Parlare di Jane Austin induce a menzionare la serie TV “Bridgerton” (la prima stagione risale al 2020, la quarta dovrebbe essere trasmessa nel 2026) ambientata, come i romanzi della Austen, durante il periodo della Reggenza inglese (Regency Era 1811ca.-1820 ca.), sebbene gli episodi siano storicamente non attendibili, anzi basati su standard inventati e di fantasia anche per quel che riguarda i costumi di scena.
Il trait d’union che consente una comparazione consiste nel fatto che nella serie televisiva, così come in diversi romanzi della scrittrice britannica, emerge la descrizione della società del tempo nella quale delle giovani donne cercano marito, coaudivate da madri intenzionate a trovare la migliore sistemazione per le loro figlie.
Benché da notizie ricavate dalle lettere di Jane Austin sembra che non fosse particolarmente interessata all’abbigliamento del suo tempo, in anni recenti la moda del periodo è stata associata all’opera letteraria della scrittrice tramite vari film che hanno portato a conoscenza del pubblico i suoi racconti, attraverso costumi d’epoca.
Come in quella coeva francese conosciuta come “stile Impero”, la moda del periodo Reggenza, tendeva a enfatizzare le forme naturali del corpo. L’abito femminile prevedeva un’impostazione verticale e la linea libera e fluida, un taglio sotto al seno, la gonna di linea dritta, che arrivava alla caviglia.
Spesso le scollature di questi abiti erano piuttosto ampie, le maniche erano perlopiù corte, a palloncino (indossare guanti con gli abiti da sera, spesso fino al gomito, o genericamente fuori casa era un uso frequente, così come indossare preziosi scialli di cachemire o cortissime giacchine chiamate spencer), i colori erano costituiti da delicate tinte pastello quali giallo, verde, rosa, blu, viola pallido e, dominante, il bianco. Tra i tessuti più utilizzati troviamo il cotone, il crêpe, il lino e la mussola, talvolta anche adornati da stampe romantiche dai colori tenui, quali fiori e piccoli pois.
Dopo il 1814, i tessuti divennero più pesanti, le gonne divennero più ampie al fondo, inoltre le scollature e il fondo dell’abito, potevano essere decorati da volant e balze. In particolare le maniche si allungarono fino al polso e le scollature vennero attenuate da una camicetta che si indossava sotto l’abito. Verso gli anni Venti dell’Ottocento la manica diventa la parte più elaborata dell’abito con volumi che tendono a gonfiarsi.
La moda maschile all’inizio dell’Ottocento assunse definitivamente i canoni di verticalità e aderenza. Il frac, il gilet e i calzoni persero il loro aspetto casuale, prevalse l’habit dégagé più studiato nel taglio e nella vestibilità, con calzoni aderenti e fascianti. Si confermò quindi la tendenza verso abiti semplici, privi di decorazioni e di colore, prevalentemente scuri, più consoni all’austerità borghese che dominerà dalla metà del secolo.
Nell’ultimo periodo della Reggenza inglese, la linea degli abiti femminili e maschili prevedeva una maggiore ampiezza sulle spalle e la vita più stretta.
In questi anni, la cura per il modo di vestire e l’estetica divennero, più che in passato, un punto chiave per l’alta società e, non a caso, durante la Regency Era, in Inghilterra nella moda maschile si sviluppò il fenomeno del “dandismo”, le cui caratteristiche principali si possono riassumere in un’ostentazione d’eleganza, una particolare cura nella scelta e nell’abbinamento dei capi e degli accessori da indossare, caratterizzate da forme accentuate di individualismo e di rifiuto della “mediocrità” borghese. Attraverso il suo stile di vita, il suo atteggiamento e il suo originale modo di vestire, il dandy , il cui principale rappresentante è unanimemente considerato Lord George Brummel, manifesta in maniera inequivocabile la grande distanza che lo separa dalla massa e il rifiuto nei confronti dei princìpi egualitari che si affermano sempre più nella società europea del XIX secolo.
Altri argomenti che approfondiscono il complesso mondo della moda, si possono rintracciare nel volume Storia della Moda e del Costume.