24/09/2025
Redazione
Nell’ultimo Report d’impatto Amapola si esplorano mondi possibili, senza mai dimenticare dati e progetti di un anno da Società Benefit. “Serve un cambio di passo nel racconto e nella rendicontazione della sostenibilità” spiega il socio Sergio Vazzoler.
«Dopo ogni rivoluzione, c’è sempre qualcuno che prova a rimettere indietro l’orologio.» È una frase che sembra uscita da un manifesto politico, e invece si trova nel Report d’Impatto 2024 di Amapola.
In un momento storico segnato da backlash ESG, semplificazioni normative e crescenti tensioni sociali, la tentazione di ridurre la sostenibilità a un adempimento tecnico — o peggio, a una parentesi ideologica da archiviare — è concreta. Eppure, come dimostrano alcune buone pratiche, si può scegliere di non arretrare. Anzi, si può rilanciare, con responsabilità e visione.
«La fantascienza, nel caso del report Amapola, è tutt’altro che evasione. È uno strumento per restituire profondità al dibattito e ricordarci che la sostenibilità non è un destino, ma una direzione. Una decisione collettiva, da difendere ogni giorno» racconta Micol Burighel, socia FERPI e Responsabile comunicazione per Amapola.
L’estetica della fantascienza potrebbe sembrare distante dal pragmatismo dei dati, ma diventa invece uno strumento potente per costruire senso condiviso. Perché i numeri, da soli, non bastano. Serve una cornice culturale e valoriale capace di generare fiducia.
La sostenibilità non si racconta (più) solo con i dati
Oggi il rischio principale per la comunicazione sostenibile è l’appiattimento. L’obbligo di rendicontazione, l’inflazione di indicatori, la fatica della compliance stanno rendendo i bilanci strumenti sempre più standardizzati e meno capaci di parlare alle persone.
«La rendicontazione deve evolvere, non regredire. Dobbiamo evitare che la sostenibilità diventi vittima della propria retorica» osserva Sergio Vazzoler, socio FERPI e Co-founder di Amapola. «Serve una comunicazione che non solo misuri e informi, ma che colleghi le scelte aziendali alla vita concreta delle persone e delle comunità».
Essere una società benefit: tra vincolo e visione
Nel caso di Amapola, benefit non è solo una forma giuridica, ma una direzione strategica: nel 2024 l’azienda ha dedicato oltre 1.000 ore a progetti benefit, coinvolto in formazioni pro bono oltre 500 persone, distribuito equamente tra colleghe e colleghi il 32% dell’utile lordo e ha mantenuto il gender pay gap a zero.
L’importanza di non tornare indietro
Nel pieno della discussione europea sulla semplificazione delle normative ESG — e dopo un’estate in cui il dibattito sull’“anti-woke capitalism” ha raggiunto l’Italia — il messaggio implicito di molti attori è chiaro: abbassare l’asticella, attenuare il linguaggio, “normalizzare” la transizione.
Ecco perché i bilanci d’impatto non possono limitarsi a rassicurare. Devono avere il coraggio di esporsi, anche simbolicamente. Di tenere insieme narrazione e coerenza, senza rinunciare alla complessità. E di aggiungere anche un pizzico di immaginazione: perché per puntare alle stelle servono piedi ben saldi a terra.
«Dobbiamo liberarci dalla paura del linguaggio e recuperare la dimensione politica della comunicazione. La sostenibilità non è una nicchia per specialisti, ma una visione di futuro che riguarda tutte e tutti» conclude Vazzoler.
Il Report d’impatto 2024 di Amapola è disponibile QUI.