Il Circular Economy Act per un’economia europea antifragile

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di Oliviero Casale, componente del CTS Terzo Settore di Conflavoro

Come componente del Comitato Tecnico Scientifico del Terzo Settore di Conflavoro PMI, guardo con grande interesse all’avvio della consultazione pubblica sul futuro Circular Economy Act, lanciata dalla Commissione Europea il 1° agosto 2025. Questa iniziativa non rappresenta soltanto un passaggio normativo, ma un’opportunità concreta per ripensare i modelli di sviluppo e per costruire una convergenza tra competitività industriale, innovazione sociale e sostenibilità ambientale. È possibile partecipare fino al 6 novembre 2025.

Il Terzo Settore, con le sue imprese sociali, le cooperative, le associazioni e le reti territoriali, è già oggi protagonista di pratiche circolari. Recupero, riuso, rigenerazione dei beni, gestione condivisa delle risorse naturali e dei rifiuti sono attività che nascono spesso dal basso e che hanno anticipato logiche che ora trovano spazio in una cornice europea. Il Circular Economy Act può riconoscere e valorizzare questo patrimonio di esperienze, trasformandolo in leva per la transizione.

Gli obiettivi del Circular Economy Act

Nel contesto di Industry 5.0, l’economia circolare assume un significato più ampio. Non si tratta più solo di ridurre gli impatti ambientali, ma di costruire un sistema industriale e sociale capace di essere antifragile; quindi, in grado di migliorare proprio nelle situazioni di crisi, e orientato al bene comune; quindi, attento alla dimensione collettiva del valore. L’atto europeo si pone come strumento per rafforzare la resilienza delle comunità e per aprire spazi di co-progettazione tra imprese tradizionali, Terzo Settore e cittadini.

Un aspetto decisivo sarà l’allineamento del Circular Economy Act con le norme internazionali ISO della serie 59000. Esse definiscono principi, linee guida e strumenti di misurazione della circolarità, consentendo di trasformare le ambizioni politiche in pratiche verificabili e comparabili. Questo allineamento può favorire non solo le grandi imprese ma anche le piccole realtà, che attraverso standard condivisi potranno ridurre i costi della transizione e accedere a mercati più ampi.

Il ruolo del Circular Economy Advisor

Altrettanto cruciale sarà investire nelle competenze professionali emergenti. Figure come i Circular Economy Advisor possono svolgere un ruolo di raccordo tra imprese, istituzioni e comunità, guidando i processi di trasformazione e traducendo le norme in pratiche operative. Il Terzo Settore può essere uno spazio privilegiato per la formazione e la diffusione di queste professionalità, perché già oggi vive la complessità della gestione delle risorse in logica di inclusione e sostenibilità.

Il Circular Economy Act, con la sua ambizione di raddoppiare il tasso di circolarità entro il 2030 e di istituire un mercato unico per le materie prime secondarie, rappresenta dunque una sfida ma anche una straordinaria occasione per rafforzare il ruolo del Terzo Settore come partner strategico delle politiche europee. Partecipare alla consultazione significa contribuire a disegnare un’Europa più giusta e più capace di generare valore condiviso, in cui l’economia circolare diventi il ponte tra competitività industriale e coesione sociale per il bene comune di tutti noi e delle generazioni future.

Recapiti
Gabriele Tolari