Commercio al dettaglio in calo, ma segnali positivi sui beni essenziali
Mentre le imprese europee, con Confindustria, BDI (Germania) e MEDEF (Francia) , lanciano un grido d’allarme preoccupate per il declino industriale nel Vecchio continente, dai consumi interni arrivavo segnali contrastanti.
Secondo Eurostat, a settembre il volume complessivo del commercio al dettaglio è diminuito dello 0,1% nell’area euro e rimasto stabile nell’UE, confermando la fase di rallentamento che caratterizza la seconda metà dell’anno. Tuttavia, in un successivo approfondimento viene mostrato come il comparto di alimenti, bevande e tabacco dia un segnale opposto: +0,5% nell’Unione e +1,0% nell’area euro su base annua. Quindici Paesi su venticinque registrano aumenti, guidati da Cipro, Spagna e Malta (+4,4%), mentre tra i cali più marcati figurano Estonia, Romania, Belgioe Italia, quest’ultima con un -3%.
Italia: crescita regionale disomogenea
Gli ultimi bollettini della Banca d’Italia evidenziano un quadro economico diseguale tra le regioni.
Nel Lazio, nel primo semestre 2025, il prodotto è cresciuto dello 0,7% rispetto all’anno precedente, trainato dagli investimenti e dalla domanda estera, ma con consumi deboli. In Toscana, invece, l’aumento del PIL regionale si è fermato a +0,3%, rallentato dalle tensioni geopolitiche e dall’instabilità delle politiche commerciali statunitensi.
A livello nazionale, l’indicatore €-Coin di ottobre rimane stabile (0,49 contro 0,48 di settembre), segnalando una tendenza alla stagnazione moderata: la fiducia di famiglie e imprese migliora, ma l’attività industriale resta fiacca. Ed il Misery index di Confcommercio, che misura il disagio sociale, scende di 3 decimi di punto rispetto a settembre, confermando la tendenza alla stabilizzazione dell’indicatore.
Imprese tra fiducia e incertezza
Il “Diario Economico 2025” di Confcommercio Piacenza a cura di Format Research fotografa un comparto che rappresenta la maggioranza delle imprese e degli occupati provinciali, in una dinamica di impegnativa resilienza.
A Torino, invece, l’Osservatorio Congiunturale Ascom-Format Research segnala un clima di cauto ottimismo: l’occupazione tiene e i ricavi crescono lievemente, sostenuti da grandi eventi e turismo. La fiducia nel futuro resta prudente.
Emilia-Romagna: innovazione e competitività
Un quadro più dinamico arriva dal MarketWatch di Banca Ifis, realizzato anche su dati Format Research, dedicato all’Emilia-Romagna, presentato a Imola al recente incontro degli Innovation Days 2025. La regione resta tra le prime in Italia per innovazione e capacità di esportazione, grazie a un tessuto produttivo diversificato e filiere integrate. Tuttavia, anche qui le imprese prevedono per il 2025 una moderata contrazione del fatturato, effetto delle sfide globali e del rallentamento della domanda estera.
Intelligenza artificiale e nuove competenze
Nell’importante approfondimento su terziario e digitalizzazione di Format Research per Confcommercio Lombardia, Terziario e intelligenza artificiale tra sfide, confini e opportunità, scopriamo che oltre il 40% delle imprese lombarde utilizza già l’intelligenza artificiale e la quota salirà al 62,1% nel 2026. Eppure, ci sono degli ostacoli: la mancanza di competenze, il tempo e i costi di sviluppo, elementi che frenano soprattutto le micro e piccole imprese.
Fiscalizzazione in cloud
Anche la digitalizzazione dei processi fiscali è vista con favore, ma non senza criticità. Al Salone dei Pagamenti 2025, Silvio Agresti (Fiskaly) ha evidenziato come oltre il 60% delle imprese consideri il cloud una leva positiva per la fiscalizzazione, in base ai dati raccolti con Format Research. Permangono però difficoltà nel comprendere le nuove normative che entreranno in vigore nel 2026.
Banche più digitali, ma servizi stabili
Un altro segnale strutturale del cambiamento riguarda la rete bancaria. Tra il 2008 e il 2022 gli sportelli si sono ridotti di circa il 40%, secondo Banca d’Italia. Il calo, più marcato al Nord, non ha però compromesso l’accesso ai servizi: la quota di famiglie con un deposito bancario o postale è cresciuta fino al 97% nel 2022. L’adozione dei canali digitali ha compensato la riduzione fisica della rete, indicando un profondo mutamento nelle abitudini finanziarie degli italiani.
Donne e impresa: il potenziale inespresso
In ultimo, e non certo per importanza, segnalo due interessantissimi studi su Donne e impresa. Secondo Unioncamere in Italia si contano 1,3 milioni di imprese femminili, gestite da donne che scelgono l’imprenditorialità per convinzione, non per necessità. Queste imprese sono spesso di piccole dimensioni, meno produttive ma con forte attenzione al benessere dei collaboratori. Sono imprese che esprimo maggiori potenzialità quando supportate da capitale finanziario e formazione aggiuntiva. Aspetti che trovano conferma, anche oltre i nostri confini, nello studio OCSE, letteralmente tradotto in “Colmare il divario finanziario per le imprenditrici”, in cui si evidenzia come la minore partecipazione femminile all’imprenditoria rappresenti una “opportunità economica mancata”.