L’aumento della tassazione dovuto all’inflazione e alle nuove norme fiscali è stato confermato dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB)
L’ha confermato addirittura l’Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB): nel triennio 2022-2024, la combinazione di riforma fiscale e inflazione ha comportato un drenaggio fiscale a carico di lavoratori e pensionati di oltre 24 miliardi. Innanzitutto, che cos’è il drenaggio fiscale? Rappresenta l’”aumento della tassazione dovuto all’inflazione in presenza di un’imposta progressiva non perfettamente indicizzata alla variazione dei prezzi“.
In Italia, proprio la combinazione tra il rilevante aumento dell’indice dei prezzi al consumo (+16,4%) e un’IRPEF non indicizzata all’inflazione, ha determinato un incremento del prelievo fiscale non proporzionale alla variazione della capacità contributiva di lavoratori e pensionati. Infatti, salari e pensioni sono cresciuti meno dell’inflazione, determinando un prelievo fiscale più oneroso e una riduzione del potere d’acquisto, con ricadute negative sull’andamento dei consumi.
Per calcolare l’importo del drenaggio fiscale sul triennio, è necessario tenere in considerazione:
- la modifica della normativa fiscale: sono stati modificati gli scaglioni e le aliquote IRPEF, gli importi per le detrazioni da lavoro dipendente e da pensione, i limiti reddituali per l’applicazione del cuneo e del trattamento integrativo, ecc.;
- la variazione dei prezzi al consumo: l’inflazione, misurata con l’IPCA generale, nel 2022 è stata di +8,7%, nel 2023 di +5,9% e nel 2024 di +1,1%. Nel triennio 2022-2024 si è, quindi, registrata un’inflazione cumulata di +16,4%.
Di seguito un’elaborazione dell’Ufficio Economia Cgil e del Dipartimento Previdenza e Fisco dello Spi Cgil mostra quanto può aver pesato il drenaggio fiscale su un lavoratore e un pensionato.
| Lavoratore con aumento contrattuale | 2022 | 2023 | 2024 | Totale |
| Imponibile | 27.794 | 29.025 | 30.993 | |
| Drenaggio fiscale | 150 | 460 | 772 | 1.382 |
| Pensionato con perequazione | 2022 | 2023 | 2024 | Totale |
| Imponibile | 16.900 | 18.269 | 19.255 | |
| Drenaggio fiscale | 125 | 307 | 276 | 708 |
Anche l’ipotesi preannunciata dal Governo di diminuire la seconda aliquota IRPEF dal 35% al 33% per scaglione da 28.001 euro fino a 50.000 euro non corrisponderebbe alla restituzione del drenaggio fiscale già subìto. Infatti, per i redditi fino a 28 mila euro, questa rimodulazione dell’IRPEF non produrrebbe alcun beneficio annuo, mentre per quelli pari a 30 mila sarebbe di appena 40,00 euro annui.
Oltre il danno la beffa: il drenaggio fiscale subìto da lavoratori dipendenti e pensionati non solo non è stato né restituito né destinato in spesa sociale e investimenti pubblici, ma viene utilizzato per fare ancor più austerità rispetto a quella già prevista, allo scopo di attivare – dal 2026 – la clausola di salvaguardia nazionale del Patto di Stabilità e Crescita (PSC) per scomputare le spese per il riarmo e indebitare ulteriormente il Paese nella direzione dell’economia di guerra.
Addirittura per la difesa, nei prossimi dieci anni (2025-2035), a partire dai +23 miliardi aggiuntivi per il triennio 2026-2028 già previsti dal DPFP, l’Italia spenderà complessivamente – in termini cumulati, anno dopo anno – circa 964 miliardi.
Anche per questo, scenderemo in piazza il 25 ottobre, chiedendo al Governo Meloni di cambiare rotta. Clicca per scoprire i dettagli della manifestazione.