A inizio 2025 il Reuters Institute for the Study of Journalism aveva già predetto la marea di cambiamenti che il settore editoriale avrebbe dovuto affrontare. E nonostante i cambi tecnologici si siano susseguiti uno dopo l’altro, il cambio che forse è più reale e di difficile approccio è la sopravvivenza stessa di una testata giornalistica.
Non per gli onnipresenti strumenti tecnologici, non per il dilagare dei social, non per la crisi del mezzo tradizionale. O meglio, non solo per questi motivi, ma forse per tutti loro e molto altro ancora. La vera sfida per gli editori e le loro testate rimangono i ricavi. Con un costante lavoro di analisi, il Reuters Institute ricerca come l’editoria si è dovuta adattare ai nuovi mezzi e dove sta guardando tra i possibili orizzonti del futuro.
Entrate diversificate e nuove
L’impresa giornalistica ha imparato a sopravvivere diversificando le sue fonti di reddito. Questo l’assunto del Reuters Institute. Infatti, nel tracollo del mercato editoriale non si riesce a sopravvivere affidandosi solo alla vendita dei cartacei e agli introiti pubblicitari.
Nonostante per la maggior parte dei giornali presi sotto esame queste due aree arrivino fino a rappresentare il 45% dei ricavi complessivi, di cui il 30% viene dalla distribuzione online, il trend negativo non fa sperare in un futuro roseo.
Per questo lo studio ha iniziato a tracciare la differenziazione delle entrate tra il 2020 e il 2025. Membership ed eventi hanno visto un’esplosione di adesioni, arrivando ad avere un’importanza del +15% in soli 5 anni. Ad oggi, per il 48% degli editori questi ricavi sono una fonte prioritaria di guadagno. Per quanto riguarda invece abbonamenti digitali la differenza in percentuale quinquennale è minima (solo il +3%) ma rimane fondamentale per il 77% degli editori.
L’Intelligenza Artificiale (IA) è il nuovo approdo del futuro e gli editori hanno iniziato a scommetterci (+3%). Migliorano anche le piattaforme di e-commerce (dal 13% al 29% di investimenti in più), la filantropia (dal 12% al 20%), le donazioni (dal 13% al 29%) e i micropagamenti (dal 5% al 6%).
Di contro, diminuisce la fetta di ricavi provenienti dalla pubblicità, sia native (l’interesse è sceso del -16% raggiungendo quota 59% nel 2025) che tradizionale (dall’81% del 2020 al 69% nel 2025).
Articolo di T.S.
L’articolo Monetizzazione editori: la capacità camaleontica del giornalismo proviene da Notiziario USPI.