Il percorso di digitalizzazione segnato dalla roadmap indicata nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), per una sua compiuta realizzazione, deve necessariamente abbracciare tutte le realtà che rientrano nel panorama della Pubblica Amministrazione (PA). Tra queste ultime rivestono un ruolo primario i comuni, sia in virtù della loro autonomia amministrativa all’interno dell’ordinamento italiano, sia per la prossimità ai bisogni della collettività. La “Mappa dei comuni digitali“, pubblicata recentemente dal Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri (DTD), in collaborazione con l’Associazione nazionale dei comuni italiani (ANCI), mira proprio a valutare lo stato di avanzamento degli obiettivi fissati dal PNRR nell’ambito delle realtà comunali. In particolare, il rapporto espone nel dettaglio i risultati di un questionario sullo stato di digitalizzazione degli enti comunali somministrato dall’11 luglio al 18 ottobre 2024, al quale nel complesso hanno partecipato 3.855 comuni (il 48,8% del totale), con una copertura della popolazione del 75% (Fig. 1).
INFRASTRUTTURE DIGITALI
Sul versante delle infrastrutture digitali, l’obiettivo posto dalla misura 1.2 del PNRR consiste nella migrazione in cloud di almeno 12.454 enti, sostenuto da un impegno finanziario che ammonta a 1 miliardo di euro, di cui ben il 70% destinato ai soli comuni. Secondo dati aggiornati al giugno 2025, risultano già attivi 3.577 progetti, i quali hanno assorbito risorse finanziarie per un ammontare pari a 270 milioni di euro. D’altra parte, ad oggi buona parte dei comuni ha già dismesso i propri server locali, mentre una quota decisamente superiore ha iniziato la dismissione senza però averla ancora ultimata. La situazione delineata, per quanto non del tutto rosea, può essere vista con cauto ottimismo se si considera che nei comuni che hanno presentato una dismissione inferiore al 50% gli apparati rimanenti hanno un’età non superiore ai 10 anni, e che questi ultimi sono perlopiù utilizzati per svolgere attività ormai secondarie quali l’archiviazione e la gestione di applicativi. Inoltre, il report mostra come le infrastrutture degli enti comunali siano nella maggior parte dei casi altamente sicure, dal momento che quasi il 50% dei comuni ha adottato un sistema di Disaster Recovery (possibilità di ripristino delle attività a seguito di incidenti informatici), mentre il 18% lo sta attualmente sviluppando, ed il 33% ha risposto in maniera negativa sia in relazione all’effettivo utilizzo che ad una prossima campagna di sviluppo del sistema in esame (Fig.2).
Questa è una tematica su cui occorre senz’altro accelerare, soprattutto alla luce del fatto che buona parte dei comuni (15%) ha dichiarato di aver subito attacchi di phishing (tentativi di estorsione di informazioni sensibili dell’ente). Un ulteriore elemento critico concerne la qualità delle infrastrutture di rete: se oltre la metà dei comuni con oltre 20.000 abitanti dispone di una connessione con velocità in download superiore a 100 Mbps, quelli di dimensioni inferiori presentano una dinamica decisamente peggiore (es. oltre l’80% di quelli sotto i 5.000 abitanti ha stipulato contratto che prevedono una velocità in download inferiore a 100 Mbps).
DIGITALIZZAZIONE DELLE ATTIVITA’ AMMINISTRATIVE E DEI SERVIZI DIGITALI
La semplificazione delle attività amministrative è resa sempre più agevole dalla creazione di piattaforme condivise. Tra esse si ricordi la Piattaforma Digitale Nazionale Dati, cui ha aderito il 90% delle PA, e mediante la quale esse possono scambiare informazioni fra loro. Altrettanto importante risulta l’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente, in grado di raccogliere informazioni anagrafiche sui cittadini italiani residenti in Italia ed all’estero. Inoltre, sul versante degli atti amministrativi, dalle risposte emerge come il 75% ha già digitalizzato le delibere del consiglio e della giunta, e che il 25% raccoglie e conserva le pratiche in fascicoli interamente digitalizzati. Queste iniziative devono tuttavia essere accompagnate da un percorso di semplificazione dei procedimenti amministrativi che deve essere compiuto dai comuni stessi. Ad oggi ben il 38% ha svolto un’attività di semplificazione totale, il 43% solamente parziale, mentre il 19% degli enti locali non si è ancora adoperato su questo aspetto (Fig. 3).
Peraltro, lo snellimento delle pratiche amministrative richiede anche un miglioramento dei database comunali, che dovrebbero essere in grado di garantire una sicura e rapida gestione delle risorse in possesso dell’ente. Rientra proprio in questa ottica la riconciliazione automatica dei pagamenti ricevuti con pagoPA, la quale consente ai comuni di automatizzare la gestione delle entrate pubbliche mediante l’allineamento dei pagamenti ricevuti con le transazioni registrate dai sistemi gestionali. Detta riconciliazione procede spedita per quanto concerne i tributi (67% dei comuni) e i pagamenti riguardanti mensa e trasporti scolastici (61%), mentre il valore è più basso per i servizi sociali (28%). Invece, sul versante della digitalizzazione dei servizi (demografici, di edilizia ed urbanistica, e scolastici), circa il 30% dei comuni ha già provveduto ad una loro compiuta erogazione in formato digitale. Ulteriori sforzi dovranno però essere profusi con riguardo alla componente di back office, che abbraccia la parte amministrativa interna all’ente, dal momento che oltre il 40% ha digitalizzato ad oggi solamente la parte di front office, ovvero quella di fornitura del servizio al cittadino. Rimane ridotta, seppur non trascurabile, la quota di enti locali che non ha ancora provveduto alla digitalizzazione dei servizi oggetto di analisi. Permangono inoltre anche spazi di manovra sul versante della promozione dei servizi digitali, elemento necessario affinché gli sviluppi nella burocrazia amministrativa possano essere di reale supporto alla collettività. In tal senso, il rapporto sottolinea come il 60% dei comuni offre supporto per rendere noti i servizi fruibili in rete (es. attraverso campagne pubbliche oppure attività di formazione per la cittadinanza), in linea con quanto previsto nella misura 1.7.2 del PNRR. Infine, la PEC continua a rappresentare il principale metodo di comunicazione tra amministrazioni locali e cittadini (65% dei casi), mentre il canale cartaceo è ancora utilizzato nel 27% dei comuni ed ancora più staccato risulta l’adozione di soluzioni digitali (20%). Parallelamente, la consultazione online dell’avanzamento dei procedimenti amministrativi è possibile solamente nel 41% dei casi, arrivando fino all’84% se si considerano solamente i comuni compresi nella fascia tra 100.000 e 250.000 abitanti.
CONCLUSIONI
La fotografia scattata dalla “Mappa dei comuni digitali” restituisce un quadro complesso, fatto di progressi significativi ma anche di ritardi e criticità da colmare. L’impegno del PNRR ha già prodotto risultati tangibili in termini di infrastrutture e servizi digitali, soprattutto nei comuni di maggiori dimensioni, ma la strada verso una piena trasformazione digitale della pubblica amministrazione locale appare ancora lunga e disomogenea. Il gap infrastrutturale tra grandi e piccoli comuni, le difficoltà nel rafforzare i sistemi di sicurezza informatica e la parziale digitalizzazione del back office rappresentano ad oggi i principali nodi da sciogliere. In generale, gli enti locali si trovano ad affrontare numerosi ostacoli nel percorso verso una piena trasformazione digitale. Tra i più rilevanti spiccano la carenza di competenze, unita alle difficoltà legate alla loro acquisizione e alla capacità di trattenerle nel tempo. A ciò si aggiunge, soprattutto nei comuni con una popolazione compresa tra i 20.000 e i 50.000 abitanti, una limitata cultura organizzativa orientata all’innovazione: un fattore strutturale che rischia di rappresentare una delle barriere più difficili da superare.