Uno scrittore impara sempre: il settimo capitolo del mio percorso
L’ultima fase sul mio percorso di scrittore – per il momento – è quella che contempla la consapevolezza della crescita continua. Sono passati alcuni anni dall’ultimo articolo che scrissi su questo tema, e in questo tempo sono successe molte cose che voglio condividere con te. Perché? Per offrirti uno spunto di confronto con il percorso di qualcuno che effettivamente vive la professione della scrittura, il mestiere della scrittura, ma soprattutto la passione della scrittura in tutte le sue modalità.
La voce della narrazione che non si spegne
Uno scrittore impara sempre. Questo è il titolo che voglio dare a questa settima fase del mio cammino, perché ho compreso una cosa fondamentale: non smetti mai di crescere, non smetti mai di imparare. Ci sono sempre nuove esperienze, nuove sperimentazioni che puoi fare concretamente per metterti sempre alla prova, ma non solo, anche per acquisire sempre più consapevolezza.
E qui sta il punto cruciale: la consapevolezza del proprio percorso di scrittore è assolutamente tutto. Come scrittori dobbiamo diventare sempre più consapevoli di ciò che stiamo facendo, di ciò che siamo, del punto al quale siamo arrivati e soprattutto della direzione verso la quale vogliamo andare.
Questo non significa che ci sia una destinazione già decisa per ciascuno di noi. In realtà siamo noi che costruiamo il nostro percorso. Certo, in parte dobbiamo anche accettare il fatto che il nostro percorso venga modellato dagli eventi della vita. Però, di fronte agli eventi della vita, non c’è scritto da nessuna parte che dobbiamo arrenderci. Da nessuna parte è scritto che dobbiamo dire: “Ok, io accetto che la vita mi dica che non sono uno scrittore”.
Se arrivassimo a dire questa frase, le motivazioni potrebbero essere due: o perché davvero non possiamo considerarci scrittori (non ne abbiamo il talento, non abbiamo le basi, non ne abbiamo nemmeno il desiderio e la volontà), oppure semplicemente dobbiamo cambiare il nostro modo di pensarci in quanto scrittori.
Oggi il concetto di scrittore può anche essere considerato uno status da alcuni. Io personalmente non lo considero uno status. Penso che il concetto di scrittore sia qualcosa che difficilmente ci si possa dare da sé. Tuttavia ci sono alcuni elementi esterni che ci fanno capire che effettivamente possiamo considerarci tali. Quali sono questi elementi esterni? Di solito la considerazione delle altre persone.
Se pubblichi un romanzo e vieni citato dai lettori, se vieni consigliato in forum o in gruppi di lettura, se incominci a ricevere commenti di lettura e di apprezzamento – o anche non per forza di apprezzamento del tutto positivo – da parte di lettori che non conosci assolutamente, allora sì, puoi forse cominciare a considerarti anche uno scrittore. Però questo non deve mai diventare uno status.
La voce interiore che guida la scrittura
Dicevo nel precedente articolo che si potrebbe anche abbandonare la strada intrapresa, magari anche nel corso degli anni, oppure addirittura si potrebbe già aver abbandonato una strada che speravamo fosse fruttuosa già da diverso tempo. Ciò che più di tutto ti può far capire cosa fare è la voce della narrazione che nasce sempre forte dentro di te.
Dentro di te può esistere una voce, una spinta interiore che ti porta a raccontarti e che ti porta a raccontare la tua visione del mondo alle altre persone. La voce della narrazione è una caratteristica imprescindibile di ogni scrittore che così si possa definire. Potremmo anche vivere tutte le esperienze possibili del mondo, o addirittura potremmo anche sempre starcene chiusi nel mondo della nostra casa senza avere mai contatti con l’esterno, ma il nostro mondo interiore sarà ricco perché il nostro sguardo è particolare.
Questo mondo interiore ricco ci porta poi automaticamente, di conseguenza, a narrare questo mondo che stiamo vivendo in prima persona. Si tratta proprio di un desiderio di condividere con le altre persone qualcosa che pensiamo sia il nostro peculiare punto di vista sulla realtà e sull’esistenza.
Perciò non è per forza importante che si vada in giro per il mondo e si facciano tutte le esperienze possibili, perché in realtà questa voce della narrazione può nascere dentro di noi anche rimanendo sempre seduti su una sedia a rotelle. Bisogna capire quali sono le nostre caratteristiche personali, quale può essere il nostro percorso. Ognuno di noi ha il suo cammino che è diverso da quello di tutti gli altri. Non esistono assolutamente due percorsi uguali.
Possono esserci, però, degli elementi che sono simili e che si ripetono. Per questo motivo metto a disposizione anche la mia esperienza personale, perché indubbiamente quello che io ho vissuto anche tu l’avrai vissuto, magari non tutto e magari non nello stesso modo, però ci sono degli elementi comuni all’interno dei quali anche tu puoi identificarti. È davvero fondamentale che riconosciamo quali sono le caratteristiche proprie del nostro cammino personale, che è sempre diverso da quello di tutti gli altri.
Il confronto con i professionisti della scrittura
Per far questo può essere utile, oltre a tutto ciò di cui ho già parlato, anche un tassello ulteriore: sviluppare in maniera molto più specifica il confronto con i professionisti della scrittura. Questo elemento è qualcosa di cui ho già parlato, ma adesso voglio declinarlo in modo particolare sotto due aspetti specifici.
Uno è quello dei corsi professionalizzanti riguardo ad attività che sono parallele o collaterali alla scrittura, che però in realtà possono aiutare profondamente anche uno scrittore. Un altro percorso è quello della ricerca degli agenti letterari, ma con la specificità di trovare un agente letterario su un romanzo che magari ha caratteristiche molto particolari. E anche su questo aspetto voglio condividere un’esperienza piuttosto recente, qualcosa di molto fresco che posso offrirti.
I corsi professionalizzanti: Storytelling, Editing e Correzione di bozze
Partiamo dal primo elemento: il confronto con figure professionali del mondo editoriale che possono aiutare il nostro cammino di scrittore, che possono aiutarci ad assumere sempre più autocoscienza, ad acquisire sempre più consapevolezza. Sto parlando di corsi riguardanti lo storytelling, l’editing, la correzione di bozze e cose del genere.
Io ho fatto dei corsi con la scuola Holden e con la Marcos Academy che mi hanno fornito degli strumenti molto concreti e molto utili per rendere oggettiva una pratica che avevo imparato da me, ovviamente, negli anni di scrittura, negli anni di pubblicazione, nel confronto con altre figure quali editor delle case editrici.
Che cosa può dare a una persona come me, a uno scrittore, un corso di storytelling? Può dare un punto di vista che è completamente o quasi del tutto diverso da quello che ha uno scrittore. Perché? Perché lo storytelling è un’attività narrativa – è la modalità di narrare un contenuto in modo adeguato per un uditorio specifico – e quindi lo storytelling può dare una competenza specifica nell’ambito del marketing per far conoscere le nostre storie o per far conoscere il nostro mondo personale.
La narrazione dello storytelling ha alcuni punti in comune con la narrazione che possiamo imparare quando scriviamo un romanzo, quando scriviamo un racconto, quando scriviamo le nostre storie. Però in realtà poi ha anche dei punti che differiscono notevolmente, perché è comunque una narrazione che tiene conto soprattutto del lettore o dell’ascoltatore. È una narrazione che è più piegata – nel senso buono del termine – alla vendibilità, al farsi ascoltare, al commercio.
Nel riuscire a capire quali sono tutti gli ostacoli da rimuovere sul percorso della nostra comunicazione affinché i contenuti che vogliamo esprimere arrivino in maniera chiara, rotonda e pienamente comprensibile ed efficace all’ascoltatore o al lettore, questo è indubbiamente utile. Ha delle ricadute anche sulla nostra qualità di scrittura perché possiamo comunque imparare a esprimere molto meglio anche il tema delle nostre storie.
Un altro esempio è quello dell’editing, della correzione di bozze. I corsi che ho fatto con Marcos Academy – corsi professionalizzanti per la figura dell’editor di una casa editrice e del correttore di bozze, che sono due figure specifiche e differenti – a cosa possono servire? Questa competenza aiuta indubbiamente me a porre maggiore attenzione sul modo in cui effettuo la revisione del mio testo una volta che ho completato la prima stesura.
Cosa è utile guardare per riuscire a ridistribuire la narrazione nel modo più efficace possibile per il lettore? In che modo posso correggere un testo nel modo formalmente migliore? Sono tutte acquisizioni professionali e professionalizzanti che sembrerebbero essere parallele al mestiere dello scrittore ma che in realtà possono rientrare a pieno titolo nella formazione di uno scrittore consapevole.
L’esperienza con gli Agenti Letterari: un caso specifico
C’è poi anche l’esperienza che si può fare con gli agenti letterari. Voglio portarti un caso molto specifico di un romanzo che ho proposto proprio negli ultimi mesi a diversi agenti letterari, con la convinzione di poter trovare un agente letterario che fosse adeguato al romanzo che proponevo.
Per farti capire la tipicità di questa esperienza tutta personale, tutta mia, proprio per dimostrarti anche quanto il percorso sia veramente sempre personale e specifico per ogni scrittore, devo spiegarti come era strutturato questo romanzo.
La struttura del romanzo e le aspettative del mercato
Oggi, quando scriviamo delle storie, siamo molto spesso – o meglio sempre più – spinti a scrivere delle storie che corrispondono grosso modo a una struttura molto americana. Quella che troviamo nei manuali di scrittura è una struttura sostanzialmente americana perché è la struttura che più di altre viene ritenuta portare al “successo” – mettiamolo sempre tra virgolette – di una storia, di una narrazione, di un romanzo, di un racconto.
Ecco, non è l’unico modo di scrivere storie, di scrivere romanzi. Anzi, direi che le vere opere d’arte, la vera letteratura, raramente segue queste indicazioni. Quelle sono le indicazioni che più che altro prevalgono oggi in chi voglia raggiungere il mercato editoriale con un certo successo. Però in realtà il modo di scrivere più profondo, la letteratura vera, va un po’ a prescindere da tutte queste regole.
Il mio corso Il Mistero della Scrittura, che propongo su alberodelmistero.com, è un corso che parzialmente riporta anche le regole di scrittura di questo tipo di scuola più americanizzata, ma soprattutto dà la precedenza alla verità che c’è dentro di te. Dà la precedenza allo sviluppo del personaggio dal quale parte lo sviluppo di tutta la storia, ma soprattutto dà la precedenza ai tuoi argomenti, ai tuoi sentimenti, alle tue sensazioni, alle tue tematiche personali e quindi al tuo vissuto personale e alla tua visione del mondo. Per me quello è l’importante, tutto il resto viene in secondo piano.
Comunque, torniamo a quello che stavo dicendo. C’è questo modo prevalente di scrivere ispirato alle scuole di scrittura americana. Cosa succede? Che nel momento in cui un agente letterario cerca dei testi, lo fa per proporli alle grandi case editrici. Perché? Perché l’agente letterario guadagna facendosi pagare anche da te scrittore – ormai quasi tutti gli agenti letterari per selezionare dei testi da proporre alle case editrici vogliono leggere il tuo manoscritto ma si fanno pagare perché è un lavoro, occupano tempo per leggere il tuo manoscritto.
Quindi un agente letterario selezionerà quei testi che sarà sicuro una casa editrice potrà vendere da una certa tiratura in su: di solito 5.000, 10.000 copie. Perché? Perché l’agente letterario guadagna soprattutto con una percentuale sui proventi che derivano dalla casa editrice. Più la casa editrice vende, più l’agente letterario guadagna.
Allora l’agente letterario cerca dei testi che corrispondano a determinati canoni di scrittura e di pubblicazione, determinati canoni editoriali, che sono quelli del mass market, che sono quelli del mercato che riesce a vendere a più gente possibile. È prevista una scrittura che sia medio-bassa in realtà, che sia qualitativamente mediana, di facile comprensione, perché più gente possibile deve comprendere quei testi che verranno pubblicati dai grandi editori.
Questo fa sì che in realtà ci sia una sorta di piramide della qualità: più in alto si va verso i grandi editori, dove la qualità è minore – è mediana, di qualità media – mentre alla base, dove la qualità è maggiore, ci sono più facilmente piccoli editori o medi editori.
Il mio romanzo e le risposte degli agenti
Quando ti rivolgi a un agente letterario con un testo come quello che io ho presentato, troverai facilmente un tipo di risposta molto particolare. Metteranno in evidenza tutti gli aspetti positivi, metteranno eventualmente in evidenza anche gli aspetti negativi o meglio che si possono aggiustare con un buon editing – cosa che in teoria un agente letterario bravo fa prima di presentarlo alla casa editrice – e poi però che cosa faranno? Ti diranno: “Il tuo testo non è adatto alla nostra rappresentanza e quindi non possiamo rappresentarlo presso i grandi editori”.
E questo perché? Perché il tuo testo, magari qualitativamente molto valido, avrà anche delle caratteristiche che saranno di minor vendibilità. Questo è il ragionamento fondamentale che fa un agente letterario. Guarda, anche gli agenti letterari che si dicono di grande qualità o che magari sono effettivamente qualitativamente molto validi cercano quel tipo di testo che sia più facilmente vendibile.
Difficilmente riuscirai ad arrivare a una grande casa editrice con un testo che sia particolare come quello che io ho presentato. Si trattava di un romanzo di oltre 700 pagine, oltre 700 cartelle, scritto nell’arco di tre anni, con molti personaggi, ciascuno dei quali era protagonista a suo modo. C’erano almeno cinque protagonisti in questo romanzo.
Oltretutto c’erano diversi punti di vista rappresentati in maniera molto differente di personaggio in personaggio. C’era il punto di vista narrativo in terza persona, c’era il punto di vista narrativo in prima persona, con la focalizzazione ristretta, con la focalizzazione ampia, focalizzazione zero. C’erano diversi punti di vista che si alternavano di capitolo in capitolo, ma addirittura all’interno di ogni capitolo c’erano presentati diversi punti di vista di sezione in sezione interna ai singoli capitoli.
Quindi in realtà un romanzo molto complesso che oltretutto affronta anche tematiche complesse. Cosa significa tematiche complesse? Significa tematiche sensibili: l’omosessualità, la violenza, il farsi del male. Inoltre c’erano altre tematiche che oggi vengono ritenute dai grandi editori meno vendibili: il soprannaturale, l’esoterismo.
Questo romanzo che ho presentato è un coacervo di tutto ciò che è difficilmente vendibile. Eppure ogni agente letterario al quale l’ho presentato – l’ho presentato a cinque agenti letterari spendendo davvero anche una bella quantità di soldi – ha riconosciuto gli aspetti positivi. Però ovviamente mettevano in luce il problema principale.
Alcuni agenti letterari mi dicevano chiaro e tondo: “Il tuo romanzo è un thriller, è appassionante, è intrigante, però purtroppo il soprannaturale non viene più pubblicato dai grandi editori”. Oppure: “Tu presenti una riscoperta sessuale di uno dei protagonisti, ma questo oggi non viene più rappresentato perché oggi vengono presentati i ragazzi che sono già consapevoli della loro sessualità”. Immaginate la mia faccia? Dubbi. Grandi dubbi.
Altri agenti letterari invece mi hanno detto: “C’è un avvicendarsi di punti di vista che pur funzionando e pur essendo comprensibili in realtà possono provocare confusione nel lettore”.
Benissimo. Allora a questo punto uno si chiede: che tipo di lettore? A che tipo di lettore tendenzialmente si rivolgono le case editrici con cui lavorano questi agenti letterari? Si rivolgono a un tipo di lettore che vuole un testo semplice, che vuole un testo facilmente comprensibile e che soprattutto non crei confusione nella sua testa.
Il libro può essere anche scritto molto bene, può essere anche molto chiaro nella sua evoluzione, però se i lettori oggi sono meno capaci di seguire storie complesse, purtroppo di questo la grande editoria deve tener conto. E questo è sostanzialmente l’esperienza che volevo raccontarti.
Abbattere le convinzioni: il Grande Editore non è per forza quello giusto
Perché ti racconto questa storia? Perché noi possiamo avere la convinzione che il grande editore sia assolutamente quello adatto a ciò che scriviamo. Ritenendo di scrivere cose di grande qualità, pensiamo che allora dobbiamo essere pubblicati da un grande editore. Ma non è così.
Noi dobbiamo smettere questo abito, questo habitus mentale, cioè toglierci questo habitus mentale e pensare che il grande editore tendenzialmente pubblica testi di media qualità. I testi di grande qualità che pubblica solitamente o vengono dall’estero e sono già stati vagliati dal successo commerciale all’estero, oppure sono autori del passato di indiscussa qualità riconosciuta ormai da un punto di vista letterario.
È difficile che oggi i grandi editori pubblichino nuovi testi di grande qualità letteraria. Perciò, se tu sei convinto di aver scritto un testo di grande qualità letteraria, faresti bene a rivolgerti innanzitutto ai piccoli editori. Questo te lo dico chiaro e tondo.
Noi non dobbiamo pensare che il grande editore sia per forza quello adatto a noi. Il caso che ti ho portato nella mia esperienza lo dimostra, ma potrei portarti veramente tanti altri casi. Dopo questa esperienza mi sono confrontato anche con diversi scrittori di successo, che hanno ottenuto premi, riconoscimenti, o che hanno una bella voce all’interno dell’editoria tradizionale, e mi hanno confermato che il concetto è proprio questo, ciò che ti ho raccontato.
L’approccio “Et-Et”: non solo “Aut-Aut”
Allora noi dobbiamo quindi abbattere le nostre convinzioni. Ti esorto a fare proprio questo tipo di passaggio personale, perché potremmo addirittura pensare che le cose devono andare in un modo oppure nell’altro – potremmo arrivare a concepire un aut-aut. Invece io ti invito a pensare a un et-et.
Cosa intendo dire? Potresti pensare di dover pubblicare soltanto con i grandi editori. Invece no, io ti esorto: mentre provi a pubblicare con un grande editore, però con testi che siano adeguati ai grandi editori (dunque di qualità leggermente più media),