Educazione libera e scuola autonoma: più autonomia e sostegno alle scuole non statali

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Il nodo dei finanziamenti: una questione di giustizia

La fotografia delle risorse è impietosa. In Italia la spesa pubblica per l’istruzione supera i 52 miliardi di euro, ma solo l’1,5% è destinato alle scuole paritarie, che accolgono quasi il 10% degli studenti.

“Gli studenti della scuola paritaria sono circa 790 mila, ma il sostegno pubblico è fermo da oltre dieci anni a 500 milioni di euro,” ha ricordato Massimiliano Tonarini, presidente della CdO Opere Educative. “È come se il Paese si fosse dimenticato di loro. E intanto, negli ultimi undici anni, le scuole paritarie sono diminuite del 30%.”

Il confronto con altri Paesi europei è lampante: in Spagna gli alunni della scuola non statale sono il 30% del totale, in Francia il 15%, nei Paesi Bassi addirittura il 70%. In Italia, invece, appena il 6% alla primaria e il 4-5% alle superiori.

“Non è un problema di élite,” ha aggiunto Paolo Maino, presidente di Di.S.A.L. “Al contrario: dove il sistema scolastico è plurale e sostenuto, come in Belgio o Irlanda, i risultati degli studenti nelle indagini internazionali sono migliori. Non investire su questo significa penalizzare l’intero Paese.”

Le quattro proposte per rilanciare la scuola

Maino ha portato al Meeting quattro proposte concrete per invertire la rotta e ridare slancio all’autonomia scolastica:

  • Riformare gli organi collegiali, oggi fermi al modello degli anni Settanta, aprendoli a università, enti locali, professionisti e realtà del territorio, sul modello degli Istituti Tecnici Superiori.
  • Garantire continuità didattica, superando il precariato storico: se un docente lavora bene in una scuola e ha il consenso di dirigenti e famiglie, deve poter restare.
  • Riprendere lo spirito della legge 107/2015, che prevedeva l’assegnazione dei docenti in dialogo con le scuole e i dirigenti, favorendo la coerenza tra offerta formativa e profilo professionale.
  • Varare un nuovo Testo Unico dell’istruzione, aggiornato e semplificato, che raccolga norme oggi disperse in decine di leggi stratificate, restituendo chiarezza e strumenti pratici a chi lavora nella scuola.

“Non servono nuove riforme epocali,” ha detto Maino, “basta avere il coraggio di valorizzare ciò che già esiste e liberare le energie delle scuole, invece di soffocarle nella burocrazia.”

Dall’incontro è emersa la richiesta di un impegno politico chiaro: allineare almeno i fondi storici all’inflazione, aumentare i contributi per l’inclusione e per le scuole dell’infanzia, e avviare un percorso di sostegno stabile, anche attraverso voucher per le famiglie.

“La libertà educativa non è una bandiera di parte, ma un diritto costituzionale e un pilastro della democrazia,” ha concluso Ignasi Grau. “E come ogni diritto, deve essere garantito a tutti, soprattutto alle famiglie più fragili.”

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Redazione Web