La mia comunicazione è viva o semplicemente si muove per abitudine?
Nel marketing, molte strategie sembrano immortali. In realtà sono solo non-morte: camminano, parlano, si ripetono, ma da tempo hanno perso vita.
Succede quando le aziende continuano a usare le stesse formule, gli stessi messaggi, gli stessi format “che hanno sempre funzionato”. Un post simile al precedente, una campagna uguale a quella dell’anno prima, un tono che non si evolve.
Il risultato? Una comunicazione prevedibile, autoreferenziale, incapace di sorprendere.
Creatività di Halloween redivive
Basta scorrere i social per rendersene conto: a ottobre le bacheche si riempiono di zucche, filtri arancioni, claim come “mostruosamente conveniente”, “strategie da brivido”.
È come se ogni brand avesse lo stesso incubo creativo. Quello di non uscire mai dalla propria comfort zone.
Il risultato è un’onda di contenuti uguali, intercambiabili, che non comunicano.
Anche la stagionalità ha bisogno di strategia: Halloween può essere un’occasione per parlare di identità, tono, ironia, differenziazione, non un esercizio di grafica a tema.
Una comunicazione davvero efficace è quella che sa usare il contesto come scusa per dire qualcosa di autentico.
Un esempio concreto sono le campagne Halloween che abbiamo realizzato per Daitem, azienda B2B che si occupa di soluzioni professionali anti-intrusione e rivelazione incendi.
Concentrandoci sui sistemi di allarme e sorveglianza, abbiamo trasformato un’occasione stagionale in un racconto coerente con i valori del marchio: sicurezza, protezione e affidabilità.
La differenza tra esserci e dire qualcosa
Essere presenti a ogni ricorrenza non è sinonimo di essere rilevanti.
La presenza fine a sé stessa rischia di diventare un automatismo: si pubblica perché “bisogna pubblicare”.
Ma un brand non vive di pubblicazioni, vive di idee.
Ogni contenuto dovrebbe partire da una domanda: “Cosa vogliamo comunicare davvero?”.
Se la risposta è “che è Halloween”, abbiamo un problema.
Anche le campagne stagionali possono (e devono) rafforzare il posizionamento del brand.
Una realtà che comunica strategia e metodo può usare il linguaggio horror per parlare di analisi, di rischio, di rinascita.
Un’azienda che lavora nel design può interpretare Halloween con il contrasto tra luce e ombra, equilibrio e caos.
Un brand sostenibile può ribaltare l’immaginario tradizionale e raccontare il suo “horror” quotidiano: lo spreco, l’inquinamento, l’indifferenza.
È questo che distingue un contenuto vivo da uno “resuscitato” all’ultimo momento.
Come tenere in vita la creatività (anche dopo ottobre)
- Rileggi il tuo tono. È ancora coerente con chi sei oggi o è rimasto fermo a cinque anni fa?
- Fai un audit dei contenuti. Cosa funziona davvero e cosa pubblichi solo per abitudine?
- Trova un punto di vista unico. Anche una festa commerciale può diventare un’occasione per mostrare il carattere del brand.
- Dai senso alle ricorrenze. Non essere stagionale: sii strategico.
Le buone idee non muoiono mai, ma le idee non aggiornate sì.
E se un contenuto è già morto, non serve riportarlo in vita con un filtro arancione: serve scriverne uno nuovo.
Conclusione
Le strategie zombie non fanno rumore, ma trascinano il brand verso l’anonimato.
E nel marketing, sparire è il vero orrore.