Fabio Mariani al Concorso Internazionale di Architettura Grand Prix Casalgrande Padana

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Fabio Mariani è un architetto, un bravo architetto, socio dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura ETS. Il suo recente progetto dell’Hotel Fedora a Campitello di Fassa (TN) è stato selezionato per la fase finale della XIII edizione del Concorso Internazionale di Architettura Grand Prix Casalgrande Padana che si concluderà con la cerimonia di premiazione il 5 dicembre presso il nuovo auditorium della sede di Casalgrande Padana.

La sua attività professionale è segnata da un’attività di alta qualità espressiva, di attenzione allo sviluppo sostenibile tant’è che come risultato finale vuole “trasformare le visioni in realtà”. L’influenza dell’amicizia e delle collaborazioni con lo studio Emilio Ambasz & Associates ha portato a delle contaminazioni progettuali positive. L’abbiamo intervistato sia per conoscere il suo progetto che la sua attività.

D.: Fabio Mariani, partiamo l’intervista con il chiederle di illustrarci il progetto dell’Hotel Fedora a Campitello di Fassa (TN) indicandoci quali sono gli elementi caratterizzanti dell’opera?

L’intervento di circa 900mq in pianta ha interessato gran parte del piano terra esistente dell’Hotel, oltre ad un ampliamento di circa 100mq della sala da pranzo.

Il progetto si ispira al paesaggio alpino che circonda l’intervento, fatto di boschi e roccia nuda, di paesini con le strade in pietra e le case di legno. Il progetto evoca tale paesaggio utilizzando due soli materiali a basso impatto ambientale il legno e il gres porcellanato che per motivi sia ecologici che funzionali sostituisce egregiamente la pietra.

D.: Nei suoi lavori è evidente una ricerca dell’essenzialità e della qualità dei materiali, quali sono i criteri che la spingono a tali scelte?

Cerco di avere uno sguardo poetico su ciò che mi circonda e trasportare questa sensibilità all’interno del progetto. Cerco di portare l’universalità della poesia nel linguaggio della mia architettura ove le forme, i materiali in particolare sono le parole, gli aggettivi. Ebbene si sono animista nei confronti dei materiali, e poi c’è la luce che da vita alla materia inanimata.

D: Nel suo sito, parlando del “Manifesto dello studio”, peraltro in linea con l’attività di INBAR ETS, parla del rapporto tra natura ed architettura, sostenendo che dalla prima della metà del secolo scorso l’architettura ha troncato il dialogo con la natura e con l’uomo, dimenticando il proprio scopo; le chiediamo qual futuro può avere l’architettura?
Questa domanda è troppo difficile per me, però se  penso che nel paradiso terrestre l’uomo non aveva bisogno di una casa che lo proteggesse perché viveva in armonia con la Natura, allora la speranza è che in futuro non ci sia più bisogno dell’architettura perché gli architetti sono stati capaci di costruire un nuovo paradiso terreste.

Grazie Fabio Mariani della disponibilità, complimenti per la qualità dei suoi progetti e in bocca al lupo!

Intervista a cura di Nando Bertolini

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Istituto Nazionale di Bioarchitettura

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Ultimo aggiornamento

7 Novembre 2025 12:08
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