Elizabeth Strout, «Raccontami tutto». Giulio Einaudi editore

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Elizabeth Strout, Premio Pulitzer nel 2009, torna in libreria con Raccontami tutto: un mosaico di voci che ci riporta nella cittadina di Crosby, dove il tempo sembra fermarsi per lasciare spazio al fluire dei ricordi, delle  confessioni mai fatte e della memoria. Prendono vita storie buffe e struggenti, amori mancati e perfino inquietanti incursioni nel giallo.

A raccontarle, finalmente unite sullo stesso palcoscenico, le due inimitabili capostipiti dell’universo narrativo di Strout, Lucy Barton e Olive Kitteridge. La rispettiva iniziale diffidenza delle due donne tanto diverse è superata in nome della loro comune passione: quella per l’inesauribile mistero di tutte le «vite ignorate», che solo in apparenza passano su questo pianeta senza lasciare traccia.

Un carosello di storie che si affastellano una sull’altra, alimentate dal desiderio di dar conto delle tante esistenze dimenticate che scorrono apparentemente senza lasciare traccia.

«Raccontami tutto, tradotto per i tipi di Einaudi dall’ottima Susanna Basso è il nuovo, brillante libro di Elizabeth Strout. […] Strout mostra ancora una volta la sua abilità nel penetrare il cuore delle persone – non dei personaggi, come prescritto da Hemingway – a cui dà vita nelle sue pagine. Sa ascoltare, sa osservare, sa restituire con verità sentimenti e emozioni comuni a tutti noi, di cui molto spesso però ci vergogniamo e di cui non riusciamo a parlare. […]  Strout sa raccontare la solitudine di tanti americani che, dopo la pandemia e la crisi economica, si sono ritrovati ad avere problemi di dipendenza e salute mentale in un Paese che non riconoscono più».
Giuseppe Culicchia, tuttolibri – La Stampa

«Attorno a Olive e Lucy si coagulano le esistenze di un microcosmo di personaggi […] Ciò che li tiene insieme è spesso la solitudine, la percezione di aver vissuto con la malinconia di ciò che non è stato (o di aver dovuto fronteggiare esistenze dure con poche scappatoie). C’è anche un piccolo mistero giallo da risolvere ma il cuore del racconto sono ancora e sempre le storie, i personaggi della Strout che paiono essere inesauribili poiché tracciati in modo vivido, profondo e vero. Raccontati con un amore raro che li rende cari e famigliari».
Gaia Montanaro, Il Foglio

Elizabeth Strout in dialogo con Ilenia Zodiaco

«Se come vuole Benjamin “l'arte di narrare storie è sempre quella di saperle rinarrare ad altri”, Strout ha centrato l’obiettivo: Olive riporta i racconti di Lucy a Isabelle, Lucy narra quelli di Olive a Bob, che racconta a Lucy le sue esperienze. E a chi legge non resta che aspettare, come Olive, il momento in cui a Crosby o a Shirley Falls, qualcuno scoprirà di dover scaricare un nuovo bagaglio di storie».
Silvia Albertazzi, alias – il manifesto

«Non ne sono sicura ma credo che anche la grande scrittrice americana Elizabeth Strout sia patita del mio stesso passatempo. I suoi libri sono una meravigliosa raccolta di storie umane tratteggiate con abilità partendo da piccoli dettagli che possono apparire insignificanti ma che lei sa raccontare così bene da riuscire a trasformare per incanto l’ordinario e il quotidiano in qualcosa di simbolico e universale. E questo meraviglioso talento non si tradisce nell’ultimo romanzo».
Serena Dandini, Io Donna

«Strout scrive in modo terso, con piccole frasi punteggiate di esclamazioni. Ma riesce a entrare dentro la mente e il cuore dei personaggi che crea. Scava nei loro sensi di colpa indotti e non, ne libera il rimosso, scatena l’inferno con dettagli apparentemente insignificanti, gesti distratti, ma gravidi di conseguenze. È così che gioca sull’implicito, sul non detto, sulla violenza che mina i rapporti umani e sulla rinuncia che ne è l’effetto, mettendo in scena la vita degli altri».
Marina Valensise, Il Messaggero

«Questo romanzo è anche, e soprattutto, una dichiarazione, da parte di Elizabeth Strout (che è del Maine, come Olive, ed è scrittrice, a lungo newyorchese, come Lucy), di una certa idea di letteratura: quella che si occupa delle vite ignorate, le vite che la gente “vive e basta”, senza ritenerle degne di essere raccontate. E invece la letteratura fa proprio questo: trasforma la vita in storia, scavando in ciò che vogliamo tenere più nascosto, annodando legami con i fili della nostra solitudine più profonda. Elizabeth Strout sa che la letteratura è amore, come quello fra due amiche che si dicono: “Raccontami tutto”».
Eleonora Barbieri, il Giornale

«Con Raccontami tutto Strout tenta un azzardo dal sapore cinematografico. In queste 276 pagine riunisce le sue antieroine Olive Kitteridge e Lucy Barton come guest star per raccontarsi vicendevolmente “esistenze che non lasciavano traccia” sullo sfondo della cittadina di Crosby, nel Maine […] Una matrioska di storie minime che Elizabeth Strout offre come risarcimento ai lettori perché “c'è un mucchio di gente che non può dire a chi conosce bene quel che sente di voler dire”».
Crocifisso Dentello, il Fatto Quotidiano

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