In conferenza stampa del 17 ottobre la Presidente illustrava, al termine dell’ultimo Consiglio dei Ministri, la vicina Manovra 2026 definendola “seria”, parte di una strategia iniziata col primo mandato e rimpolpata di anno in anno.
Il “destinatario delle richieste” – lo chiama così, N.d.R. – viene ringraziato su tutti. E’ il ministro dell’Economia e delle Finanze – Giancarlo Giorgetti – che, a onore del vero, non avrà molto tempo, in conferenza, di parlare del testo appena licenziato se non nelle risposte alla stampa.
Il Governo ha lavorato con “serenità, buon senso, compattezza”, guardando al risultato.
Nel 2026, famiglia e natalità avranno un loro ruolo principale, da assoluti protagonisti cui dedicare circa un miliardo seicento milioni di euro. Tra tutte le misure varate, Giorgia Meloni vuol citare: l’aumento del cd. “bonus mamme” (lavoratrici) a sessanta euro al mese da quaranta di ora, per raggiungere quindi 720 euro nell’anno; l’esclusione, dal calcolo dell’ISEE, della prima casa con un limite di valore catastale (rincalzo meglio dettagliato ai microfoni).
La Manovra interverrà, come ampiamente anticipato dall’Esecutivo, ancora sull’IRPEF, concentrandosi sul “ceto medio” attraverso il taglio dell’aliquota al 33% (dal 35%) per i redditi tra i 28mila e i 50mila euro.
Un miliardo novecento milioni di euro riempiranno le casse della misura sul salario, agendo sul così definito “lavoro povero“, anche su suggerimento dei sindacati. La dote finanziaria è cospicua, le intenzioni solenni: stimolare i rinnovi della contrattazione collettiva per i redditi fino a ventottomila euro, soglia che il Primo ministro italiano si affretta a sottolineare non essere coperta dalla diminuzione dell’aliquota IRPEF.
Sostiene ancora le imprese, l’Esecutivo, prima ricordando cos’ha immesso nel tessuto produttivo del Paese con la attuale legge di Bilancio. In definitiva, torna a finanziare il credito d’imposta per ZES e ZLG e la cd “Nuova Sabatini”. Investe ulteriormente su Super e Iper ammortamento, per una cifra totale di quattro miliardi.
Interventi di rinforzo riguardano la Sanità e la Difesa (complice la attuale situazione geopolitica a livello internazionale). Quella – la Sanità – con le risorse stanziate dal Governo; questa – la Difesa – senza toccarle ma con finanziamenti che derivano da prestiti, e con un percorso definito “progressivo”.
Il grosso della copertura proviene da tagli alla spesa della Presidenza del Consiglio, dei Ministeri. Un contributo importante deriva da Istituti bancari ed assicurativi; portatori, certo, di interessi per l’effetto diretto, ma si è trovata una disponibilità per una Manovra che vede un reciproco “sforzo di sistema”, come lo definisce il ministro Giorgetti, vantaggioso per tutti.
Già sa, la Meloni, che gli imprenditori non sono contenti. Assicura, tuttavia, che l’impegno del suo Governo non si ferma qui.
Tornando al ministro Giorgetti, egli ricorda – in risposta agli organi di stampa e a chiusura della conferenza – che si tratta di proposte che vanno in Parlamento, che è sovrano. Parla di proiezione temporale della rottamazione, sottolineando che la volontà di questa ultima edizione è, sì, presentare condizioni per mettersi a posto col Fisco, ma anche evitare fenomeni elusivi. Parla, poi, dell’equivoco sulla natura delle risorse da PNRR (non piovute dal cielo ma prestiti a interesse agevolato, spese a nostro carico da restituire) e continua precisando, rispetto al debito pubblico la cui responsabilità primaria deriva dalle rate del cd “Superbonus” da pagare, che questo Governo ha portato in avanzo primario l’Italia. E che lo farà pure negli anni a venire.
Dir. Alessia Lupoi
Redazione redigo.info