01/10/2025
Antonio Giordano e Giusy La Piana
Il racconto dell’incontro “Arte pubblica e comunicazione”, organizzato il 23 settembre scorso, in collaborazione con Ferpi Sicilia e Lumsa Arf Factory.
Da Caivano a Napoli, fino allo Sperone di Palermo, portando la propria arte sui muri. Igor Scalisi Palminteri si definisce “pittore di quartiere”, e non è una provocazione: è una dichiarazione di appartenenza. Preferisce stare tra le strade e le persone anziché nelle aule universitarie, anche qualche giorno fa ha aperto l’anno accademico del corso di Comunicazione digitale e Marketing presso il Dipartimento GEC della LUMSA di Palermo, con una lezione intensa e partecipata su “Arte pubblica e comunicazione”.
Palermitano ed ex frate cappuccino, ha vissuto sette anni in convento, dai 20 ai 27 anni. Poi ha dismesso il saio e ha scelto la pittura come strumento di connessione e presenza nei quartieri fragili della città. Da allora, la sua arte è diventata voce, denuncia, carezza e seme di riscatto.
L’incontro, organizzato in collaborazione con Ferpi Sicilia e Lumsa Arf Factory, ha acceso i riflettori sul potere dell’arte pubblica come linguaggio capace di comunicare temi sociali, culturali e civici.
Dopo i saluti istituzionali dei professori Giampaolo Frezza, direttore del Dipartimento di Giurisprudenza, Economia e Comunicazione, e Anna Minà, presidente del Corso di Laurea, Scalisi Palminteri ha coinvolto gli studenti in un dialogo aperto e autentico, in cui la bellezza non è ornamento ma strumento di trasformazione.
La periferia come galleria a cielo aperto
Dove prima a fare notizia erano solo la cronaca nera, le retate, le statistiche sulla povertà e sull’abbandono scolastico, oggi — grazie all’arte pubblica — quei luoghi diventano scenari di bellezza condivisa, di memoria attiva, di riscatto possibile.
I volti dipinti da Igor Scalisi Palminteri non sono decorazioni: sono dichiarazioni d’identità, sono storie che parlano, sono inviti a guardare oltre il pregiudizio. Pittura, musica, scrittura, teatro, video: ogni forma espressiva diventa veicolo di consapevolezza e inclusione.
È stata una mattinata intensa, ricca di riflessioni ed emozioni, grazie anche agli interventi di Angelo Sicurella (artista e cantautore), Antonio Macaluso (VediPalermo) e alla proiezione dell’opera audio-visiva Sdisanurati.
I futuri comunicatori hanno toccato con mano l’energia creativa di chi, per allontanare i giovani dalla dipendenza e dalla marginalità, semina arte e consapevolezza tra i vicoli delle città. Perché anche lì dove niente sembra perfetto, alzando lo sguardo si può scorgere un frammento di condivisione, una scintilla di sani valori, un invito a sentirsi parte. Parte di una comunità che, prendendosi cura delle cose, si prende anche cura delle persone. Che non si limita a decorare i muri, ma li trasforma in specchi di dignità, in ponti di memoria, in semi di futuro.
Come afferma l’artista Igor Scalisi Palminteri: “La cosa peggiore che ti può capitare nella vita è che qualcuno ti appioppi un’identità che non corrisponde alla tua.”
Foto di Igor Petyx