DCA… Voglio dimagrire, voglio dimagrire, voglio dimagrire! Testimonianza, riflessione.

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(Premessa doverosa riguardo alla percezione del corpo e cioè che può essere molto diversa in base al singolo. C’è chi non sente ne vede il proprio effettivo perimetro e si avverte molto più piccolo, oppure chi ha muscoli enormi e non li vede mai abbastanza “potenti” e così via. Al di là della testimonianza personale, la riflessione è in generale su tutta una parte di persone che ne soffrono in questo modo.)


DIMAGRIRE a qualunque costo, punto!
Un pensiero che occupa la testa 26 ore al giorno.
È quasi riduttivo chiamarlo ossessione!

DIMAGRIRE è una questione di vita e di morte.

Le mie parole di quando stavo male: “Piuttosto che essere così, voglio morire/mi ammazzo!” Quante volte l’ho detto. Lo dicevo sia tra me e me, ma anche urlando e piangendo dando pugni con vere e proprie crisi irrefrenabili. Allo stesso tempo lo comunicavo all’esterno.

Non mi comprendevo, anche perché ogni tanto mi domandavo PERCHE’ DIMAGRIRE doveva essere così tanto importante, come potevo anche solo lontanamente immaginare che si trattava del linguaggio di una malattia!?!? Stessa cosa valeva per i miei cari!

Sono stata “battezzata” dal mio primo dietologo a 6 anni.

Nel tempo ne ho conosciuti davvero tanti anche lontani da Rimini, molti veramente fuori di testa. Sono stata anche in diversi di quei centri appositi per il dimagrimento. Ricordo un’estate, avevo circa 14 o forse 15 anni, non ricordo bene che mi sono fermata in un centro termale molto lontano da casa per due mesi da sola. Avevamo fatto un sopralluogo con i familiari e si è deciso. Lì ero seguita in tutto. Non faccio nomi, ma sono stata davvero in molti di questi luoghi. Ricordo in un altro, ero molto più piccola, forse frequentavo la prima media, accompagnata da una persona cara, appena arrivati, la prima sera ci siamo seduti a tavola e c’era solo un cucchiaio. Noi perplessi, la “mise en place” era a dir poco triste, in poche parole il pasto consisteva in una piccola ciotola di pseudo minestrone per depurare e varie altre teorie….. bla bla bla. Eh si, perchè ogni luogo aveva una sua precisa filosofia. Ne potrei raccontare tante, ma direi di fermarmi qui.

Come sempre parto dalla mia esperienza personale: Quando soffrivo di bed da bambina a 5/6 anni ero robusta ma la cosa non mi creava troppi problemi.
Benché, come scrivevo sopra, fossi già stata portata a sei anni dal dietologo, i miei cari biscotti, “le macine”, continuavano a farmi compagnia.
Mi vergognavo al mare per la pancia, ogni volta che mi piegavo contavo le pieghe.
Mi sentivo a disagio vicino a mia cugina e con le compagne di scuola, erano più magre.
Qualche volta piangevo anche.
Ma tutto questo non ostacolava affatto il mio continuare a mangiare di nascosto.

Tutto è esploso in quinta elementare e DIMAGRIRE è diventata la mia parola d’ordine, l’unica che mi martellava nella testa continuamente.
Da quel momento tutto è cambiato!
Sono diventata molto rigida non solo alimentarmente.
Ho cominciato con una dieta prescritta da un professionista, ma in poco tempo ho fatto di testa mia.
Mangiavo sempre meno ed ero sempre più attiva.

Dimagrire dimagrire dimagrire dimagrire.

Ho cominciato poi a digiunare e questo avveniva anche a scuola.
Inoltre per me la merenda è sempre stata qualcosa di sconosciuto già da bimba perché mi vergognavo tantissimo a mangiare davanti ai compagni di classe.
Proprio dalla quinta elementare il doposcuola era fino alle 18:00, dunque pranzavo li.
Mi sedevo a tavola e non mangiavo.
Ricordo una volta che verso le 17:30 mi sono venuti a prendere affinché mangiassi qualcosa.
…. Diciamo che ho fatto finta giusto per non incorrere in punizioni pesanti.

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Quando si vive con quel pensiero fisso non si riesce a ragionare lucidamente e si sente come pericolosa qualunque proposta venga da fuori. Si ha come la sensazione che chi ti è accanto voglia farti ingrassare. Oppure, ad esempio, cominciare un percorso significa ingrassare. ecc. ecc. TANTI TRANELLI DELLA MALATTIA.

Inoltre le antenne del “controllo” sono continue grazie a: specchi, sguardi delle persone, qualsiasi superfice riflettente. Ad esempio passeggiare dove ci sono delle vetrine? All’epoca non ho mai visto nulla dell’interno dei negozi, vedevo solo me: la mia figura che si specchiava sul vetro. Oppure chiedere alle persone a me vicine, che poi tanto qualunque risposta non sarebbe mai andata bene. E così via. Tutto questo stressante processo per avere una conferma, quella che si ha nella propria testa!

Dimagrire dimagrire dimagrire dimagrire.

Ne ho fatte davvero di tutti i colori, che certamente non scriverò qui, per dimagrire.
In me era certa ed assoluta la malata idea che dimagrendo sarei stata bene e felice. (Tutti i problemi si sarebbero risolti anche quelli esterni a me).

All’inizio soprattutto, quando vedevo il peso scendere sulla bilancia provavo un godimento così forte e appagante che mi faceva volare completamente, si annullava il mondo intero.

Ma allora, perché pur continuando a dimagrire non stavo bene e non ero felice?
Io mi raccontavo che sì, forse, in base alla bilancia, ero anche magra, (benché la mia mente continuava a mentirmi), però forse mi avrebbe aiutata perdere ancora un paio di chili. Si sì, dovevo perdere ancora due chili.
“ED ERA SEMPRE COSÌ A QUALUNQUE PESO, “BEH ANCORA UN PAIO DI CHILI”. (La mia mente continuava a mentirmi.)

Inoltre al di là di sentirmi e vedermi grassa, focalizzavo in certe parti del corpo tutto il mio odio e il cutter era inevitabile.
Erano i miei punti sintomatici.
Ovviamente ho poi compreso con il lavoro introspettivo il motivo per cui quelle parti del mio corpo erano così maltrattate da me.

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Quanti limiti si hanno quando si è in quello stato perché sono precluse 1000 milioni di cose.
Quel DEVO DIMAGRIRE è un muro fra sé e sé, poi il mondo circostante, anche perchè si sente il corpo cambiare continuamente (e questo accade in base alle emozioni che si vivono).

Ricordo anche quanto mi sentivo forte e addirittura, a volte, superiore perché riuscivo a fare a meno di determinati cibi mentre le altre persone no. Riuscivo a fare 20 km di corsa in salita tutti i giorni senza mangiare. Ero impegnatissima e avevo eccellenti voti a scuola.
Ovviamente dovevo dimagrire ancora e ancora e ancora e ancora e ancora.

Non so come riuscire a spiegare a parole quanto quel DEVO DIMAGRIRE sia un imperativo al quale obbedire subito, arrivando all’obiettivo prima possibile anche facendo cose che possono mettere a repentaglio la salute.
La cosa fondamentale è DIMAGRIRE, tutto il resto non conta e esiste.

Dopo l’anoressia sono passata al binge eating e ho cercato di compensare le grandi abbuffate con tanto sport… Ma il cibo era troppo. Inevitabilmente quella falsa sicurezza/restrizione doveva esplodere e ho preso tanti chili.
Mi sentivo morta!
Mi sentivo una fallita!
E come capita a tanti, pensavo a quando ero “magra” e non mi piacevo. (A posteriori ero magra…. mentre allora no….. i paradossi della malattia).

Ho sempre tenuto quel mio paio di jeans nell’armadio. (Immagino tu sappia di cosa parlo).
Jeans che poi ovviamente ho dato in beneficenza. (Che fatica!)

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Poi sono passata alla bulimia e le cose sono ulteriormente cambiate.
Un mix fra bulimia e un forte ideale anoressico che peraltro ho sempre avuto.
Con la bulimia inizialmente si perde peso poi nel tempo si comincia a prenderlo.

Infatti ho cominciato a perdere peso.

E nel tempo ho iniziato a vomitare qualunque cosa, anche l’acqua.
Ci ho messo anni a darmi il permesso di tenere qualcosa nello stomaco.
Ricordo l’esatto istante.
Ero con mio fratello, eravamo all’estero, avevo deciso di provarci. Avevo tanta paura. Non ero più abituata ad avere del cibo dentro e a tenerlo.
Erano almeno 7/8 anni, forse di più, che vomitavo tutto.
La primissima cosa che non ho vomitato è stata una carotina. So che non sembra granchè, ma per me è stato qualcosa di immenso, non credevo di esserne più in grado. Allora temevo tutto e il mio organismo non teneva dentro da troppo tempo neanche una caramellina o un po’ di acqua. Ogni cosa, per me, era PERICOLO.
Ricordo quanto è stata strana la sensazione di sentire del cibo dentro, ci ho messo molte ore a digerire quella innocua carotina.

Poi pian piano sono passata a cose decisamente più sostanziose. Ho continuato da subito, non è stata una prova isolata. Dopo non molti giorni, mi ricordo con un panino in mano, accompagnato con non poche lacrime… Eh sì piangevo ed è capitato tante volte durante gli anni di malattia. Ce la mettevo tutta, spesso mi trovavo davanti cibi super tabù e il dittatore DCA dentro di me si arrabbiava e mi puniva con pensieri atroci, più andavo avanti verso la vita, più attuava ogni sorta di tranello per affossarmi nel baratro. Ci andavo contro, come su molte altre cose nelle altre sfere, con tanta fatica e dolore, di conseguenza poteva capitare che piangessi. MA ANDAVA BENE COSI’!

Quel pensiero fisso rimaneva. Ed è rimasto per un bel po’ fino a quando non ho deciso di guardarci dentro.
Di entrare nelle viscere di quel DEVO DIMAGRIRE.

Al di là del peso specifico che io potessi avere 30/50/70/100, che cosa realmente doveva dimagrire in me?
Quelle risposte sono arrivate, ovviamente, attraverso il mio percorso di cura e non era certo una questione ponderale!!!

È una schiavitù pazzesca perché sballottati fra due martelli pneumatici: dimagrire, dimagrire, dimagrire e cibo, cibo, cibo per 26 ore al giorno.

DECIDI ANCHE TU DI GUARDARCI DENTRO CON UN AIUTO PROFESSIONALE!

ChiaraSole Ciavatta

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ChiaraSole Ciavatta