Oggi le bambine e le ragazze del mondo diventano protagoniste. Non più spettatrici, ma voci che si alzano con coraggio per denunciare la discriminazione che le affligge, rivendicare i propri diritti, e soprattutto, essere ascoltate.
L’11 ottobre 2025 celebriamo la Giornata Internazionale delle Giovani Ragazze, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2011 con la Risoluzione 66/170. Una ricorrenza che ogni anno dà spazio a chi troppo spesso viene lasciata da parte. In questa giornata, le bambine e le ragazze prendono la parola davanti alle istituzioni dei loro Paesi e della comunità internazionale, portando in primo piano idee, sogni, battaglie, libertà e diritti.
Queste azioni sono chiamate “Girls Takeover” e sono molto più di un simbolo: sono un atto di forza e visibilità, un modo per affermare che la loro voce merita di essere ascoltata non solo oggi, ma ogni giorno.
Le bambine e la scuola
Secondo il rapporto UNESCO 2022/2023 sull’uguaglianza di genere, 122 milioni di ragazze nel mondo (circa una su cinque) non hanno accesso all’istruzione. Le giovani più vulnerabili continuano a essere escluse dalle aule scolastiche, e questo non priva solo loro di opportunità, ma danneggia anche lo sviluppo socio-economico dei loro Paesi.
Un rapporto UNESCO del 2021, stima infatti che la mancata istruzione delle ragazze costi ad alcuni Paesi fino a un miliardo di dollari l’anno.
L’esclusione delle ragazze dalle scuole è più eclatante in Paesi come l’Afghanistan, per diverse ragioni: molte ragazze non possono studiare perché obbligate a occuparsi della casa e della famiglia, costrette a lavorare, oppure a contrarre matrimoni precoci con uomini molto più grandi di loro
Eppure l’educazione ha un potere trasformativo: mandare a scuola le bambine significa aprire la strada alla parità di genere, combattere norme sociali dannose e costruire una società più equa per tuttɜ.
Le ragazze sanno lottare
La storia recente ci ricorda che le donne non restano in silenzio di fronte all’ingiustizia. Ci sono momenti in cui scelgono di scendere in piazza, di alzare la voce e di mostrare al mondo la loro forza. Un esempio potente è quello delle ragazze iraniane, che nel 2022 hanno guidato le proteste contro il regime dopo la morte di Mahsa Amini, arrestata, picchiata e uccisa dalla polizia morale per aver indossato in modo “non corretto” il velo obbligatorio. In un clima di paura e repressione, con terrore, rancore, oppressione e violenza quotidiana, le giovani donne iraniane non si sono tirate indietro e, scendendo in piazza, hanno gridato la loro rabbia e il loro desiderio di libertà, dimostrando un coraggio che ha fatto tremare il potere. Da allora, la lotta non si è fermata. Tutt’oggi, molte donne iraniane scelgono di mostrarsi in pubblico senza velo, rischiando la vita per affermare un principio semplice e universale: la libertà e la dignità non sono negoziabili.
La situazione in Afghanistan
In Afghanistan la situazione delle bambine e delle ragazze è peggiorata dopo il ritorno al potere dei talebani. E’ stato loro vietato di frequentare la scuola dopo il sesto anno, di svolgere numerose professioni e perfino di allontanarsi da casa senza la presenza di un parente maschio. Così, anno dopo anno, l’accesso alle scuole è sbarrato per migliaia di bambine afghane, mentre dentro di loro cresce il sogno (troppo spesso infranto) di un futuro migliore.
Nel 2024, l’UNICEF ha raccolto alcune delle loro voci. Testimonianze che pesano come pietre. C’è chi racconta:
“Avevamo così tanti sogni su cosa saremmo diventate in futuro, la carriera che avremmo voluto intraprendere. Il divieto per le ragazze ci ha portato via tutto.”
Altre, invece hanno abbandonato le speranze, si sono arrese alla situazione:
“Mi sono fidanzata di recente e la cosa peggiore è che i miei genitori non mi hanno nemmeno costretta. Ho semplicemente perso la speranza. Ho accettato la proposta di matrimonio, anche se il mio fidanzato è molto più grande di me. Se avessi potuto studiare, non mi sarei sposata.”
Il diritto all’istruzione è stato strappato via dalle mani alle bambine afghane. Ma, ognunǝ di noi può fare la sua parte.
Un esempio è la raccolta fondi “Libri aperti per le bambine Afghane”, lanciata da Marianna Ramelli, volontaria del servizio civile per UNICEF e volontaria del Team Policy & Advocacy di Eduxo APS, attraverso la piattaforma Rete del Dono.
In questa giornata, più che mai, scegliamo di stare accanto alle bambine e alle ragazze del mondo, perché possano diventare ciò che desiderano, libere di studiare e di costruire il proprio futuro.