30 Ottobre 2025
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- Il giornalismo e le guerre dimenticate: grande partecipazione al corso dell’Odg Lazio
In un momento storico segnato da conflitti che insanguinano ogni angolo del pianeta, spesso dimenticati o travisati dal rumore mediatico, il ruolo del giornalista torna ad assumere un valore essenziale: raccontare i fatti con rigore, umanità e rispetto.
Questo il filo conduttore del corso di formazione “Le parole contano”, promosso dall’Ordine dei Giornalisti del Lazio in collaborazione con il Vicariato di Roma e Articolo21, che si è svolto nella nella Sala Poletti del Palazzo del Vicariato, con oltre 100 partecipanti, come occasione di confronto e riflessione sul linguaggio da adottare nel racconto delle guerre e delle crisi internazionali.
L’incontro ha offerto ai partecipanti un momento di approfondimento sul Nuovo Codice deontologico dei giornalisti, che richiama alla verifica delle fonti, al rispetto sostanziale dei fatti e alla tutela della dignità delle persone coinvolte, con particolare attenzione ai minori.
Come è emerso dagli interventi, le parole non sono semplici strumenti di narrazione, ma veicoli di responsabilità: possono informare e costruire consapevolezza, oppure – se usate in modo improprio – amplificare odio e disumanizzazione.
Dopo i saluti istituzionali di padre Giulio Albanese, direttore dell’Ufficio per le Comunicazioni sociali e dell’Ufficio per la cooperazione missionaria tra le Chiese, di Guido D’Ubaldo, presidente dell’Odg Lazio, e di Beppe Giulietti, coordinatore di Articolo21, si sono susseguiti gli interventi di giornalisti e studiosi di primo piano:
Lucia Goracci, inviata del Tg3, Elisa Marincola, portavoce di Articolo21, Riccardo Cristiano e Vincenzo Nucci, giornalisti esperti di politica estera.
Tutti hanno sottolineato l’urgenza di un’informazione che sappia rimettere al centro la persona, non solo il conflitto, e che sappia scegliere un linguaggio capace di illuminare la complessità invece di semplificarla. Queste le parole di Padre Giulio Albanese «L’informazione è la prima forma di solidarietà. Forse mai come oggi dobbiamo dare voce a chi non ha voce, facendo tesoro della profezia dell’indimenticabile Martin Luther King: non dobbiamo temere le parole dei malvagi, ma il silenzio degli onesti. Ed è proprio questa la responsabilità di chi fa informazione… raccontare fatti e accadimenti che avvengono sul palcoscenico della storia affinché nessuno possa dire: io non c’ero. D’altronde, la nostra non è una semplice professione, ma un servizio al bene comune dei popoli. Informarsi è un dovere, essere informati è un diritto e la negazione di queste due cose è dittatura».
Un incontro che ha ricordato come il giornalismo, quando è fedele alla verità e rispettoso della dignità umana, non solo racconta il mondo, ma contribuisce a cambiarlo.