Inquinamento, verde pubblico, salute dei fragili: sintonizzare l’agenda della politica sulle persone - SPI CGIL Veneto

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Verona si è mossa rispetto al passato: dopo anni di immobilismo, si intravedono segnali di cambiamento nell’approccio alla città su diversi temi: un’attenzione rinnovata alla manutenzione degli spazi pubblici e dei quartieri; la volontà di affrontare questioni ostiche come il diritto alla casa; la preservazione e la promozione dei valori comuni repubblicani; l’apertura culturale agli scambi e ai contributi di altri Paesi e civiltà. L’attuale amministrazione ha avviato un evidente cambio di rotta su diverse tematiche fornendo l’immagine plastica di una città in movimento, più dinamica. Ma questo non basta.

Alcune iniziative dell’amministrazione comunale del capoluogo cominciano a segnare una divergenza rispetto ai bisogni che il sindacato dei pensionati aveva rappresentato all’inizio di questo mandato. Nuove strade a scorrimento veloce, hotel di lusso, museo del vino, maxi piscine dedicate al surf, studentati con scarse attenzioni agli studenti bisognosi, nuovo consumo di suolo: le progettualità in cantiere o in programma lasciano trasparire in maniera non sufficiente quella città accogliente, accessibile, sostenibile, equa, vivibile per tutte le fasce di età che insieme avevamo immaginato e  di cui ci sarà sempre più bisogno, dal momento che la crescita numerica delle fasce anziane della popolazione nei prossimi anni metterà sempre più a nudo l’inadeguatezza dei servizi pubblici di mobilità, prossimità, trasporto, cura, assistenza, socialità…

È dunque importante che, oltre ai temi dell’immobiliare, del turismo di lusso, del consumo di suolo, di piscine per surfisti e di nuove strade, crescano anche l’attenzione e la consapevolezza verso i temi sociali: le condizioni degli anziani, le difficoltà dei giovani, le esigenze delle persone più fragili.

Il caldo estremo di questa estate ha reso evidente quanto sia urgente ripensare le priorità dell’agenda politica, soprattutto in termini di tutela delle persone più fragili. Anziani soli, persone con disabilità, famiglie in difficoltà economica e lavoratori esposti alle alte temperature pagano il prezzo più alto della crisi climatica in corso.

Il nuovo Pat deve essere l’occasione per ri-orientare la visione di sviluppo urbano verso una prospettiva più equa, inclusiva e sostenibile, partendo dai bisogni reali delle persone e non dai presunti diritti edificatori dei proprietari di aree.

Per questo servirebbe sviluppare maggiormente e rafforzare un confronto vero e partecipato sulle questioni che toccano da vicino la vita delle persone: il bisogno di servizi, l’accesso alle cure, la mancanza di una sanità equa per tutti, le difficoltà di chi si trova ad affrontare la non autosufficienza di un familiare. Solo tenendo insieme crescita e coesione sociale sarà possibile dare concretezza alla visione di una città più vivibile, inclusiva e accogliente.

Alcune delle criticità riportate alla ribalta nelle ultime settimane:

EMERGENZA CLIMATICA. L’ondata di calore della seconda metà di giugno è passata senza una riflessione su quanto è necessario fare per prevenire morti premature che, stando a studi internazionali, hanno trovato un picco proprio nelle città italiane (Milano 317 vittime riconducibili al fenomeno estremo, Roma 164). Morti premature che si aggiungono a quelle causate dall’inquinamento, stimate in 50 mila all’anno nel Paese. Nel veronese dal 19 di giugno fino al 6-8 luglio, i valori dell’ozono, un inquinante particolarmente insidioso per la salute di bambini e anziani, sono rimasti costantemente fuori controllo in quasi tutto il territorio veronese, e si registrano frequenti superamenti anche nelle ultime due settimane.

EMERGENZA INQUINAMENTO. Il report Ambiente Urbano dell’Istat, da poco pubblicato, che analizza la situazione fino alla fine del 2023, certifica che la condizione dell’inquinamento nel capoluogo resta gravissima: mentre in alcune città capoluogo di provincia si registrano miglioramenti, a Verona le concentrazioni di polveri sottili (Pm10 e Pm2.5) restano tra le più alte d’Italia, ben oltre i futuri limiti fissati dall’Unione Europea. L’indicatore sintetico di inquinamento atmosferico (che tiene conto dei superamenti dei valori soglia per le concentrazioni di PM10, PM2,5, NO2 e O3) colloca la città tra i 10 peggiori capoluoghi di provincia d’Italia. Non risulta che nell’ultimo anno e mezzo siano state messe in campo iniziative volte a migliorare questa condizione.

CARENZA VERDE URBANO. Piuttosto impietosi anche i dati sul verde urbano: Verona è 70^ tra i capoluoghi di provincia per densità di aree protette e parchi agricoli, che occupano appena il 4,68% del territorio comunale. Il verde urbano raggiunge appena il 3,6% (40^ posizione) e non cresce significativamente dal 2011. Se andiamo a vedere la composizione del verde urbano, è facile comprendere come le apparenze siano salvate soltanto grazie alle aree sportive all’aperto, che costituiscono il 20,05% del totale del verde urbano (6^ posto tra i capoluoghi di provincia) e dai giardini scolastici (14,6%, 4^ posto), che tuttavia non sono accessibili né vivibili da tutti. Il verde storico vincolato ai sensi del Codice dei Beni culturali e del Paesaggio forma un cospicuo 17,92% del totale del verde urbano, ma ben 30 città fanno meglio di Verona in questo ambito. Mediocre la situazione del verde attrezzato (35° posto con il 15,91% contro una media nazionale del 10,64%. Male i parchi urbani (54° posto) che concorrono soltanto per il 12,14% al totale del verde urbano contro una media nazionale del 15,21%. Malissimo per quanto riguarda la dotazione di aree di arredo urbano: 71^ posto, con il 5,71% del totale contro una media nazionale dell’8,92%. Scarso il peso delle forestazioni urbane che contribuiscono soltanto per il 3,53% del verde urbano contro un media nazionale del 2,76%. Anche sotto questo aspetto, nell’ultimo anno e mezzo non risultano iniziative dirette ad emancipare la città da questa condizione.

Oggi questo tema è di estrema attualità per abbassare il calore della città ed è necessario un progetto amplio, condiviso che ci accompagni verso un ambiente con più spazi verdi, meno strade ed un servizio pubblico di trasporto che riduca il traffico urbano.

CONCLUSIONI. I dati del report Istat devono interrogare in profondità la città, che dovrebbe avere la forza di prendere in mano la situazione affrontando le criticità urgenti, indifferibili all’interno di un disegno coerente di città vivibile che tenga conto, come continuiamo a ribadire, anche delle necessità di anziani e giovani. Vuol dire una città che ragiona di sostenibilità ambientale e sociale con riferimento alle persone, un ambiente urbano rigenerato con meno strade e più verde; un trasporto pubblico locale forte e in grado di assicurare delle gratuità ad alcune fasce di popolazione. Una città dove le scelte siano realmente partecipate e che affronti il grande tema del diritto alla casa.

Solo attraverso una partecipazione condivisa, anche delle forze sociali, che metta al centro il lavoro, i diritti, la qualità della vita e la coesione sociale, Verona potrà affrontare le sfide ambientali e sociali che la attraversano, trasformandole in occasioni di rigenerazione e giustizia.

Adriano Filice, segretario generale Spi Cgil Verona

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