Il ministro Giuli sceglie il suo vicecapo di gabinetto. Obiettivo: i conti in ordine
Dopo Nicola Borrelli, il nuovo direttore generale per il Cinema e l’Audiovisivo sarà Giorgio Carlo Brugnoni, oggi vicecapo di gabinetto di Alessandro Giuli. L’“interpello” per il sostituto si è chiuso l’8 agosto: una settimana scarsa per un passaggio che sa di formalità. L’annuncio è atteso al Festival del Cinema di Venezia.
Giuli aveva anticipato il cambio in Senato il 29 luglio, parlando di dimissioni per “ragioni personali”, slegate dallo scandalo Kaufmann sul tax credit e promettendo “tempi rapidi”. L’avviso pubblico era comparso il 31 luglio: rivolto a dirigenti ed esterni, ma tempi e modalità hanno rafforzato il sospetto che la scelta fosse già fatta.
I retroscena si sprecano. Da un intervento di Chigi, nella persona di Giovanbattista Fazzolari, per via di alcuni dossier che Brugnoni seguiva nello spettacolo dal vivo insieme al sottosegretario Mazzi. A quanto risulta al Fatto, l’ex ministro Franceschini avrebbe invece spinto Antonio Parente, dg dello Spettacolo dal vivo. Ma c’è chi conta di più, ed è lo stesso Borrelli, a fronte di un piano chiaro: Brugnoni soluzione-ponte per due anni, in attesa che Borrelli torni a riprendersi il posto. Il suo rientro sarebbe già scritto.
Classe 1986, Brugnoni arriva dalla finanza: due lauree in Economia, un passato in Cdp, pubblicazioni specialistiche e profilo tecnico senza legami politici. Nel 2022 Sangiuliano lo ha portato al Mic come consigliere economico, poi vicecapo di gabinetto. Dopo la caduta di Giglioli e dei suoi vice, è rimasto uno dei pochi superstiti. Oggi affianca Piero Tatafiore, ex pr ora capo ufficio stampa, ed Emanuele Merlino, eminenza grigia vicina a Fazzolari. Sul cinema è il braccio operativo di Giuli e interfaccia con la sottosegretaria Borgonzoni, definita dal dem Verducci “onnipotente” e protagonista di uno scontro con Giuli congelato solo dall’intervento della Lega. Brugnoni era presente anche all’insediamento del Consiglio superiore del Cinema, presieduto da Francesca Paola Assumma, figlia del giurista Giorgio, oggi coordinatore della riforma dello spettacolo per conto di Mazzi.
Cosa cambia in concreto? Nicola Borrelli – confermato da Giuli a giugno – era al Mic dal 1997, dirigente già nel 2000, e ha attraversato tre decenni di potere accanto a Salvo Nastasi e Gaetano Blandini. Brugnoni, invece, porta in dote appena due anni di esperienza. Per lui la sfida è reggere il confronto con l’esperienza, le competenze e soprattutto il capitale relazionale che Borrelli aveva accumulato.
La sua nomina è comunque un altro tassello dell’asse Giorgetti-Giuli, che da mesi spinge manager “finanziari”: vedi la ragioniera generale Daria Perrotta, già membro del Consiglio superiore del Cinema e in sintonia con Brugnoni.
La domanda resta aperta: competenza di settore o controllo dei conti? Riuscirà Brugnoni a tenere la barra dritta in un comparto cronicamente attraversato da scandali, polemiche e lobby in guerra? Da un lato le multinazionali come Fremantle, dall’altro i piccoli produttori indipendenti; da una parte i registi affermati, dall’altra gli autori emergenti; in mezzo associazioni potenti come Anica e Apa, contrapposte ai comitati di lavoratori in lotta come Siamoaititolidicoda.