04 Agosto 2025
Dopo aver sottoscritto il peggiore contratto collettivo della storia del pubblico impiego, i firma-lesta del CCNL hanno deciso di rilanciare.
Non contenti di aver sacrificato il 10% del salario reale dei dipendenti dell’Istituto, hanno scelto di ipotecare oltre 2.500 differenziali sull’altare del consueto “realismo”.
La storia del CCNI 2025 è la storia di una rapida resa, dove si brucia, in pochi mesi, il futuro professionale di chi lavora in Istituto, per arrivare alla firma a ridosso d’agosto, in modo da far passare tutto sottotraccia.
In cambio di poco più di 3.000 differenziali, infatti, la sedicente organizzazione firmataria ha accettato tutto.
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Sulle pagelline l’Amministrazione può esultare: peseranno 42 punti e INPS sarà l’unica realtà nelle Funzioni Centrali a sfondare il tetto di quota 40. Di più: la scalettatura è talmente articolata che un solo punto di differenza in graduatoria potrà determinare vita, morte e miracoli per l’ottenimento del differenziale. Questo vuol dire aumentare il peso della valutazione dei dirigenti, aiutare chi compila le pagelline e non chi le subisce.
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I due punti verranno sottratti, ça va sans dire, ai titoli di studio. Salta il punto di equilibrio costruito a fatica nel 2023, sulla scorta dell’impegno isolato della nostra organizzazione in un’ottica di equilibrio generazionale. Viene il sospetto che sussista un’antipatia profonda per chi si cimenta in percorsi post-universitari, come se l’investimento nella conoscenza non fosse un investimento anche economico, in teoria destinato a migliorare in ambito lavorativo la situazione reddituale.
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Viene messo nero su bianco, direttamente nel testo contrattuale, che “l’attribuzione del nuovo livello stipendiale ai dipendenti collocatisi in posizione utile nelle graduatorie è subordinata alla permanenza in servizio di detti dipendenti alla data di approvazione delle graduatorie definitive”. Viene cioè fatta propria, dalla sedicente sigla, la posizione dell’Amministrazione che pure a parole in tanti contestavano, promettendo solenni ricorsi contro questa ingiustizia.
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L’orario di lavoro diventa un po’ meno flessibile: il debito orario maturato nel mese potrà essere sì recuperato il mese successivo, ma secondo modalità e tempi concordati con il dirigente, cui spetta l’ultima parola anche sull’accesso alla banca ore. Come se le direttrici e i direttori di sede non fossero già oberati.
Sul quadro dei particolari compiti e delle indennità previste per le posizioni organizzative, la cifra non migliora. Anzi.
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Chi fa lo sportello avrà una maggiorazione oraria irrisoria (5%), proprio mentre si susseguono notizie di tensioni in aumento al front-end. Prendono in giro chi lavora: lo sappiamo tutti che l’Amministrazione sta promuovendo il web-meeting, per il quale – e chi lo avrebbe mai detto? – non sembrano pronti a riconoscere la maggiorazione.
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Senza alcuna discussione sulle competenze e sul ruolo assolto, su come l’Istituto concepisce la sua azione per il futuro, sugli equilibri centro-territorio, viene ritarata verso l’alto l’indennità di responsabilità specifica per alcune figure. Si prescinde, cioè, dalle attribuzioni e si dà un forfettario – todos caballeros – alla faccia del principio di competenza e delle responsabilità realmente assunte nella lavorazione per processi.
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Agli STT viene dato un aumento e tagliato simmetricamente l’incentivo alla maggiorazione. Una partita di giro che sa di sfottò.
Ed è proprio sul fronte delle maggiorazioni dell’incentivo che il contratto dà il meglio, creando una situazione in cui si balcanizza il trattamento economico perfino tra colleghi della stessa sede.
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Viene data una maggiorazione dell’incentivo ordinario del 5% in più a chi opera sui territori e in DST; del 10% a chi opera nelle DR o nelle DCM. Manca all’appello solo la DG, il cui lavoro appare a questo punto superfluo a chi ha firmato.
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L’art. 15 c. 7 alimenta il conflitto generazionale. Al personale in servizio da due anni si dà un aumento del coefficiente per l’incentivazione ordinaria e speciale di 5 punti; ben 20 punti vengono invece riconosciuti a chi consegue il pensionamento nell’anno.
Di là dai possibili rilievi dei ministeri vigilanti, se l’ipotesi sottoscritta lo scorso mercoledì dovesse essere certificata, ci troveremmo di fronte a un’altra brutta pagina dell’INPS, con un contratto privo di punti d’equilibrio firmato da un’organizzazione che rappresenta la minoranza dei colleghi. Un’organizzazione che vincola tutti e dispone:
MENO PROGRESSIONI, ASSUNTI PIÙ GIOVANI COSTRETTI AD ASPETTARE ANNI PER AVERE IL PRIMO DIFFERENZIALE, INCENTIVI DIVERSI IN UN SISTEMA CONFUSIONARIO E CAOTICO.
Del resto, lo spartito col bollino verde lo conosciamo da tempo.
Prima creano un problema; poi si autoproclamano risolutori; infine, si appellano al Gruppo Misto e alle sue raccomandazioni (parlamentari, per carità).
Coordinatore nazionale FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo