La Cassazione ha finalmente spazzato via questa impostazione con l’ordinanza n. 20415 depositata il 21 luglio 2025, che riconosce pienamente la legittimità di questi accordi, anche se firmati durante il matrimonio. Secondo i giudici della Suprema Corte, è superata la concezione secondo cui la famiglia dovrebbe essere tutelata a prescindere dai desideri e dalle scelte dei suoi membri. Oggi si afferma una visione più moderna: la famiglia non è più una “entità superiore” a cui sacrificare tutto, ma un’unione tra soggetti liberi, consapevoli e autonomi.
Questa svolta rappresenta un cambiamento culturale e giuridico di grande impatto. I coniugi diventano titolari di un nuovo diritto all’autodeterminazione, che consente loro di pianificare la gestione dei beni anche nell’ipotesi di un eventuale fallimento matrimoniale, senza dover attendere l’intervento del giudice e senza subire una battaglia legale a suon di ricorsi e avvocati.
Il trucco giuridico: un contratto atipico, ma legittimo e ben costruito
Ma come ha fatto la Cassazione a superare decenni di giurisprudenza contraria? Attraverso un’elegante costruzione giuridica, definendo questi accordi come “contratti atipici con condizione sospensiva lecita”. Si tratta di una formula tecnica che, però, ha il merito di rendere perfettamente legittimo ciò che prima era considerato impensabile.
La Cassazione ha stabilito che evitare conflitti economici futuri tra coniugi è senz’altro un interesse legittimo e tutelabile.
Inoltre, il contratto diventa efficace solo al verificarsi di un evento futuro e incerto, come una separazione o un divorzio. In gergo tecnico, questa si chiama “condizione sospensiva lecita”.
L’ordinanza della Cassazione non nasce nel vuoto, ma da una vicenda concreta che racconta bene l’utilità di questi accordi. Una donna, durante il matrimonio, ha utilizzato fondi personali per contribuire al pagamento del mutuo e all’arredamento di una casa intestata esclusivamente al marito. In pratica, ha investito il proprio patrimonio per aumentare il valore di un bene che, in caso di separazione, non le sarebbe mai spettato.
Per evitare conseguenze ingiuste, i coniugi avevano firmato una scrittura privata, con cui il marito riconosceva il debito verso la moglie e si impegnava, in caso di separazione, a trasferirle determinati beni, tra cui un motociclo e un’imbarcazione.
La Corte ha ritenuto che si trattasse di un “riassetto patrimoniale giusto ed equilibrato”, frutto di una valutazione razionale e ponderata. Un precedente che potrebbe, ora, fare scuola in moltissime situazioni analoghe, specie quando uno dei coniugi ha effettuato investimenti consistenti nel patrimonio dell’altro.
Tratto da https://www.brocardi.it/notizie-giuridiche/separazione-oggi-libera-accordi-divorzio-potra-decidere-patrimonio/5746.html