Nel 2024 la provincia di Modena si conferma al sesto posto della classifica nazionale per valore aggiunto pro capite con 43.164,31 euro, pari al 29,4% in più della media nazionale, ed in aumento del 2,6% rispetto al 2023. Risulta invece in leggerissima diminuzione il valore aggiunto totale. Questi i primi risultati dell'analisi di Unioncamere e Centro Studi Guglielmo Tagliacarne che hanno appena diramato i dati relativi al 2024.
L'intera regione è al quarto posto con un valore aggiunto pro-capite di 39.460 euro, pari al 18,3% in più rispetto alla media nazionale, infatti al suo interno altre 3 province, oltre a Modena, sono nella top-ten per valore aggiunto pro-capite: Bologna, Parma e Reggio nell'Emilia.
Il valore aggiunto complessivo della provincia è pari a 30.552 milioni di euro, in diminuzione dello 0,03% rispetto al 2023, ponendo Modena al 16-esimo posto della classifica provinciale. La regione Emilia-Romagna è quarta tra le regioni, con 175.943 milioni di euro, corrispondenti all'8,9% del totale nazionale e in crescita dello 0,95%. L'incremento del totale Italia risulta più sensibile (+2,14%), grazie alla crescita più sostenuta delle regioni del Mezzogiorno.
Il debole andamento del valore aggiunto provinciale è dovuto soprattutto all'industria manifatturiera, che perde il 4,7% rispetto al 2023 anche a causa del rallentamento dell'export. Le costruzioni hanno un andamento peggiore (-5,2%), mentre risulta molto positiva l'agricoltura (+24,0%). Seguono i servizi alle imprese (+3,9%), i servizi alle persone (+3,5%) e il commercio (+1,9%).
Nonostante il trend negativo dell'ultimo anno, l'industria manifatturiera, con 11.119 milioni di euro ed una quota pari al 36,6% del totale, rimane il primo settore in provincia per valore aggiunto, con una quota molto superiore sia al dato regionale (27,3%), che nazionale (19,0%). Tornando alla provincia, sono molto rilevanti anche i servizi alle imprese (26,1%) e il commercio (18,0%), mentre partecipano con quote inferiori al valore aggiunto provinciale i servizi alle persone (12,7%) e le costruzioni (5,0%), infine rimane residuale l'apporto dell'agricoltura (1,6%).