DOREMI Music: l’approccio per accompagnare i bambini all’ascolto

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La musica è energia vitale che si sprigiona in grandi e piccoli. Ancora prima di nascere possiamo trarre beneficio dai suoni, dal ritmo e dalla melodia che si crea nel fare e nell’ascoltare musica. Essa favorisce la connessione con gli altri, influenza pensieri e percezioni, sostiene l’apprendimento e la motricità e, soprattutto, educa all’emozione – un bisogno sociale fondamentale, oggi più che mai.

L’ascolto musicale è essenziale nella crescita di un bambino, che può apprendere questo linguaggio universale già dal settimo mese di gestazione, quando l’orecchio interno è completamente formato.

In Busy Bees crediamo che la cultura musicale sia un patrimonio di valore inestimabile. Da questa consapevolezza nasce DOREMI Music, un approccio esclusivo e inclusivo che si fonda su tre principi:

  1. tutti possono crescere nella musica;
  2. la musica deve essere accessibile e diffusa tra i bambini, come uno dei linguaggi a loro più naturali;
  3. prima di essere insegnata, la musica deve essere vissuta come esperienza condivisa con le persone più significative per i bambini.

Educazione all’ascolto: che musica proporre ai piccoli?

L’apprendimento del linguaggio musicale evolve in modo simile a quello verbale. Non significa iniziare dalla lettura delle note o dalla teoria – un approccio limitato – ma dall’ascolto di materiali complessi fin dai primi mesi di vita, in relazione con gli adulti di riferimento.

I brani proposti dovrebbero essere innanzitutto strumentali, così da favorire l’attenzione sulla sintassi musicale piuttosto che su quella verbale. È bene scegliere musiche brevi, varie e contrastanti tra loro, appartenenti a generi, epoche e provenienze diverse. Durante l’ascolto è preferibile non usare le parole, ma valorizzare il linguaggio non verbale: i bambini, infatti, ascoltano con tutto il corpo.

Questo principio vale per tutti, non solo per i più piccoli. Si ascolta meglio e più profondamente quando corpo e movimento sono coinvolti nel processo di ascolto. Il corpo funziona come un software: se il corpo è il programma, il cervello è il computer. Attraverso il movimento, il cervello impara a relazionarsi con la realtà che lo circonda.

Nel caso della musica, questo è ancora più evidente. Pur percependola attraverso l’udito, essa “ci muove” letteralmente: le aree cerebrali legate al movimento si attivano in risposta ai suoni. Attraverso il movimento, il cervello comprende il ritmo e le strutture della musica. Osservando i bambini che si muovono ascoltando, possiamo riconoscere nei loro gesti un tentativo di “capire” la musica — di cercarne la pulsazione, la frase, il tempo interno. Il loro movimento spontaneo è una rappresentazione fisica del fluire del tempo su cui ogni ritmo si costruisce.

È meglio ascoltare musica in spazi che permettano il movimento libero, piuttosto che in luoghi statici come l’automobile. Durante un concerto, il bisogno di muoversi di un bambino è un segnale di ascolto attivo e di ricerca di comprensione. È quindi importante offrire occasioni di ascolto che permettano ai più piccoli di esprimersi in modo naturale.

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