Nasce «Culture digitali», La nuova sezione della Piccola Biblioteca Einaudi. Giulio Einaudi editore

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Da sessantacinque anni la Piccola Biblioteca Einaudi è la principale sede editoriale dei libri di studio, didattica e ricerca presso Einaudi. Da sempre, per ricondurre ogni titolo alla materia o alla disciplina di cui tratta, i libri della PBE sono contrassegnati da otto colori: il giallo per la filosofia, il verde scuro per la storia, il rosso per la sociologia e le scienze umane, il verde chiaro per gli studi letterari, il nero per le arti, il blu per la scienza, l’arancione per l’area psicologica, e il viola per l’antropologia e gli studi religiosi.

Oggi, in un tempo segnato da trasformazioni significative sia nella società che nella ricerca, la Piccola Biblioteca Einaudi apre una nuova sezione tematica interamente dedicata al mondo digitale e alle sue molteplici implicazioni. Vi troveranno sede saggi e studi su intelligenza artificiale, internet, social media, capitalismo delle piattaforme e il mondo digitale in tutte le sue sfumature e implicazioni, dagli aspetti tecnici agli impatti sociali, politici e culturali.

La sezione si chiamerà Culture digitali e sarà indicata con un particolare Pantone metallizzato che renderà i volumi immediatamente riconoscibili all’interno della «galassia PBE».

I primi due volumi di quest’area, in uscita entrambi l'8 luglio, sono L’occhio sintetico di Fred Ritchin e Le macchine del linguaggio di Alfio Ferrara.

L’occhio sintetico è un libro sulla trasformazione della fotografia nell’era dell’intelligenza artificiale. Ritchin scrive un’analisi lucida e documentata sul destino della fotografia nell'epoca dell’intelligenza artificiale. L'occhio sintetico è uno strumento imprescindibile per interpretare criticamente il nuovo contesto visivo contemporaneo.

«In questo libro intelligente e profondo, Fred Ritchin esplora l’interazione tra la fotografia digitale e i sistemi di intelligenza artificiale, che egli considera al tempo stesso positivi e terrificanti… Ritchin ammette che la diffidenza verso tutte le immagini sia una reazione ovvia di fronte a questa creatività fasulla, ma intravede anche il potenziale per la fotografia di riconquistare ed espandere il proprio ruolo di forma d’arte… Uno libro che fa davvero riflettere».
Kirkus Reviews

Ritchin presenta il suo lavoro

Le macchine del linguaggio esplora la relazione sempre più stretta tra intelligenza artificiale e linguaggio umano, fornendo, senza concedere sconti al lettore ma adottando uno stile sempre accessibile, tutte le informazioni necessarie a comprendere davvero come funziona, e quindi in cosa consiste, l’IA generativa.

Alfio Ferrara, ordinario di Informatica presso l’Università degli Studi di Milano e delegato per l’AI Literacy, attraverso esempi concreti e riflessioni che nascono anche da spunti letterari e temi filosofici, ci mostra i molti modi in cui le macchine del linguaggio non sono solo specchi più o meno deformanti della nostra cultura e dei nostri modi di essere, bensì strumenti per ripensarli.

Lungi dallo sposare facili entusiasmi o agitare apocalittiche paure, l’autore ci invita a un uso consapevole, critico e culturalmente maturo dell’intelligenza artificiale. Ricordandoci che il vero rischio insito nella loro esistenza non è quello di venire sostituiti dalle macchine, ma di farne un uso passivo, rinunciando a comprendere quale potere trasformativo racchiudano per la nostra vita intellettuale.

La copertina di Ferrara è un’opera di Samia A. Halaby, artista palestinese, naturalizzata americana, tra le prime artiste a usare il computer per fare arte generativa già nei primi anni 80.

Recapiti
Editor Einaudi