TSM e attività fisica: un binomio possibile - Europa Donna Italia

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TSM e attività fisica: un binomio possibile

Lo hanno sottolineato anche all’ultimo Attualità in senologia, il congresso che si svolge ogni due anni a Firenze: l’attività fisica fa bene. Questo sempre, anche per le donne con un tumore al seno metastatico. A ribadirlo oggi ci sono anche alcuni lavori scientifici. Uno fra tutti, lo studio multinazionale randomizzato controllato PREFERABLE-EFFECT pubblicato su Nature Medicine che ha valutato gli effetti dell’esercizio fisico sull’affaticamento e sulla qualità di vita. Per saperne di più ne abbiamo parlato con Daniela Lucini, relatrice al congresso AIS nella sessione coordinata da Europa Donna Italia, che è professore ordinario di Scienza dell’Esercizio fisico e dello Sport, Università degli studi di Milano e Responsabile servizio Medicina dello Sport ed Esercizio fisico, Istituto Auxologico italiano di Milano.

Quali sono i principali benefici dell’attività fisica?

Lo studio dimostra che l’esercizio fisico, supervisionato, dovrebbe essere raccomandato come parte della terapia di supporto. Anche nel caso delle donne con TSM, infatti, svolge un ruolo importante anche nella gestione degli effetti collaterali legati ad alcune terapie, come l’aumento di peso, il colesterolo e i trigliceridi alti, la stanchezza, l’astenia e i dolori muscolari. Senza dimenticare gli effetti positivi sul benessere psicologico: combatte ansia, depressione e insonnia. In sostanza, l’attività fisica è un farmaco. Ma come ogni farmaco, se non “prescritta” nelle giuste modalità e dosaggi, può dare problemi.

Come deve essere quindi un’attività fisica corretta?

Per tutti, e ancora di più nel caso di donne con tumore al seno metastatico, ci vuole una valutazione clinica, e non mi stancherò mai di ripeterlo. Solo così si possono stabilire obiettivi, modalità, volume e intensità dell’esercizio, sempre tenendo conto delle preferenze della persona. Per costruire un piano personalizzato ci vuole la competenza di uno specialista, perché solo così l’attività fisica diventa davvero uno strumento di cura. È fondamentale poi che chi si muove sia contento di farlo, e che l’attività si inserisca bene nella sua giornata. Quanto al tipo di movimento, non ci sono limiti: va benissimo la camminata, la bicicletta, il nuoto o la palestra. L’importante è non strafare.

Qual è la “dose di fatica” che consente di ottenere benefici?

La camminata veloce è l’esempio più semplice ed efficace: è accessibile a tutti, economica e porta a risultati concreti. All’inizio, 30 minuti a passo sostenuto, per almeno cinque volte alla settimana, sono più che sufficienti. Se non si riesce, anche meno può andare bene, con l’obiettivo però di raggiungere questa dose. L’intensità deve essere moderata: respiro e battito devono aumentare rispetto al passo normale, ma senza arrivare all’affanno. Per avere un metro di misura, e si è in due, bisogna rallentare se manca il fiato per completare una frase, e accelerare se invece si chiacchiera senza difficoltà.

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