Perché l’Imprenditoria Femminile non Svolta? Ostacoli e Soluzioni
L’imprenditoria femminile è vitale per la crescita economica e l’innovazione sociale, eppure nelle Marche, con sole 33.801 imprese su 145.210 totali, il divario è ancora significativo. Secondo Paola Bichisecchi, Direttrice Generale di Confindustria Marche, il problema non è la mancanza di potenziale, ma l’esistenza di ostacoli culturali e strutturali. L’imprenditoria femminile, pur essendo cresciuta, sconta la difficoltà di conciliazione tra vita privata e lavoro e l’accesso limitato a reti professionali e a un contesto che non sempre valorizza la leadership femminile. Anche l’accesso al credito può essere un freno per le nuove imprese, spesso di piccole dimensioni.
Per invertire la rotta, Confindustria Marche propone un approccio integrato che agisce su più fronti. È fondamentale investire nella formazione STEM, sostenendo attivamente studentesse e progetti come ‘Women in STEM’ o ‘Scintilla’ (finanziato dal Fondo per la Repubblica Digitale), per sviluppare le competenze digitali e scientifiche che formano le imprenditrici di domani. Parallelamente, occorre potenziare le politiche di welfare per sostenere la conciliazione, creando un ambiente più inclusivo. Sul fronte finanziario, si propone di affiancare ai prestiti tradizionali strumenti più agili come i mini-bond, ribadendo che ciò che conta è la validità del progetto imprenditoriale, indipendentemente dal genere.
In definitiva, la Bichisecchi sottolinea che l’inclusione femminile è una vera e propria strategia competitiva: le donne portano in azienda un approccio orientato alla collaborazione, alla sostenibilità e al lungo periodo. La loro presenza nei board è garanzia di maggiore resilienza nei momenti di crisi, rendendo l’imprenditoria femminile una leva strategica cruciale per rafforzare il sistema economico regionale, in particolare negli ambiti della trasformazione digitale e della transizione verde.
