La redazione
Come avevamo già prospettato, l’Accordo di Washington, più che diffondere sentimenti di pace, ha pervaso il clima politico di sentori di guerra. Si avvertono fermenti e preparativi che fanno pensare a imminenti combattimenti. La debolezza diplomatica del Congo, di certo, non aiuta.
Il Movimento ribelle M23, di stampo filoruandese, non ha approvato la firma dell’accordo ma, anzi, si è sentito del tutto escluso dai fatti. Pertanto, non sembra essere disposto a ritirarsi dai territori occupati: si prospettano difficili, se non impossibili, gli incontri negoziali previsti col Governo congolese a Doha. Contrariamente da ciò che è stato pattuito neanche un mese fa, i ribelli del M23 sono impegnati nella costruzione di uno stato parallelo nell’Est del Congo, così da poter conquistare il totale controllo del commercio delle materie prime della Regione.
Mentre il Presidente ruandese Kagame non appare assolutamente intenzionato a ritirare le sue truppe, corrono voci che il Ruanda insieme all’M23 starebbero preparando un attacco per conquistare la città di Uvira, nel Sud Kivu. Migliaia sono i soldati che si stanno spostando sul fronte di Kamanyola. La Repubblica Democratica del Congo, come Nazione, è pronta ad ogni eventualità e si prepara a settimane decisamente movimentate, nonostante la già presente crisi economica.
L’accordo di pace firmato a Washington si sta rivelando sempre di più un passo illusorio, una sorta di tregua strategica volta a dissimulare le reali intenzioni dei firmatari. Ma, come già detto, c’era da aspettarselo.
Coordinamento
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