Zaccone Teodosi (IsICult): “menzogne di Stato o visione edulcorata? cinema italiano in crisi acuta, nonostante i numeri fantasiosi della Sottosegretaria Borgonzoni” - ISICULT

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Zaccone Teodosi (IsICult): “menzogne di Stato o visione edulcorata? cinema italiano in crisi acuta, nonostante i numeri fantasiosi della Sottosegretaria Borgonzoni”

Il presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale IsICult, centro di ricerca indipendente sulle politiche culturali e le economie mediali, Angelo Zaccone Teodosi commenta i dati presentati tra ieri ed oggi alla Mostra del Cinema di Venezia dalla Sottosegretaria Lucia Borgonzoni: “ancora una volta, si cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno, allorquando è mezzo vuoto… senza citare Trilussa e la sua poesia sulla statistica dei polli, è bene ricordare che da qualsiasi dataset è possibile estrapolare numeri positivi e numeri negativi. L’approccio della Sottosegretaria è da sempre ostinatamente positivo anzi ottimista, e vede luce anche nella nebbia. Si tratta esattamente della stessa logica con cui è stato mal governato, negli anni, lo strumento del Tax Credit, esaltandolo ignorandone le criticità (abuso da parte delle multinazionali straniere, asimmetria a tutto vantaggio della fiction tv…). Il report “I numeri del cinema e audiovisivo italiano” curato dalla Dg Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura è uno strumento certamente utile, ma non sufficiente per comprendere la crisi del settore cine-audiovisivo, che emerge anche solo da un indicatore come quei soltanto 14 set attivi in questi giorni in tutta Italia, allorquando ad inizio marzo (secondo dati a suo tempo fatti propri dalla Sottosegretaria) le produzioni attive erano 37. Associazioni di lavoratori come #Siamoaititolidicoda e Raai-Registro Attrici Attori Italiani denunciano da oltre un anno il crollo dell’occupazione. Centinaia di produttori indipendenti sono allo stremo”.
Precisa Zaccone Teodosi, cercando di fare chiarezza nelle numerologie, al di là delle polemiche: “ci sono aspetti confusionali che andrebbero chiariti: lo stesso report Mic precisa che quei 400 film indicati per il 2024 non sono quelli effettivamente “prodotti” nell’anno, bensì quelli “classificati” dal Ministero burocraticamente e quindi possono essere riferiti a opere che hanno chiesto contributi in anni precedenti. Analizzando meglio i dati, emergono comunque 316 lungometraggi di iniziativa italiana nel 2024, di cui 151 film di finzione (erano 158 nel 2023), 112 documentari (108 nel 2023) al 100 % italiani, cui vanno aggiunti 53 coproduzioni (con quota italiana maggioritaria o paritaria, erano 44 nel 2023). In sostanza, la produzione regge, ovvero sembra reggere come output complessivo, ma purtroppo il report non spiega quanti di questi film siano effettivamente usciti nelle sale cinematografiche: e ciò basti. Ancora una volta, si propone un dataset parziale e incompleto: la stessa ragione per cui le “valutazioni di impatto” della Legge Franceschini, dal 2016 ad oggi, non hanno mai consentito di disporre di una radiografia trasparente del settore e di prevedere quel “buco” di bilancio di centinaia di milioni di euro, tardivamente scoperto”.
“Alcuni dati emergono comunque incontestabili – continua il Presidente di IsICult – nel 2024, gli incassi dei film italiani sono stati 130 milioni di euro, con un lieve incremento rispetto ai 121 milioni del 2023, ma ben lontani dai 183 milioni di euro dell’anno 2019 (pre-Covid): è quindi evidente che il generoso intervento dello Stato si è rivelato poco efficace per ridurre l’impatto della pandemia, nonostante le centinaia di milioni di euro di credito di imposta iniettati, senza controllo, nel sistema. E che dire di quei miseri 4 milioni di euro incassati nel 2024 da 70 lungometraggi documentari?! Non emerge dai dati veneziani, ma nelle prime 11 settimane della stagione estiva gli incassi nel 2025 sono stati il -24 % rispetto al 2024, e -19% rispetto al 2023. Ed il cinema nazionale è assente: nei primi 10 incassi di ieri giovedì 28 agosto, per esempio, nessun film italiano. Qualche timido segnale di ripresa c’è, ma andrebbero ricordati i tanti indicatori negativi, per attivare una radicale riforma dell’intervento dello Stato nel settore”.
In sostanza, conclude Zaccone, “forse le espressioni “menzogne” utilizzata dall’onorevole Gaetano Amato (M5s) e “bugie” e “numeri farlocchi” utilizzate dall’onorevole Matteo Orfini (Pd) sono eccessive, ma senza dubbio a Venezia sono stati strumentalmente proposti dati che peccano di una interpretazione edulcorata della realtà, senza alcuna vocazione critica (e autocritica) da parte del Governo. Si tratta di numerologie fantasiose ad usum delphini”.

Recapiti
Luca Baldazzi