Mens sana in corpore sano | Rizzoli Education

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Il 16 ottobre è l’anniversario della data della fondazione della FAO (Fondazione dell’ONU per l’alimentazione e l’agricoltura): una data che è stata scelta per celebrare la Giornata mondiale dell’alimentazione.

In questa giornata speciale, si chiede ai governi e alle istituzioni di sensibilizzazione la popolazione su alcuni temi fondamentali:

  • favorire interventi a favore di chi soffre la fame e la sete
  • garantire a tutti la sicurezza alimentare
  • raggiungere l’obiettivo previsto dall’agenda 2030: “un’alimentazione sana per un mondo a fame zero”.

Quest’ultimo punto, in particolare, mostra le enormi contraddizioni del tempo che stiamo vivendo. Se la mancanza di cibo rappresenta una minaccia significativa per la salute di alcune aree del mondo, il suo eccesso è causa di malattie e problemi in altre.

Secondo un’indagine del Ministero della Salute (2024), già all’età di 9 anni circa il 21,3% dei bambini è in sovrappeso e il 9,3% è obeso. Un fenomeno in crescita e per il quale, non a caso, è stato impiegato il termine pandemia. L’indagine ha rilevato anche che l’obesità si manifesta in maniera maggiore al Sud rispetto al Nord e cresce in relazione al disagio sociale. In confronto ad altri Paesi d’Europa l’Italia è tra quelli con il maggior numero di bambini e adolescenti obesi.

Un problema complesso

L’obesità è problema complesso che aumenta con il diminuire della condizione di benessere e del grado di istruzione dei genitori e che mette insieme cibo spazzatura a basso costo, difficoltà di accesso a cibi sani, normalmente più costosi, sedentarietà e tecnologie digitali.

L’Autorità Garante dell’infanzia e dell’adolescenza ha messo in evidenza quanto incida internet nella crescita dei disturbi dell’alimentazione: il o la preadolescente che va a contare le calorie sul suo smartphone viene immediatamente profilato/a, anche se dovrebbe essere vietato, e indirizzata a siti dove “magro è bello”.

La Giornata mondiale dell’alimentazione non rappresenta solo una ricorrenza, quindi, ma una sfida educativa sostanziale: l’occasione fornita alla scuole per lavorare su nutrizione, diritti alimentari, sostenibilità e benessere psicofisico dei bambini. E’ una occasione quella del 16 ottobre, per avviare un lavoro di prevenzione dei problemi legati al rapporto con il cibo attraverso contenuti scientifici e proposte operative.

Perché parlarne alla scuola primaria (e come impostare il lavoro)?

La primaria è un ambiente centrale per la promozione di comportamenti alimentari sani: i bambini costruiscono abitudini, gusti e atteggiamenti verso il corpo e il cibo. L’approccio in aula deve essere preventivo, inclusivo, basato su evidenze e integrato con famiglia e servizi sanitari locali.

Proposte didattiche ed educative pratiche (modulabili per età 6–11)

Laboratorio sensoriale “Conosci il tuo cibo”

Attività: creare un piccolo orto di classe.

Obiettivo: sviluppare consapevolezza alimentare.

Un orto di classe non ha bisogno di grandi spazi o di veri e propri spazi coltivabili. Sono sufficienti vasi o contenitori, terra e un po’ di cura. Consigliamo di mettere a dimora piante aromatiche, in modo da avviare riflessioni e osservazioni basate sui cinque sensi. Un orto di classe può aiutare ad affrontare temi come la stagionalità, la dimensione biologica del cibo, l’attenzione verso coltivazioni “biologiche”. 

Laboratorio “Cucina di classe”

Attività: preparare spuntini salutari in piccoli gruppi, lavorare su porzioni, lettura etichette semplici. 

Obiettivo: favorire comportamenti corretti dal punto di vista alimentare.

Parlare di “cucina” in classe può sollevare una serie di obiezioni legate alla sicurezza in orario scolastico. Nulla impedisce, tuttavia, di organizzare appuntamenti extrascolastici, con bambini e genitori, dedicati espressamente alla preparazione di spuntini salutari. Piccoli gruppi di lavoro possono essere organizzati anche per attività di lettura e decodifica delle etichette alimentari.

Laboratorio “Mindful eating”

Attività: mangiare in modo nuovo un cibo conosciuto.

Obiettivo: allenare a un’alimentazione consapevole

Quest’ultima proposta è stata ideata dal professor Jon Kabat-Zinn autore del Mindfulness-Based Stress Reduction presso la University of Massachusetts Medical School. (per approfondimenti: Nelson JB, Mindful Eating: The Art of Presence While You Eat,)

Per avviare un esempio di “pasto consapevole” prendiamo come esempio l’uvetta: provate a svolgere questa attività, prima di valutare un’eventuale proposta in classe: 

  • Prendi un’uvetta e mettila davanti a te. Non una manciata, solo una: è una regola.
  • Immagina di essere appena stato lasciato su questo pianeta e di non sapere nulla del pianeta Terra. È tutto nuovo per te. Fai alcuni respiri profondi e rilassati.
  • Guarda l’uvetta e prendila tra pollice e indice.
  • Valuta il suo peso.
  • Esamina con attenzione la superficie. Stai guardando davvero questo strano oggetto per la prima volta. Fai caso a quello che cattura la tua attenzione.
  • Annusa, registra ogni tua impressione.
  • Fai rotolare l’uvetta tra le dita e ascolta, nota quant’è viscosa.
  • Fai caso a quello provi per questo oggetto.
  • Metti l’uvetta tra le labbra e tienila lì per qualche istante. Cosa accade nella tua mente?
  • Lascialo rotolare di nuovo in bocca, ma ancora non masticare. Lascia rotolare. Registra il gusto… ha scatenato della saliva? Cosa vuoi fare?
  • Mordi, ma solo una volta. Quali sono le tue impressioni?
  • Inizia lentamente a masticare. Fai caso a cosa comporta ogni morso. Sono tutti uguali?
  • Mastica l’uvetta fino a quando non è completamente liquefatta, poi deglutisci.
  • Ora chiudi gli occhi per qualche istante. Pensa all’esperienza che hai appena vissuto, alle sue conseguenze.

L’uvetta suggerita dal Jon Kabat-Zinn è ovviamente un esempio facilmente sostituibile con altri prodotti: datteri, mandarini, uva… Nel suo complesso, l’esperienza sposta il focus sull’alimentazione consapevole, momento per momento. Anche il riferimento ai sensi (vista, olfatto, tatto, gusto, suono, ha come obiettivo la “presenza” e la “lentezza”.

In conclusione

Come abbiamo visto, la Giornata dell’Alimentazione è l’occasione per coniugare educazione alimentare, cittadinanza e prevenzione del disagio. Non si tratta, quindi, di una ricorrenza puramente formale, di un appuntamento di circostanza. Intorno alla consapevolezza alimentare ruotano concetti come il benessere, l’immagine di sé, l’inclusione sociale. Un intervento efficace è, prima di tutto, educativo e in quanto tale incide sui comportamenti, oltre che sulle conoscenze e favorisce la resilienza di bambini e bambine. Un buon modo di celebrare la giornata del 16 ottobre, in definitiva, è praticare l’educazione alimentare tutto l’anno.

Recapiti
Andrea Padovan