV il Ministero stia pensando ad una seconda asta ad hoc (bene), mentre per l’eolico nulla (male).
Sempre l’eolico poi risulta penalizzato (male) rispetto ai livelli di prezzo individuati nella procedura competitiva, quindi comunque soggetta a meccanismi di ribasso, rispetto a quanto fatto per il FV (bene). Inoltre non si comprende come si sia potuto indicare un adeguamento inflattivo per il costo della manutenzione dell’eolico inferiore a quello del FV quando è cosa ben nota che il peso della manutenzione di un impianto eolico è assai superiore a quello di un parco fotovoltaico.
Infine non può non tacersi sulla questione dell’eolico off-shore che attende di avere un quadro chiaro e sostenibile di crescita necessario a far partire una filiera industriale solida. Per far si che ciò accada andrebbe definito un percorso che definisca da subito i passi che dovranno portare a realizzare nei prossimi anni i primi progetti al fine di far partire un comparto che potrebbe avere sviluppi significativi per il nostro Paese.
In sostanza vi è un approccio penalizzante per questa tecnologia che invece ha nel nostro Paese dimostrato di essere industrialmente solida, economicamente sostenibile e di garantire una produzione elettrica di qualità.