Il lavoro analizza lo sviluppo dell’Open Banking in Italia, concentrando l’attenzione sull’evoluzione dei soggetti autorizzati, le dinamiche competitive e la distribuzione geografica degli operatori.
L’indagine, che si avvale di informazioni statistiche raccolte dalla Banca d’Italia a partire dal 2020, combina tecniche descrittive e strumenti quantitativi per offrire una visione dettagliata dei servizi erogati, evidenziando trend, concentrazioni e segmentazioni del mercato.
L’Open Banking in Italia, sebbene mostri una crescita significativa, ha ancora un utilizzo marginale, coinvolgendo solo lo 0,13% dei bonifici online e concentrandosi prevalentemente nel segmento B2B, dove le imprese sfruttano l’integrazione con sistemi ERP (Enterprise Resource Planning). Il segmento retail sembra faticare, forse ostacolato dalla concorrenza di strumenti consolidati (carte e digital wallet), da prestazioni tecniche non ottimali e dall’assenza di una proposta di valore chiara per l’utente finale. Un limite degli operatori domestici è rappresentato anche dalla loro scarsa propensione all’internazionalizzazione: solo una minima parte opera oltreconfine, a differenza dei competitor europei.
Open Banking in Italia, un ecosistema in evoluzione
L’Open Banking, introdotto in Europa con la Direttiva PSD2 del 2015, consente alle terze parti autorizzate (TPP) di accedere, previo consenso del cliente, ai dati dei conti correnti per offrire servizi innovativi.
Il Rapporto della Banca d’Italia analizza l’evoluzione del fenomeno nel nostro Paese tra il 2020 e il primo semestre 2024, evidenziando una crescita costante dei servizi ma anche un utilizzo ancora marginale: solo lo 0,13% dei bonifici online passa oggi attraverso canali Open Banking.
Servizi e piattaforme: una crescita trainata dal B2B
Secondo i dati raccolti tramite il framework segnaletico di sorveglianza e la Matrice dei conti, il numero di chiamate API è cresciuto del 52% nel 2023, confermando la forte espansione del mercato. Le Application Programming Interfacesono il cuore tecnologico del sistema, permettendo a banche e fintech di dialogare in modo sicuro.
Il valore medio delle transazioni tramite Payment Initiation Service (PIS) ha superato i 2.200 euro nel 2024, segno di un utilizzo crescente da parte delle imprese. Le PMI, in particolare, sfruttano l’integrazione con i sistemi ERP aziendali per automatizzare riconciliazioni, tesoreria e flussi di pagamento.
Viceversa, il segmento retail mostra una diffusione più lenta, frenata dalla concorrenza di carte e digital wallet, da prestazioni tecniche ancora disomogenee e dalla mancanza di una “proposta di valore chiara” per l’utente finale.
Gli attori del mercato: concentrazione e scarsa internazionalizzazione
In Italia operano circa 400 intermediari (ASPSP) che offrono accesso ai conti, connessi a oltre 100 TPP attive.
Tuttavia, il mercato mostra una forte concentrazione: pochi operatori generano la maggior parte del traffico, soprattutto nei pagamenti PIS.
A livello europeo, la Francia guida il numero di TPP, seguita da Lituania e Irlanda.
Il rapporto sottolinea un limite strutturale del nostro ecosistema: la vocazione domestica delle imprese italiane. Solo una TPP su venti opera oltre confine, contro oltre la metà degli operatori europei che utilizzano il passporting della licenza PSD2 per espandersi in altri Paesi UE. Ciò riduce la competitività e la capacità di attrarre capitali e partnership internazionali.
Performance tecniche: affidabilità in miglioramento
Sul fronte tecnico, l’analisi evidenzia un miglioramento progressivo dell’affidabilità delle interfacce PSD2.
Il tasso d’errore medio delle API si è stabilizzato sotto il 5%, a conferma della maturità delle infrastrutture e dell’impegno degli operatori nel migliorare la qualità dei servizi.
Anche i tempi di risposta si attestano tra 600 e 700 millisecondi, con i migliori operatori capaci di scendere sotto i 100 ms. Resta, tuttavia, una notevole eterogeneità legata alla qualità delle connessioni e al carico di traffico.
Le sfide: consumer adoption e incentivi industriali
A cinque anni dall’introduzione della PSD2, la diffusione dell’Open Banking in Europa resta inferiore alle aspettative. La Commissione europea e la Corte dei Conti UE segnalano scarsa consapevolezza degli utenti, esperienze d’uso poco fluide e prestazioni tecniche diseguali.
Nel segmento consumer, pesa l’assenza di un vantaggio percepito rispetto ai metodi tradizionali, oltre alla riluttanza dei merchant a utilizzare l’Open Banking per gli incassi, data la mancanza di servizi accessori consolidati (pre-autorizzazioni, rimborsi, ecc.).
Un altro limite è la mancanza di incentivi per le banche, poiché la PSD2 non prevede una remunerazione per i servizi di accesso obbligatori.
Per superare questa criticità, l’European Payments Council ha avviato il nuovo schema SPAA (SEPA Payment Account Access), che introduce un modello economico più equilibrato e funzionalità aggiuntive.
Le prospettive: verso l’Open Finance
Nonostante la lenta adozione nel retail, il segmento B2B mostra risultati incoraggianti: l’aumento del valore medio delle operazioni e la crescente integrazione nei sistemi gestionali aziendali indicano un potenziale di espansione nell’ambito della gestione finanziaria corporate.
La transizione verso l’Open Finance – evoluzione naturale dell’Open Banking, estesa a tutti i prodotti finanziari – potrà ampliare il mercato e stimolare nuovi modelli di business, a condizione di mantenere alta la qualità dei servizi e la sicurezza dei dati.