Posted at 12:47h in Books, Senza categoria
Delaney sapeva di essere già stato in quel sogno, lo capiva dal bianco doloroso, dagli aghi di ghiaccio che gli serravano gli occhi, dal silenzio, dalla forza del vento che arrivava dal fiume. Ma sapere che era solo un sogno non rendeva meno forte la paura. Come sempre, agitava le mani nude cercando di farsi strada in quel bianco, ma, come sempre, quel bianco era poroso, e lui capiva che era neve. Come sempre, non c’era un orizzonte. Come sempre, i suoi piedi fluttuavano in una polvere gelida. Non c’era terra sotto di lui. Niente a cui aggrapparsi. Niente staccionate. Niente lampioni. Nessuna persona.
Nessun amico.
Nessuna donna.
Come sempre: solo quella neve che spingeva senza tregua…
Poi si svegliò nel buio blu. Un rumore. Una campanella. Con la mano ancora intorpidita dal sonno, afferrò il telefono nero sul comodino. Ancora muto. Al cancello di ferro battuto sotto il pianerottolo, qualcuno stava strattonando la vecchia corda del campanello facendola suonare con un insistente din-din. Un suono che conosceva fin troppo bene. Rabbrividendo nel pigiama di cotone leggero, tirò indietro le coperte. Din-din-DIN. La tenda della finestra era sollevata di poco, la finestra aperta di un paio di centimetri: Delaney aveva sempre bisogno di aria fresca, anche nelle notti più gelide dell’inverno. La neve si era accumulata sul davanzale di legno di quercia. Alzò la tenda e vide la neve che si muoveva orizzontalmente, spinta dal vento del North River. Il vento ululava. Ora, mentre albeggiava, la nevicata iniziata a mezzanotte era diventata una vera e propria bufera. Soffiava furiosa da ovest lungo Horatio Street. Dannata Monique! Rispondi a quel maledetto campanello! Poi si ricordò che la sua infermiera era andata da qualche parte con il suo ragazzo ed era via per le vacanze di Capodanno. Delaney si infilò una vestaglia di flanella sulle spalle; scostò le tende blu scuro come se stesse obbedendo agli ordini del campanello. Din-din. Din-din-DIN. Diede un’occhiata all’orologio. Le sei e diciassette. In una mattinata in cui tutta New York era ancora immersa nel sonno, quel campanello reclamava attenzione. Alzò il vetro della finestra. Era ghiacciato. La neve entrava con violenza da sopra il davanzale. Sporse la testa fuori fra i fiocchi che scendevano e guardò in basso. Al cancello sotto il pianerottolo, un uomo si accaniva sul campanello. Delaney lo conosceva. Un uomo che pareva un frigorifero con un cappotto addosso. Lo chiamavano Bootsie, Bootsie Cirillo. La neve si accumulava sul suo fedora grigio perla e sulle spalle del cappotto blu scuro. Sentendo il cigolio della finestra che si apriva, era arretrato di qualche passo, e ora stava guardando in alto.
“Dottore? Mi manda Eddie Corso, dottore” disse con voce roca. “Ha bisogno di te. Subito.”
“Dammi cinque minuti” rispose Delaney.
“Facciamo tre.”
Traduzione di N. Manuppelli