L’unica Stamperia pubblica d’Italia si prepara al centenario con una ristrutturazione. Nel 2024 prodotti 1.200 volumi solo per le scuole. Bacchereti: “Il Braille è alla base dell’alfabetizzazione”
Quasi un secolo di storia, 1.200 volumi stampati solo per le scuole nell’ultimo anno e la certezza che il Braille non sia un retaggio del passato, ma uno strumento ancora fondamentale per l’autonomia delle persone non vedenti. La Stamperia Braille della Regione Toscana si prepara a festeggiare nel 2026 i primi cento anni della sua storia, con una ristrutturazione che valorizzerà la parte espositiva e l’archivio storico. “È una struttura che opera a favore dei diritti delle persone con disabilità visiva, promuovendo l’accessibilità e l’autonomia”, spiega il responsabile Alberto Bacchereti, sottolineando come negli anni il ruolo della Stamperia si sia ampliato oltre la produzione di testi.
Nata nel 1926 e collocata subito dopo all’interno dell’Istituto per Ciechi Vittorio Emanuele II, la struttura è stata acquisita dalla Regione Toscana nel 1979, diventando l’unica stamperia Braille pubblica in Italia. Tra le missioni principali quella di fornire libri in Braille agli studenti toscani. “Grazie alla collaborazione con l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti (UICI) tutti i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze delle scuole toscane, che ne hanno necessità, all’inizio dell’anno scolastico possono ricevere gli stessi testi dei loro compagni di classe trascritti e stampati in Braille”, precisa Bacchereti: “Un servizio completamente gratuito, reso possibile dalla natura pubblica della struttura e dall’impegno della Regione Toscana”. La Stamperia non si limita, però, ai soli testi scolastici. Produce anche libri tattili inclusivi, “dove le immagini sono contemporaneamente a colori ma anche tridimensionali”, pensati per essere usati nelle scuole. “Sono strumenti che, all’interno della classe, permettono di promuovere la condivisione dell’esperienza della lettura e della scrittura tra vedenti e non vedenti, un modo per comprendere e avvicinarsi ai bisogni dell’altro”.
Col tempo la sensibilizzazione è divenuta sempre più centrale nell’attività della Stamperia, ma il cuore dell’attività resta comunque il codice Braille: quel metodo di scrittura e di lettura ideato nella prima metà del Diciannovesimo secolo dal francese Louis Braille e ancora oggi fondamentale nell’istruzione di base degli alunni ciechi che frequentano la scuola primaria. “Il Braille è ancora vivo”, assicura il responsabile della Stamperia. “Imparare questo codice ha una ricaduta importante anche sul piano cognitivo”, sottolinea. “Vengono stimolati quei processi cognitivi fondamentali come la percezione tattile, la memoria e la rielaborazione del linguaggio. Gli audiolibri sono meravigliosi, ma rinunciare al Braille significherebbe rinunciare allo strumento principale per l'apprendimento della lettura e della scrittura da parte delle persone non vedenti”.
D’altra parte, a testimoniare la vitalità del servizio sono gli stessi numeri: oltre ai 1.200 volumi per le scuole, la Stamperia produce centinaia di altri testi su richiesta, attingendo da un archivio che conserva anche matrici storiche di spartiti musicali. “In alcuni casi, quando quel materiale non è digitalizzato, siamo ancora in grado di stampare direttamente dalle matrici”, precisa Bacchereti: una peculiarità che rende unica questa struttura centenaria. E del fatto che il Braille non sia destinato a sparire nei prossimi anni il responsabile è fermamente convinto: “In questo momento c’è grande entusiasmo, le associazioni di settore lo sostengono con grande energia”.
Il 2026, anno del centenario, vedrà anche la ristrutturazione della Stamperia, segnando un momento di rilancio per una struttura che ha attraversato quasi un secolo di storia italiana, adattandosi ai cambiamenti senza perdere la propria missione originaria. Infatti, nonostante l’evoluzione tecnologica abbia introdotto non solo gli audiolibri, ma anche alternative come le barre Braille applicate ai computer, la richiesta di testi cartacei resta alta: per Bacchereti una conferma che il Braille, lungi dall’essere un residuo del passato, continua ancora oggi a essere uno strumento di libertà e autonomia per le persone non vedenti.