17/10/2025
Diana Daneluz
Presentata il 9 ottobre per la prima volta a Roma la Decima edizione del Manuale di Ruben Razzante sul diritto dell’informazione e della comunicazione. Il confronto all’Ordine nazionale dei Giornalisti
Sarà vero?
Il dibattito a Roma, nella sede del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, intorno alla decima edizione del manuale del Prof. Ruben Razzante “Manuale di Diritto dell'informazione e della Comunicazione”, edito da Wolters Kluwer, si apriva con lo sguardo critico e necessariamente pessimistico di Guido Scorza, Componente del Collegio del Garante per la protezione dei dati personali.
Nel riscontrare nei temi trattati dal manuale quelli centrali dell’attività stessa della Authority da lui rappresentata, ha ricordato come il tema più importante a tutti sotteso sia quello del confine tra Vero e Falso, progressivamente eroso nell’era digitale dal Verosimile e Plausibile, a scapito del cammino armonico della società civile e della stessa democrazia.
La domanda che ci poniamo sempre più di frequente e che non possiamo smettere di farci è “Sarà vero?”. Con tutto ciò che ne consegue. Antidoti si stanno introducendo, tra poche ore sarà legge la normativa sull’Intelligenza Artificiale che tra l’altro imporrà di contraddistinguere i contenuti prodotti con l’ausilio dell’AI come tali.
Sarà tuttavia una strategia sufficiente? Per l’Avv. Scorza no. A breve contenuti prodotti senza tale ausilio non ci saranno più, a poco varrà contraddistinguerli come tali. Pessimismo o lucidità di visione anche sull’aspetto del diritto dell’informazione pure citato nel manuale che riguarda il destino del pluralismo informativo in un ecosistema in cui sempre di più la notizia che soddisferà il bisogno informativo delle cittadine e dei cittadini sarà quella indirizzata dai sistemi nelle mani di pochi soggetti. Un oligopolio informativo superiore anche alla situazione della stagione dei motori di ricerca che un seppur risicato margine di scelta al fruitore lo lasciava. Le nove righe di sommario dell’AI Overview che da ultimo compaiono in cima ad ogni ricerca spesso finiscono drammaticamente con l’esaurire il bisogno di informarsi di chi legge. E non sono neutrali. E questo è un problema enorme da affrontare con determinazione per impedire che pochi soggetti diventino mediatori di informazione per tutta l’umanità.
L’AI deve diventare un’alleata anche per il mestiere di giornalista. Ma bisogna vedere come.
L’importanza della deontologia
Tra i temi del manuale anche quelli deontologici. L’intervento di Lavinia Rivara, presidente commissione giuridica dell’Ordine, ha rivendicato le novità del nuovo Codice Deontologico delle giornaliste e dei giornalisti, a partire dal linguaggio che recepisce fin dal titolo l’esigenza di utilizzare nomenclature inclusive nel rispetto delle persone e della parità di genere.
L’obiettivo del neonato corpus era quello di unire in un solo testo i contenuti del Testo Unico e delle Carte deontologiche succedutesi nel tempo ed è stato raggiunto, attraverso uno strumento utile a chi esercita la professione, chi la studia e a tutte le cittadine e i cittadini. Uno strumento che enunciasse principi-cornici in cui inquadrare l’attività giornalistica: la trasparenza, la prevalenza del pensiero critico e del lavoro intellettuale cui l’uso dell’AI deve essere solo strumentale, la necessità di una formazione specifica e continua, il rispetto della persona, delle persone fragili in particolar modo e dei minori e della loro privacy, non abdicabile ad un generalizzato diritto di cronaca.
Il dovere di rispetto dei principi deontologici anche nell'uso dei profili social del giornalista e della giornalista. Una parte a sé dedicata al fenomeno in aumento dei suicidi rafforza l’invito al rispetto della dignità delle persone, siano esse le vittime o le persone a loro vicine, nel dare le notizie, l’invito ad una comunicazione più asciutta e meno sensazionalista, anche per mettersi al riparo dal rischio di emulazione sempre in agguato in questi casi.
Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Bartoli, che invita a non alzare le mani alla ineluttabilità apparente di questa era del Verosimile. Il giornalista ha la professionalità, l’opportunità di continuare a formarsi specializzandosi anche nell’ecosistema dominato dalla tecnologia, gli strumenti deontologici a guidarlo in un’attività mirata a ricostruire quanto più possibile la realtà delle cose e a darne informazione.
Ma a remare contro per il settore dell’informazione sono la coesistenza di leggi vecchi e nuove, accanto a queste ultime, europee e no, infatti, una legge sulla stampa che ha 77 anni, una legge istitutiva dell’Ordine che ne ha 63, generando confusione a dir poco e una certa inerzia del Parlamento in materia. Così come l’asimmetria di leggi che paradossalmente non valgono per tutti, leggi dall’applicare le quali le piattaforme digitali e chi vi opera sono esclusi, reati come la diffamazione sulla rete difficilmente perseguibile. Non deve andare smarrita la missione del giornalismo.
L’Agcom e le altre
L’attività regolatoria delle Authorities e tra queste dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni è fondamentale e Luca Baccaro presente al confronto ne ha elencati diversi esempi, a tutela del pluralismo. Interventi di grande impatto per il diritto all’informazione, ad esempio quelli nei confronti delle piattaforme online legati all’applicazione dell’equo compenso da corrispondersi agli editori in caso di traffico generato con contenuti da loro prodotti.
Ma è una materia complessa, va lentamente la finalizzazione di accordi tra editori e piattaforme dove spesso interviene in maniera sussidiaria per la grande distanza tra le parti. Certo emerge anche qui, e nel campo della tutela della legalità online a tutto tondo, la necessità di un coordinamento tra le Autorità e le Istituzioni europee, nel contrasto ai rischi sistemici che la mancanza di un pluralismo reale impone ai dibattiti dell’opinione pubblici e ai processi elettorali. E l’utilizzo dell’AI aggrava il quadro, intervenendo nella sfera sociale, etica e democratica.
È urgente non smettere di salvaguardare il pluralismo nel contesto digitale, tanto più nel contesto geopolitico attuale dove assumono rilevanza le grandi campagne di disinformazione. Se l’AI è una opportunità imprescindibile, essa non è scevra da rischi, e l’Agcom si è dotata velocemente di un impianto organizzativo che incarna la consapevolezza della necessità della salvaguardia di un ruolo antropocentrico che si avvalga della tecnologia come strumento.
I plus del manuale
Il pregio di questo manuale, che lo ha portato non a caso ad una decima edizione, è quello di aver sempre saputo, edizione dopo edizione, includere tutte le novità di un quadro legislativo in evoluzione, restando sempre aderente ai tempi quindi, ma anche quello di aver dato voce e spazio alle criticità e ai problemi sottesi all’applicazione della legge nel campo dell’informazione e della comunicazione.
Il suo Autore, Ruben Razzante, Docente di Diritto dell’informazione all’Università Cattolica di Milano e alla Lumsa di Roma, ha sempre riportato tutti i punti di vista, anche e soprattutto quello del destinatario dell’informazione e della comunicazione, nelle sue pagine, di fatto non sottraendosi al confronto e non limitandosi a fornire una mappa dei diritti. In un volume volutamente ridotto come dimensioni rispetto all’edizione del 2022, le 380 pagine del libro condensano non solo nozioni, ma anche interpretazioni e spiegazioni, e in un’appendice online rimandano a tutti i riferimenti legislativi citati. In tutte le edizioni questo fortunato volume ha sempre seguito un’idea ed una sola, anche se ora intorno è tutto cambiato e destinato a cambiare ancora: il ruolo delle giornaliste e dei giornalisti dipende dal contesto in cui operano, dalle imposizioni del mercato, dal quadro legislativo che regola l’esercizio della loro professione.
Ma su tutto deve prevalere una formazione in costante adeguamento ai tempi e da una adesione convinta ai principi deontologici. È questo che consente alle giornaliste e ai giornalisti di affermare su tutti gli “altri” la propria identità professionale, che deve contribuire a garantire informazione corretta all’opinione pubblica., Senza adesione e applicazione convinta di questi principi si afferma l’anarchia e la giungla informativa, l’era del Verosimile, appunto, da contrastare con gli strumenti della formazione, dell’aggiornamento, della cultura. Le leggi, effettivamente, non bastano.