MTB e telemetria: la scienza del feeling - Accademia Nazionale di Mountain Bike

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Quando la sensibilità del rider incontra la precisione dei dati — a cura dell’Accademia Nazionale del Ciclismo


C’è una parola che, fino a pochi anni fa, sembrava appartenere solo al mondo delle corse motociclistiche o della Formula 1: telemetria.
Oggi, anche nel mountain biking di alto livello, questo termine è diventato parte integrante del linguaggio tecnico — ma troppo spesso, viene frainteso o ridotto a un gadget.
In realtà, la telemetria rappresenta la nuova frontiera della formazione avanzata: un ponte tra sensazioni e numeri, tra percezione e scienza del movimento.

All’Accademia Nazionale del Ciclismo ne parliamo poco, ma la usiamo molto: nei corsi avanzati per guide, istruttori e tecnici, è diventata una chiave per comprendere la bici oltre la meccanica.


📊 Che cos’è davvero la telemetria

In parole semplici, la telemetria MTB è la raccolta e l’analisi dei dati dinamici durante la guida:

  • Escursione e velocità delle sospensioni
  • Accelerazioni verticali e laterali
  • Angolo di sterzo, frenata, distribuzione dei carichi
  • Pressioni pneumatici e temperatura
  • Cadenza, potenza, pulsazioni

In pratica, un sismografo del riding: ogni urto, curva o salto lascia una traccia numerica.
E se interpretata nel modo giusto, questa traccia racconta come il rider e la bici “parlano” tra loro.


⚙️ Dati e sensazioni: un dialogo continuo

Molti pensano che la telemetria serva solo a ottimizzare un assetto, ma in realtà fa molto di più.
Serve a validare la percezione.
Ogni rider crede di “sentire” la bici, ma la mente umana è imprecisa, soprattutto in condizioni di stress o fatica.

💬 Le nostre guide avanzate lo dicono sempre:

“Il feeling è fondamentale, ma senza dati rischia di essere un’illusione coerente.”

La telemetria aiuta a capire quanto del feeling è reale e quanto è frutto di abitudine o compensazione.
Un esempio classico?
Molti bikers pensano di avere sospensioni troppo rigide, ma i sensori dimostrano che in realtà “affondano” troppo e lavorano male nella prima parte della corsa.


🧩 L’arte dell’interpretazione

Qui entra in gioco la vera esperienza — quella che nessun software può sostituire.
I dati, da soli, non servono a nulla se non vengono letti con intelligenza meccanica e sensibilità di guida.

Ecco perché nei moduli specialistici dell’Accademia, la telemetria viene affrontata non come un fine, ma come uno strumento di analisi del comportamento del sistema rider + bici.

🔹 Capire perché un grafico mostra una compressione troppo lenta.
🔹 Correlare il dato di accelerazione con il gesto tecnico.
🔹 Imparare a “tradurre” le curve in sensazioni.

In questo senso, la telemetria non è solo tecnologia: è formazione sensoriale evoluta.


🔧 Dal dato alla regolazione

Le guide più esperte dell’Accademia sanno che il vero valore dei numeri è nella loro applicazione.
Dopo una sessione di telemetria, si lavora su:

  • Taratura fine di sospensioni (pressione, rebound, compressione)
  • Bilanciamento statico e dinamico del setup
  • Analisi della postura e distribuzione dei carichi
  • Ottimizzazione della trazione e dell’aderenza

Ma la cosa più interessante è la parte didattica:
si confrontano i dati con le sensazioni del rider per insegnargli a riconoscere, nel corpo, ciò che il sensore misura.

📈 Il risultato?
Un allievo che impara a “leggere” la bici anche senza strumenti, ma con la stessa precisione.


🧠 Telemetria mentale: l’altra faccia del controllo

C’è poi un aspetto che raramente viene discusso — ma che noi dell’Accademia stiamo studiando da tempo: la telemetria cognitiva.
In pratica, il modo in cui la mente reagisce agli stimoli durante la guida.

Attraverso l’uso di cardiofrequenzimetri avanzati e sensori di carico mentale, stiamo iniziando a capire come la concentrazione si distribuisce lungo un trail tecnico.
👉 In una discesa ripida, per esempio, il picco di attenzione non coincide con la parte più difficile, ma con il momento immediatamente prima.
Questo tipo di analisi apre prospettive enormi per la formazione mentale dei biker d’élite.


🧭 La telemetria come linguaggio comune

La parte più rivoluzionaria, forse, è che la telemetria crea un vocabolario oggettivo tra meccanici, istruttori e atleti.
Non si parla più solo di “feeling buono” o “bici nervosa”, ma di:

  • 6 mm di affondamento in più
  • 15% di tempo a fondo corsa
  • 0,3 s di ritardo nella risposta dell’anteriore

Questo linguaggio tecnico condiviso riduce gli errori, accelera l’apprendimento e porta la MTB a un livello di professionalità che, fino a poco tempo fa, sembrava impensabile.


🧬 Il futuro: dal laboratorio al trail

L’Accademia Nazionale del Ciclismo sta portando avanti progetti sperimentali che integrano telemetria, biomeccanica e psicologia applicata.
L’obiettivo? Creare un protocollo completo che unisca i tre pilastri della performance moderna:

  1. Dati oggettivi → misurare.
  2. Percezione soggettiva → interpretare.
  3. Adattamento tecnico → evolvere.

È un lavoro lungo, ma il futuro del riding — quello veramente avanzato — sarà ibrido: metà sensazione, metà scienza.


🔺 La precisione non toglie emozione

C’è chi teme che la telemetria “raffreddi” la passione.
In realtà, è l’opposto.
Capire come reagisce la propria bici, come risponde il corpo, come si trasforma il gesto in dato, aumenta la consapevolezza e la connessione con il mezzo.

📍 La telemetria non è un robot che guida al posto tuo.
È una lente che mostra quanto sei bravo — o quanto puoi ancora migliorare.


🟢 “Il feeling è il punto di partenza. La telemetria è il modo per non perderlo.”
Le nostre guide lo sanno: quando numeri e istinto si incontrano, nasce il vero riding evoluto.

👉 E questa, forse, è la scienza più affascinante di tutte.

Recapiti
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