Antonella Lattanzi, Chiara. Giulio Einaudi editore

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L’infanzia non è un tempo fuori dal pericolo, Marianna e Chiara lo sanno bene. Ci sono le feste di compleanno in salotto, mano nella mano, i panini con la frittata divisi a metà e nascosti in tasca fino all'intervallo. Ma c'è anche l'ombra lunga di due famiglie in apparenza diversissime, eppure uguali nella violenza con cui trafiggono. Per anni hanno creduto di essere sole, le uniche a vivere nell'oscurità, a dover affrontare i mostri. E invece scoprono che la salvezza può esistere in un patto in cui l'una per l'altra diventano il rifugio che il mondo non sa offrire. Ma cosa succede quando quel patto si rompe sotto i colpi della realtà, o forse solo della vita adulta?

Dopo Cose che non si raccontano, Antonella Lattanzi torna con una storia di ferite e salvezza, di legami che si fanno scudo contro il buio. Con la sua voce intensa e lucidissima, ci emoziona e ci scuote con una storia potente, profondamente vera, che racconta di ogni volta che, nel mezzo del buio, qualcuno ha trovato il modo di tenerci vivi: «Nei miei libri ho sempre indagato la violenza e la solitudine, soprattutto quella delle donne […] Si indaga ancora troppo poco su quanto i bambini vengano danneggiati dai vuoti dei genitori. E un piccolo danneggiato sarà un adulto danneggiato. È una catena di dolore» (Lattanzi a «7 – Corriere della Sera».

L’autrice ha avuto la straordinaria capacità di tenere insieme la tenerezza dell’infanzia, l’erotismo come scoperta e il senso di minaccia incombente tra le mura di casa, la paura che qualcosa si spezzi all’improvviso, senza avvisare. Ma proprio dentro la tensione, contro ogni aspettativa, si accende la poesia della vita, e insieme un bene ostinato e splendente, capace di disarmare il cuore di chi legge.

«Lattanzi torna alla finzione pura dopo l’autobiografico Cose che non si raccontano, e lo fa con un libro che le consente, innanzitutto, di lavorare sul linguaggio. Qui la prosa è libera, imprevedibile e vivace come le due amiche protagoniste, piene d’ironia anche nelle scene dolorose […] Quante volte capita, nel tragitto, di perdere le cose fondamentali mentre ne stringiamo altre meno importanti? Ecco, Chiara è una storia sui pezzi di noi che lasciamo cadere indipendentemente dal loro valore, o forse proprio perché valgono troppo; per proseguire più leggeri. Alla fine, tra le cose sospese – tenere con sé?, buttare via? – resta una domanda: “Come possiamo essere sicuri di essere stati amati?”. Chiara sta tutto qui; intere vite, stanno tutte qui».
Nicola H. Cosentino, «Corriere della Sera»

«Chiara è l’ultimo romanzo di Antonella Lattanzi, il più maturo, il più spaventoso, il romanzo sull’amore esagerato e sulle conseguenze di un’infanzia guasta, eccessiva e mancante. Chiara è il romanzo della crescita e del terrore. […] La capacità di non giudicare, ma di raccontare la trasformazione attraverso la paura e il desiderio, la capacità di mostrare l’inferno anche come paradiso da cui non andare mai via, l’incapacità di queste due donne (a questo punto donne, perché il tempo è passato) di condannare i mostri, ma la verità del continuare ad amarli, è ciò che rende questo romanzo: poetico. Reale e poetico insieme. Non accorato, non edificante, non riverente e non bugiardo, perché le bugie servono solo a dire la verità dell’amore e della crescita».
Annalena Benini, «Il Foglio»

«Chiara e Marianna sono bambine, poi adolescenti e donne. Si conoscono e crescono a Bari tra gli Anni 80 e 90. Questa però non è la storia di un’infanzia idilliaca. Non è un romanzo di formazione sotto il sole di una Puglia da cartolina. Questa è una storia di ombre, di mostri, dichiarati e nascosti, di misteri familiari, di violenza. Ma è anche una storia di gioia, di amore a tutto tondo, di coraggio. Una storia che mischia atmosfere cupe a una lingua vivace».
Micol Sarfatti, «7 – Corriere della Sera»

«Un romanzo intenso che oppone la tenerezza alla minaccia».
Adelaide Barigozzi, «Elle»

«Antonella Lattanzi scandaglia i sentimenti dei suoi personaggi, immersi in una zona grigia, forse ambigua, difficile da definire e proprio per questo l’autrice sfoggia una notevole capacità di cogliere certe incertezze, certe intermittenze dell’anima. E se nel precedente Cose che non si raccontano, era stata asciutta e spietata, ora si lascia sedurre da una letterarietà mai leziosa, per dire che “è vero che la vita è meravigliosa, orribile, una sorpresa, una conferma, tutto quello che vuoi e tutto quello che perdi”».
Mirella Armiero, «Corriere del Mezzogiorno»

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Il 15 novembre Antonella Lattanzi presenterà Chiara a Milano, in occasione del festival Bookcity. Alle ore 14.30 presso la Triennale (Viale Emilio Alemagna, 6). In dialogo con Alessandra Tedesco.

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Editor Einaudi