OTTAVIA PICCOLO racconta MATTEOTTI: “Anatomia di un fascismo” parte in tour dal 12 novembre e attraversa Perugia, Roma, Parma, Firenze.

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OTTAVIA PICCOLO

e I Solisti dell’ORCHESTRA MULTIETNICA di AREZZO

MATTEOTTI

Anatomia di un fascismo

di Stefano Massini
regia di Sandra Mangini
video di Raffaella Rivi
musiche di Enrico Fink

AL VIA DAL 12 NOVEMBRE IL TOUR 2025

Ottavia Piccolo – foto di Antonio Viscido

Ottavia Piccolo e i Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo – Foto di Antonio Viscido

Che cos’è il fascismo? È un camuffamento, si nutre di paura, risponde alla paura con la violenza.

È la voce e l’intensa interpretazione di Ottavia Piccolo a ripercorrere la vicenda esistenziale e politica di Giacomo Matteotti e con lei l’ascesa di un fenomeno che non cessa di essere attuale. Scritto da Stefano MassiniMatteotti – Anatomia di un fascismo è uno spettacolo che guarda al passato per meglio comprendere il presente, non solo attraverso le lenti della storia, ma con un appassionato ritratto di un uomo dal sangue caldo che qualcuno aveva soprannominato Tempesta.

Quello di Ottavia Piccolo non è un monologo, ma un dialogo costante con I Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo, che intorno all’attrice si muovono, l’accompagnano, l’abbracciano. E ancora i video realizzati da Raffaella Rivi, che danno luce e consistenza alle frasi più significative. Un abile intreccio di musica (firmata da Enrico Fink) e parole, costruito e guidato dalla regia di Sandra Mangini.

Lo spettacolo debutta dal 12 al 16 novembre al Teatro Morlacchi di Perugia, prosegue il 21 al Teatro Comunale Luca Ronconi di Gubbio e arriva al Teatro Vittoria di Roma dal 25 al 30 novembre, in un lungo tour che attraversa le principali città italiane tra cui Parma, Ivrea, Udine, Firenze  (qui tutte le date e gli orari https://www.officinedellacultura.org/produzioni/matteotti-anatomia-un-fascismo/) e prosegue fino ad aprile.

Ripercorre l’ascesa e l’affermazione di quel fenomeno eversivo che Matteotti seppe comprendere, fin dall’inizio, in tutta la sua estrema gravità, a differenza di molti che non videro o non vollero vedere. Il pericolo più grande, la malattia che fa morire un uomo è quella che non senti crescere.

Matteotti li riconobbe: quelli che al caffè dietro il Duomo, a Ferrara, ordinavano il “celibano” perché non lo sapevano che “cherry-brandy” è inglese; quelli che dicevano di riportare ordine nel disordine, perché il fascismo ha assoluto bisogno di sentirsi in pericolo, di attaccare per non essere attaccato; quelli che, d’un tratto, sfilarono in migliaia dietro al Contessino Italo Balbo e si presero l’Italia intera.

Giacomo Matteotti – l’oppositore, il pacifista, lo studioso, l’amministratore, il riformista, il visionario – prese la parola, pubblicamente e instancabilmente, nei suoi molti scritti e nei suoi moltissimi discorsi: una parola chiara, veritiera, fondata sui fatti, indiscutibile. Una parola che smaschera. Per questo fu ucciso all’età di 39 anni.

La persistenza di questo stesso fenomeno, nel tempo e nello spazio, in forme vecchie e nuove, ci porta a considerare quanto sia indispensabile, oggi più che mai, occuparsi della cosa pubblica, del bene pubblico, guidati da un pensiero costruttivo, legalitario, partecipativo, paritario, realistico, competente, attraverso atti e parole chiare, come quelle di Giacomo Matteotti e di sua moglie Velia: sono le parole della regista Sandra Mangini.

Lo spettacolo è prodotto da Argot Produzioni e Officine della Cultura in coproduzione con Fondazione Sipario Toscana Onlus – La città del TeatroTeatro delle Briciole – Solares Fondazione delle Arti e Teatro Stabile dell’Umbria con il contributo del Ministero della Cultura e della Regione Toscana.

Nasce da un testo di Stefano Massini, per la regia di Sandra Mangini, con i video di Raffaella Rivi e le musiche di Enrico FinkI Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo sul palco sono: Massimiliano Dragoni (hammer dulcimer, percussioni), Luca Roccia Baldini (basso), Massimo Ferri (chitarra), Gianni Micheli (clarinetto e basso), Mariel Tahiraj (violino), Enrico Fink flauto (ewi). La scena è di Federico Pian, le luci di Paolo Pollo Rodighiero, i costumi sono a cura di Lauretta Salvagnin. Il vestito di Ottavia Piccolo è realizzato da La sartoria – Castelmonte onlus, il tecnico delle luci è Emilio Bucci. Il coordinamento tecnico è di Paolo Bracciali, l’organizzazione di Stefania Sandroni e in amministrazione c’è Rossana Zurli. Il fonico è Vanni Bartolini e il macchinista Lucia Baricci

La durata dello spettacolo è di 70 minuti.

MATTEOTTI – ANATOMIA DI UN FASCISMO – IL TOUR 2025

Dal 12 al 16 novembre Perugia – Teatro Morlacchi | 21 novembre Gubbio – Teatro Comunale Luca Ronconi | Dal 25 al 30 novembre Roma – Teatro Vittoria |3 dicembre Gallarate – Centro Culturale del Teatro delle Arti | 4 dicembre Varzo – Teatro Alveare | 5 dicembre Concordia – Teatro del Popolo | 6 dicembre Modigliana – Teatro dei Sozofili | 8 dicembre Parma – Teatro del Cerchio | 9 dicembre Mondovì – Teatro Baretti | 10 dicembre Ciriè – Teatro Magnetti| 13    gennaio   Tortona – Teatro Civico| 14 gennaio Omegna – Teatro Sociale| 15 gennaio Ivrea – Teatro G. Giacosa | 16 gennaio Savigliano – Teatro Milanollo | 27 gennaio    Ferrara – Teatro Comunale | 28 gennaio Stradella – Teatro Sociale | 29 gennaio Pinerolo – Teatro Sociale | 4 febbraio Alghero – Teatro Civico | 5 febbraio Tempio Pausania – Teatro del Carmine | 4 marzo Udine – Teatro Nuovo Giovanni da Udine | 5 marzo Camponogara (Venezia) – Teatro Comunale Dario Fo | 6 marzo Mercato Saraceno – Teatro Dolcini | 21 marzo Polistena – Auditorium Comunale| 22 marzo Filadelfia – Auditorium Comunale Filadelfia | 25 marzo Livorno – Teatro Goldoni | Dal 26 al 29 marzo Ravenna – Teatro di Tradizione Dante Alighieri | 15 aprile Rosignano – Teatro Solvay |Dal 16 al 18 aprile Firenze – Teatro della Pergola | 19 aprile Narni – Teatro Comunale Giuseppe Manini | 23 aprile San Stino di Livenza – Teatro R. Pascutto.

Ottavia Piccolo – foto di Antonio Viscido

Ottavia Piccolo – biografia

Ottavia Piccolo (Bolzano, 1949) è attrice di teatro, cinema e televisione. Fa il suo esordio a undici anni in Anna dei miracoli, regia di Luigi Squarzina, accanto ad Anna Proclemer. In seguito, lavora con i più grandi registi teatrali italiani, da Visconti a Strehler, da Ronconi a Lavia, da Cobelli a De Lullo, a Castri. Ancora Visconti è il primo a dirigerla per il grande schermo, nel Gattopardo; e anche qui la carriera della Piccolo è segnata da maestri d’eccellenza: Mauro Bolognini e Claude Sautet, Pierre Granier-Deferre e Pietro Germi, Ettore Scola e Luigi Magni. In televisione Ottavia Piccolo è presente dapprima con la prosa e gli sceneggiati nelle stagioni del bianco e nero, poi in fiction di grande popolarità sia in Italia sia in Francia, dove è apprezzata dai tempi (1970) del suo Palmarès a Cannes, ottenuto con Metello. Il suo impegno in teatro non ha conosciuto soste e negli ultimi anni, che hanno visto una sua intensa collaborazione col drammaturgo Stefano Massini, ha portato in tournée, di quest’ultimo, Donna non rieducabile, un memorandum su Anna Politkovskaja diretto da Silvano Piccardi. Sempre di Massini, Processo a Dio (regia di Sergio Fantoni), 7 minuti (regia di Alessandro Gassmann; anche al cinema, con regia di Michele Placido), Enigma (regia di Silvano Piccardi), Occident Express, Cosa Nostra spiegata ai bambini e Matteotti – Anatomia di un fascismo con l’Orchestra Multietnica di Arezzo.

Orchestra Multietnica di Arezzo – biografia

Costituita nel 2007, l’Orchestra Multietnica di Arezzo (OMA) ha intrecciato in questi anni un percorso di culture e tradizioni attraverso concerti, spettacoli e laboratori in tutta Italia. Un cammino di pace e di nomadismo che unisce le sponde del Mediterraneo, dal Nord Africa ai Balcani, fino all’Italia, riflettendo le rotte antiche e nuove delle migrazioni. L’OMA nasce come laboratorio permanente aperto a musicisti di diverse provenienze, in particolare stranieri e seconde generazioni. Accanto all’attività concertistica, promuove laboratori e lezioni-concerto per scuole, profughi e richiedenti asilo, con l’obiettivo di costruire una società multiculturale in cui la diversità sia un valore condiviso. Ha pubblicato sette album prodotti o co-prodotti da Officine della Cultura. Tra i riconoscimenti ricevuti, il Premio “Suoni di Confine” del MEI e Amnesty International (2010) e il Premio Sangiorgino (2021). Nel tempo l’OMA ha collaborato con artisti come Paolo Benvegnù, Cisco, Raiz, Moni Ovadia, Bandabardò, Shel Shapiro, Dario Brunori, Stefano Massini, Ottavia Piccolo, Amanda Sandrelli, Neri Marcorè e molti altri, partecipando anche a programmi televisivi su Rai3 e La7. Oggi l’orchestra riunisce circa 35 musicisti provenienti da quattro continenti, offrendo al pubblico un viaggio sonoro dal Mediterraneo al Sudamerica, dall’Est Europa al Bangladesh: una festa di suoni, lingue e colori.

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