L’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE) ha recentemente pubblicato il Gas Market Report per il terzo trimestre del 2025. In questo documento vengono delineate le ultime tendenze del mercato del gas, con un focus sull’area mediorientale e sulle ripercussioni dei conflitti geopolitici nella regione sui mercati e sulle tratte commerciali globali di energia, in particolare quelle di gas naturale liquido (GNL).
I mercati sono rimasti piuttosto rigidi nella prima metà del 2025 a causa di una combinazione di fattori: minori esportazioni di gas russo verso l’Unione Europea, rallentamento della crescita della produzione di gas naturale liquefatto (GNL) e maggiori esigenze di stoccaggio in Europa. Nel frattempo, le tensioni in Medio Oriente hanno ricordato in modo evidente che i fattori geopolitici possono influenzare fortemente i mercati energetici e mettere a repentaglio la sicurezza dei traffici globali.
IL MERCATO EUROPEO DEL GAS
Il Report dell’AIE rileva che la domanda globale di gas naturale è tornata a crescere in modo strutturale nel 2024 e ha continuato ad espandersi nella prima metà del 2025, sebbene ad un ritmo notevolmente più lento (+1,3%).
Il Report prevede inoltre un nuovo picco del consumo globale di gas nel 2025. Nei paesi europei OCSE, infatti, il consumo di gas è cresciuto del 6,5% nel primo semestre 2025 rispetto allo stesso periodo del 2024, ma questo incremento pare concentrarsi solo nel primo trimestre, dove l’elevato fabbisogno energetico per il riscaldamento invernale e una minore resa delle rinnovabili hanno innalzato la domanda di gas naturale del 9% annuale.
I futures sul TTF sono rimasti stabili intorno ai 33 €/MWh (Figura 1), il livello più basso in oltre due settimane, grazie alla forte offerta e alle norme di stoccaggio meno rigide che tengono sotto controllo le pressioni sul mercato. Nonostante i livelli di stoccaggio quest’anno siano superiori al 65% e in linea quindi con gli obiettivi di rifornimento, si tratta di percentuali lontane dall’83% dell’anno scorso e dalla media quinquennale nell’UE: per sostenere il rifornimento il Parlamento europeo ha infatti approvato obiettivi di stoccaggio più flessibili concedendo ai paesi fino a dicembre per raggiungere il 90% della capacità, invece della precedente scadenza fissata per novembre.
Figura 1: Andamento settimanale del TTF (gennaio-luglio)
IL RUOLO DEL GAS NATURALE LIQUIDO
Di contro, un forte aumento della fornitura di GNL, guidato principalmente da Canada, Qatar e Stati Uniti, manterrebbe elastico il lato offerta e sosterrebbe la forte domanda.
Le importazioni di GNL nell’UE continuano a superare le norme stagionali, contribuendo a riempire le scorte in vista dell’inverno. Inoltre, la domanda di GNL in Europa ha superato quella asiatica, più debole del previsto.
L’offerta globale di GNL è cresciuta del 4% (ovvero 12 miliardi di metri cubi) su base annua nella prima metà del 2025 e si prevede un incremento della fornitura al 5,5% per il resto del 2025. L’aumento dell’offerta di GNL compensa in parte la diminuzione delle forniture di gas russo all’Unione Europea, che sono calate del 45% (ovvero 6,5 miliardi di metri cubi) su base annua nello stesso periodo, a seguito dell’interruzione dei flussi di transito del gas attraverso l’Ucraina all’inizio del 2025. Nel 2026 la crescita dell’offerta globale di GNL dovrebbe accelerare al 7% (ovvero 40 miliardi di metri cubi), l’aumento più intenso dal 2019.
I fornitori hanno introdotto nel mercato una fornitura del 60% maggiore rispetto alle quote del 2024. L’aumento dell’offerta del 5,5% (30 miliardi di metri cubi) è dovuto soprattutto a Nord America e Medio Oriente, che stanno perseguendo politiche di aumento della produzione dei nuovi impianti di liquefazione (Nord America) e miglioramento delle operazioni nei progetti esistenti (Medio Oriente). Nuovi progetti stanno entrando in funzione e la produzione è in crescita.
Dall’altro lato, nel 2025 l’Europa dovrebbe infatti importare il 26% di GNL in più rispetto al 2024 (20 miliardi di metri cubi) raggiungendo il livello record di 92 miliardi di metri cubi nella prima metà del 2025. Questo influsso è controbilanciato dal ritiro dei buyers asiatici che erano fino a questo momento le prime destinazioni delle navi metaniere. La maggioranza della crescita delle importazioni di GNL nella prima metà del 2025 è infatti concentrata in Europa, con Africa e Medio Oriente che contribuiscono per una quota marginale ma non indifferente. Combinate, le maggiori richieste provenienti da queste tre regioni hanno quasi raddoppiato il volume dell’offerta incrementale netta di GNL in questo periodo, e le rotte marittime flessibili delle navi cargo GNL hanno privilegiato i porti europei. Di conseguenza, le importazioni in Asia e America Latina hanno subito una contrazione segnando un netto cambiamento rispetto alle tendenze generali del 2024.
I COLLI DI BOTTIGLIA SULLE ROTTE DEL GNL
Se nel 2022 la flessibilità delle rotte marittime di GNL avevano consentito all’Unione Europea di compensare almeno in parte lo shock energetico dell’interruzione delle forniture russe vincolate alla fissità dei gasdotti terrestri, le navi metaniere nondimeno soggiacciono all’intricata geografia (fisica e geopolitica) del Medio Oriente.
Lo Stretto di Hormuz, tra l’Iran e la penisola arabica, è uno stretto cruciale per il passaggio non solo del petrolio, ma anche del GNL: circa il 20% del commercio globale di gas naturale liquido, infatti, transita attraverso questa sottile striscia di mare che nel suo tratto più stretto separa solo per una trentina di chilometri le due sponde opposte (Figura 2).
Figura 2: Focus sullo Stretto di Hormuz
È importante sottolineare che durante la cosiddetta “guerra dei dodici giorni” di Israele e Iran, tra il 13 e 24 giugno, non sono avvenute interruzioni del transito di beni energetici che passavano per Hormuz, nonostante la possibilità ventilata dal Parlamento iraniano di chiudere lo Stretto. Inoltre, non ci sono stati attacchi diretti alle navi metaniere nello stretto corridoio marittimo; tuttavia, le escalation nella regione elevano molto il rischio di disturbi o perturbazioni nei flussi globali di petrolio e GNL e ciò si ripercuote sulla sicurezza percepita dalle flotte.
Tutte le esportazioni di GNL dal Qatar e dagli Emirati Arabi Uniti (EAU) dirette verso l’Europa devono transitare dallo Stretto di Hormuz senza rotte alternative. L’importanza dello Stretto di Hormuz è destinata ad aumentare ulteriormente nella seconda metà del decennio, con il proseguimento dei progetti di espansione del North Field East da parte del Qatar e la messa in funzione dell’impianto di esportazione di GNL di Ruwais da parte degli Emirati Arabi Uniti. La perdita dell’approvvigionamento di GNL, anche se temporanea, alimenterebbe la volatilità dei prezzi e richiederebbe adeguamenti della domanda in tutti i principali mercati di importazione.
L’Italia è il sesto importatore di GNL dal Qatar e dagli Emirati Arabi Uniti, dopo Cina, India, Corea del Sud, Pakistan e Taiwan. Altri importatori europei di GNL provenienti da questi due paesi sono Belgio, Polonia, Spagna, Regno Unito e Francia (Figura 3).
Figura 3: Esportazioni di GNL dal Qatar e dagli Emirati Arabi Uniti nel periodo 2021-2025 per destinazione europea
Circa il 50% delle importazioni europee di GNL dal Qatar e dagli Emirati Arabi Uniti nel 2024 è stato acquistato dall’Italia, il 24% dal Belgio e il 13% dalla Polonia.
Riguardo le importazioni italiane di GNL (Figura 4), quasi la metà (45%) proveniva dal Qatar nel 2024, una tendenza che è stata ascendente negli ultimi anni.
Figura 4: Volume di GNL importato in Italia per Paese di origine, 2017 – 2024
Prima di raggiungere i terminal di rigassificazione italiani, tuttavia, il GNL qatarino deve attraversare ben tre chokepoint nevralgici per il commercio regionale: Hormuz, Bab el-Mandeb e Suez (Figura 5).
Figura 5: Rotta commerciale marittima del GNL dal Qatar ai terminal di rigassificazione italiani
CONCLUSIONI
Diversi fattori influenzano il mercato del gas europeo e la sua sicurezza energetica: riconfigurazioni di rotte per le forniture, interruzioni dell’approvvigionamento, dipendenza dalle importazioni, volatilità dei prezzi, incertezza del mercato e rischi geopolitici.
La transizione energetica europea, pur accelerando, non può prescindere da una riflessione pragmatica sul ruolo strutturale che il gas continuerà a giocare nel breve e medio termine in alcuni sistemi energetici europei – primo fra tutti quello italiano dove il gas è ancora visto come fonte principale (36,2%) del mix energetico al 2030 – imponendo una pianificazione strategica degli approvvigionamenti e della diversificazione delle fonti. Nonostante la domanda di gas sembri avviarsi verso il picco, l’aumento della produzione di GNL e la grande quantità importata in Unione Europea indica un interesse estremamente vivo per questo mercato. Tra i Paesi europei, Italia, Belgio e Polonia sono i più dipendenti dalle importazioni di GNL che transitano attraverso lo Stretto di Hormuz: il GNL di provenienza qatarina ed emiratina rappresenta il 13% del totale importato dall’UE.
Numerosi e intensi sono gli sforzi per ridurre il consumo di gas nell’Unione: un calo fino al 2% è stato previsto nel caso in cui venga incrementata la produzione delle fonti di energia rinnovabili.
Garantire la sicurezza energetica europea richiederà un equilibrio sempre più complesso tra diversificazione delle fonti, sviluppo delle rinnovabili e gestione dei rischi geopolitici lungo le rotte globali del gas.