Il primo della stagione 2025-2026, quello dell’intervento di Claudia sul dropshipping “Il lato oscuro dello shopping online” e anche quello che ad oggi (forse) ha totalizzato il maggior tempo dedicato al dibattito interno.
TOAST! è un incontro dal vivo che facciamo una volta al mese per parlare di quello che è successo di interessante nel mondo della tecnologia, della cultura, della comunicazione e della pubblicità. È progettato e tenuto dalla nostra collaboratrice Sarah Marseglia, che ogni volta coinvolge anche un membro di Hagam per un intervento di approfondimento.
Ecco di cosa si è parlato questo mese.
Instagram ha rilasciato una nuova app per iPad (dopo 15 anni), probabilmente per andare incontro al crescente numero di famiglie e bambini che ormai lo utilizzano come dispositivo quotidiano, oltre che per approfittare del momento di incertezza sul futuro che TikTok sta passando negli Stati Uniti. Mosseri ha detto che «Se si guarda a come le persone usano gli schermi grandi, si vedrà come esse tendano a utilizzarli meno volte durante il giorno rispetto a quanto usano un telefono, ma per più tempo».
A proposito di tempo e prodotti video: Internazionale racconta cosa sta facendo la Cina per il proprio pubblico che, influenzato in parte da TikTok, si annoia facilmente.
A questo punto c’è stato un lungo scambio tra alcuni hagamiani che hanno notato come negli ultimi tempi il proprio livello di attenzione nei confronti dei contenuti stia diminuendo. Controllare il telefono mentre si guarda un film, accelerare i video di YouTube e Instagram, lavorare a più cose contemporaneamente durante una call: in generale si è discusso di come è cambiato il modo di fruire del tempo, da circa 5 anni a questa parte e della spiacevole sensazione di perdere progressivamente la concentrazione.
Una campagna pubblicitaria di American Eagle offre lo spunto per riflettere sul fatto che ormai oggi I grandi dibattiti di Internet non sono grandi e non sono dibattiti (Il Post) sono ormai bagarre virtuali a cui prendono parte brand, creator, media, istituzioni, politici e celebrità, in cui nessuno entra più nel merito del fatto accaduto, ma sono funzionali a fare traffico giocando sulle «nostre reali ansie politiche e culturali, ridotte al minimo fino a perdere ogni significato».
A proposito di jeans: una campagna che ce l’ha fatta, quella di GAP. Lo spot ha raggiunto 400 milioni di visualizzazioni in 3 giorni, riporta AP. Secondo CNN, il successo presso la Gen Z è dato dal giusto mix di elementi ben precisi: una global girl band, una famosa canzone degli anni 2000, una coreografia k-pop, che insieme hanno saputo trasmettere un’atmosfera accogliente e positiva, in cui le persone si sentono a proprio agio.