Orecchio bionico: come la tecnologia aiuta a superare la sordità

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Intervista a Eliana Cristofari, ASST Settelaghi di Varese: “Oggi i bambini sordi possono crescere con le stesse capacità comunicative dei coetanei udenti”

Grazie agli impianti cocleari, oggi i bambini sordi possono sentire e comunicare come i loro coetanei udenti”. Eliana Cristofari è la responsabile dell’Unità Operativa di Audiovestibologia e del Centro impianti cocleari dell’ASST Settelaghi di Varese e ci aiuta capire come funzionano questi dispositivi e chi può beneficiarne. “Seguendo il percorso corretto e arrivando all’impianto cocleare nei tempi giusti, già nei primi anni di vita un bambino nato completamente sordo possiede le stesse capacità comunicative di un coetaneo udente – chiarisce – e crescendo può frequentare le stesse scuole, imparare le lingue, utilizzare lo smartphone esattamente come tutti gli altri, senza alcuna necessità di sostegni o riabilitazioni prolungate. Ormai la sordità può essere sconfitta dalla tecnologia e dalle moderne tecniche riabilitative”. 

Dottoressa Cristofari, cos’è esattamente un impianto cocleare e come funziona?

L’impianto cocleare, chiamato anche “orecchio bionico”, è sostanzialmente una coclea artificiale. È composto da due parti: quella interna, impiantata chirurgicamente, è uno stimolatore posizionato sotto il cuoio capelluto da cui parte un filo elettrodico contenente diversi elettrodi che vengono inseriti direttamente all’interno della coclea per stimolare il nervo acustico. La parte esterna, invece, assomiglia a una protesi acustica, ma in realtà è un processore che elabora digitalmente il suono captato dai microfoni e lo trasmette alla parte interna attraverso un magnete che si chiama antenna.

In quali casi viene consigliato?

L’impianto cocleare è indicato per tutte le sordità invalidanti che non trovano soluzione con le protesi acustiche tradizionali in termini non solo di volume, ma di qualità del suono e capacità di comprensione delle parole. Non ci sono limiti di età: si può applicare dai 10 mesi di vita in su, fino agli ultraottantenni, purché sussistano le condizioni cliniche, la motivazione, la gestione delle aspettative e una famiglia a supporto del percorso. Insomma, oggi l’impianto cocleare rappresenta la soluzione per tutte le sordità invalidanti che non possono essere trattate in modo adeguato con le protesi acustiche.

Significa che tutti possano beneficiarne?

In linea di massima sì, anche se poi ogni caso va valutato singolarmente. È possibile beneficiare di un impianto cocleare a patto di aver avuto un’esperienza uditiva precedente, quindi è indicato per quegli adulti che sono diventati sordi in età matura mantenendo una memoria uditiva e che hanno utilizzato le protesi acustiche anche se con risultati insufficienti. Per i bambini nati sordi, invece, è fondamentale svolgere un training di alcuni mesi con le protesi acustiche, per sviluppare la consapevolezza del suono, fino all’epoca dell'impianto cocleare, che oggi si aggira intorno ai 10-12 mesi a seconda dei casi.

È indicato anche per una persona sorda profonda che non ha mai fatto uso delle protesi?

No, serve almeno un’esperienza con le protesi acustiche e l’acquisizione di una comunicazione verbale, oltre che, ovviamente, la forte motivazione personale e un gruppo di professionisti specializzati che la prendano in carico. In realtà, però, quasi tutti possono utilizzare le protesi acustiche, tranne casi rarissimi di assenza della coclea. Ma si tratta di situazioni veramente particolari, che un clinico può incontrare poche volte nel corso della sua carriera.

Quali vantaggi presenta rispetto alle protesi tradizionali?

L’impianto cocleare non rappresenta mai la prima scelta. Si utilizzano sempre prima le protesi acustiche al massimo delle loro possibilità: migliore tecnologia, regolazione ottimale, metodiche riabilitative avanzate. Solo quando questa tecnologia si rivela insufficiente, interviene l’indicazione all’impianto cocleare. Oggi, tuttavia, le indicazioni si sono ampliate e non riguardano più solo le sordità profonde, bensì anche perdite uditive meno gravi ma che comportano una grave difficoltà di comprendere le parole specie in ambienti rumorosi.

Ci sono rischi o controindicazioni?

L’impianto cocleare è considerato molto sicuro sia nei bambini più piccoli che negli adulti. I rischi a lungo termine, come il malfunzionamento spontaneo dell’impianto interno, che va sostituito, sono estremamente rari come rari sono anche tutti quegli eventi che possono intercorrere per qualunque dispositivo impiantato nel corpo, come le infezioni transitorie che si trattano con terapia medica. Se la procedura viene eseguita correttamente e all’interno dei centri specializzati, le complicanze sono davvero infrequenti.

È difficile accedere all’impianto? È costoso?

In Italia l’impianto cocleare rientra nei livelli essenziali di assistenza (LEA) ed è totalmente gratuito: la presa in carico, l’intervento chirurgico, il dispositivo e il percorso riabilitativo sono a carico del Sistema sanitario nazionale. Siamo uno dei pochi paesi al mondo in questo. L’unica eccezione riguarda gli adulti con sordità monolaterale, che non hanno l’invalidità civile, per i quali l’impianto è gratuito ma la sua manutenzione è a carico del paziente. Per quanto riguarda l’accesso, il territorio nazionale si è organizzato molto bene per i bambini che, salvo qualche ritardo diagnostico, vengono generalmente presi in carico nei tempi giusti. Per gli adulti, invece, dato l’aumento delle richieste e l’espansione delle indicazioni, possono verificarsi tempi di attesa più lunghi, ma si dà sempre priorità ai casi più complessi.

È importante scegliere il centro giusto?

Assolutamente sì. Non bisogna pensare all’impianto cocleare come a un semplice intervento chirurgico da fare il più velocemente possibile. Serve un percorso di presa in carico globale che dura alcuni mesi: preparazione, conoscenza, consapevolezza, confronto specie in merito alle aspettative. Senza questo percorso il rischio è che, a fronte di un intervento tecnicamente riuscito il paziente sia insoddisfatto del risultato o non raggiunga il suo miglior risultato potenziale.

Quanto dura l’intero percorso?

Dipende dalla storia del paziente, dalla famiglia, dalla motivazione. Occorrono diversi accessi alla struttura prima dell’impianto per raggiungere la giusta consapevolezza e la gestione delle aspettative oltre che un percorso di riabilitazione. Una volta ottenuto l’impianto cocleare, se le tappe sono state seguite correttamente, il paziente risolve il problema nell’arco di 3-4 mesi, recuperando qualità della vita e serenità. Complessivamente, dall’inizio della presa in carico al raggiungimento dei risultati, a seconda della storia clinica e dell’età del paziente, è necessario un periodo di circa 6 mesi, che in genere si rivela un ottimo investimento per il futuro. Infine la Teleaudiologia è ormai una realtà, pertanto si stanno aprendo interessanti scenari che permetteranno sempre di più il controllo e la regolazione degli impianti cocleari da remoto, evitando viaggi ed accessi ai Centri clinici e migliorando ulteriormente la qualità di vita dei pazienti e delle loro famiglie.

Recapiti
info@osservatoriomalattierare.it (Antonella Patete)