L’Europa premia l’innovazione italiana nello screening neonatale: Ferrara riconosciuta come Key Innovator

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L'Unità di Genetica medica, guidata dalla prof.ssa Alessandra Ferlini, premiata per l’innovazione sviluppata nel progetto europeo Screen4Care

C’è innovazione, c’è visione, c’è impatto. E c’è anche una guida tutta italiana. L’Università di Ferrara ha ricevuto dalla Commissione Europea il riconoscimento di Key Innovator per il lavoro svolto all’interno del progetto Screen4Care, dedicato allo sviluppo di uno screening genetico neonatale per le malattie rare. Il titolo è assegnato nell’ambito dell’iniziativa europea Innovation Radar, che identifica le innovazioni più promettenti nate da progetti finanziati dall’UE e ne valuta il potenziale di mercato, la maturità tecnologica e la rilevanza strategica.

A guidare il lavoro premiato è Alessandra Ferlini, Professore Associato  di Genetica Medica presso l’Università di Ferrara, Direttrice dell’Unità Operativa di Genetica Medica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara e Coordinatrice del progetto europeo Screen4Care.  Il suo gruppo ha portato la genetica italiana al centro di una delle sfide più importanti  della medicina genomica: facilitare una diagnosi precoce riducendo i tempi dell’incertezza per le famiglie con malattie rare e genetiche.

Abbiamo incontrato la prof.ssa Ferlini per approfondire il significato di questo riconoscimento, le prospettive aperte per la ricerca italiana e il ruolo strategico della genetica clinica in una medicina sempre più personalizzata (clicca qui o sull’immagine dell’articolo per guardare la video-intervista)

Professoressa Ferlini, l’Università di Ferrara è stata riconosciuta come Key Innovator dalla Commissione Europea. Che valore ha questo riconoscimento per lei e per il gruppo di ricerca che coordina?

Certamente è un riconoscimento molto importante, proprio perché arriva da un contesto europeo che valuta i progetti capaci di promuovere e produrre innovazione. È significativo per l’Università di Ferrara, che dimostra una forte capacità attrattiva di fondi e riesce a mettere i ricercatori in posizioni chiave, ottenendo risultati importanti. Per me e per il mio gruppo, che è composto quasi interamente da donne, è una grande soddisfazione: abbiamo lavorato e stiamo lavorando moltissimo su questo progetto Screen4Care.

Lei ha definito Screen4Care come “prime up” del progetto nazionale PNRR GeNewBs, attualmente in corso presso l'Ospedale di Ferrara. In che modo questo riconoscimento europeo rafforza il percorso italiano sullo screening genomico neonatale?

Il riconoscimento è legato alla nostra capacità di sviluppare e validare un nuovo strumento diagnostico, il TREAT Panel, che esplora 245 geni associati a malattie rare. Questo strumento innovativo è pensato per essere trasferito  nello screening genomico neonatale. Il progetto PNRR contribuirà  ulteriormente a questo trasferimento finalizzato all’estensione dello screening neonatale a molte più malattie genetiche rispetto a quelle attualmente considerate. Il nostro approccio si concentra sulle patologie per cui esiste un trattamento, con un beneficio immediato per il neonato.

Il riconoscimento include anche il titolo di “Woman-Led Innovation”, che sottolinea il ruolo centrale della sua leadership. In un ambito come quello della genomica, dove la presenza femminile ai vertici è ancora marginale, quanto è strategico oggi poter affermare un modello di guida scientifica capace di coniugare visione, rete e impatto?

Sono molto gratificata da questo riconoscimento, che valorizza il mio ruolo come leader donna nella ricerca. È una tematica cara alla mia università, che ha adottato politiche di genere da anni, fortemente volute dall’ex Rettore Patrizio Bianchi, a cui dedico questo premio, fino ad arrivare all’attuale governance. Ha sempre promosso la ricerca comunitaria con attenzione al merito e al rigore. Il mio team è tutto femminile, e credo sia importante parlare oggi di leadership femminile nella ricerca sanitaria. Recentemente  si è tenuto a Firenze il meeting annuale “Donne protagoniste in sanità”, che affronta proprio questo tema: sento forte il legame con questa iniziativa.

Guardando al futuro, quali prospettive si aprono ora per il gruppo di ricerca e per l’Italia, anche alla luce di questo riconoscimento e del ruolo che lei ha avuto nel guidarlo?

Il riconoscimento offre opportunità per sviluppare ulteriormente il TREAT Panel e portarlo a un livello superiore di applicabilità. A novembre parteciperò a un incontro a Bruxelles dedicato al grant scouting, dove verranno presentate nuove modalità di finanziamento, in particolare attraverso lo European Innovation Council. Ci tengo a sottolineare che questo percorso lo affronteremo insieme ad altri colleghi, come quelli dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, in particolare con il professor Antonio Novelli, e altri partners dello S4C, con i quali abbiamo costruito una massa critica importante. Ci aspetta ancora tantissimo lavoro, che sono certa porterà la nostra Università e l’Italia in Europa come innovation leaders.

Recapiti
info@osservatoriomalattierare.it (Alessandra Babetto)