La comunicazione pubblica come specchio del Paese

Compatibilità
Salva(0)
Condividi

17/09/2025

Redazione

L’incontro milanese ha ribadito che la comunicazione pubblica non è accessoria. È condizione necessaria per alimentare la democrazia, rafforzare la fiducia e dare sostanza al rapporto tra istituzioni e cittadini. 

Un think tank per guardare dentro la comunicazione pubblica e, attraverso essa, l’intero Paese. È questo il senso dell’incontro organizzato a Milano l’11 settembre da FERPI, UNA e SIAM 1838. Un pomeriggio intenso, che ha riunito professionisti, accademici e comunicatori istituzionali attorno a un titolo evocativo: “La comunicazione pubblica, specchio del Paese: propaganda, consenso, servizio”.

A introdurre i lavori sono stati Stefano Lai, direttore di SIAM 1838, e Andrea Cornelli, vicepresidente UNA. A coordinare il dibattito, Filippo Nani, presidente FERPI, che ha ricordato come la riflessione sulla comunicazione pubblica sia oggi indispensabile per ridefinire il ruolo dei comunicatori e la stessa qualità democratica del Paese.

L’intervento di Stefano Rolando ha rappresentato la cornice teorica e critica. Le sue slide hanno mostrato una diagnosi severa: la crisi della politica e la crisi della regia pubblica in materia comunicativa hanno generato un vuoto che indebolisce lo spirito critico e alimenta confusione. “Non possiamo illuderci – ha osservato – che bastino riforme generiche delle norme per risolvere il problema: servono analisi, studio e nuove sperimentazioni”.

Rolando ha proposto una mappa a tre livelli della comunicazione politico-istituzionale. Al livello base troviamo l’accesso a dati e documenti, la spiegazione delle norme, la fruizione dei servizi. Il livello intermedio riguarda l’accompagnamento sociale, il contrasto all’analfabetismo funzionale, la costruzione di coesione. Infine, il livello avanzato, dove entrano in gioco trasformazione digitale, open data, relazioni inter-istituzionali e contrasto alla disinformazione. È qui che la comunicazione pubblica si connette con le sfide della democrazia contemporanea.

Il professore ha poi richiamato l’ibridazione tra comunicazione politica, istituzionale, sociale e d’impresa: dimensioni che convivono, convergono o confliggono, ma che insieme compongono il perimetro della comunicazione pubblica. Da questa tensione nascono ambiti specialistici che oggi offrono nuove competenze e occupazione: dalla comunicazione di crisi a quella ambientale, dalla public diplomacy alla comunicazione sanitaria. Infine, lo sguardo sull’Europa: rigenerare la relazione con i cittadini, armonizzare gli apparati dei Paesi membri, dare un’identità comunicativa comune all’Unione.

Accanto al quadro teorico, il think tank ha raccolto esperienze concrete. Omer Pignatti, amministratore unico di Homina, ha portato l’esempio di come la comunicazione possa essere parte integrante delle opere pubbliche, accompagnandone i processi e favorendo fiducia nei cittadini.

Donatella Consolandi, amministratore unico di Agorà srl, ha posto l’accento sul rapporto con i territori e le comunità: senza prossimità e ascolto la comunicazione istituzionale resta una funzione astratta. Assunta Currà, presidente del Gruppo Giornalisti Uffici Stampa, ha ricordato l’importanza della professionalità degli uffici stampa pubblici, presidio essenziale per garantire equilibrio e credibilità in un ecosistema informativo attraversato da pressioni politiche e velocità digitali.

In chiusura, Giorgio Pezza, consulente per la comunicazione istituzionale e membro dell’ufficio di comunicazione Scuola Nazionale dell’Amministrazione, ha offerto una riflessione retrospettiva e prospettica: venticinque anni di comunicazione pubblica istituzionale, mostrano un campo attraversato da trasformazioni, tra consenso e servizio, tra politica e cittadinanza, in una PA che deve tornare a essere attrattiva per generare il cambiamento.

L’incontro milanese ha così ribadito un punto centrale: la comunicazione pubblica non è accessoria. È condizione necessaria per alimentare la democrazia, rafforzare la fiducia e dare sostanza al rapporto tra istituzioni e cittadini. Ed è davvero, nel bene e nel male, lo specchio del Paese.

Qui le slide dell'intervento di Stefano Rolando.

Recapiti