Sindacati uniti contro lo sfruttamento

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�Servono politiche concrete per la dignit� del lavoro e il reinserimento sociale�

03/11/2025  Sindacato.

(redazionale) Le tre grandi confederazioni sindacali CGIL, CISL e UIL hanno diffuso un documento unitario di osservazioni ai rapporti trasmessi dal Governo all�Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) sulle Convenzioni n. 29 del 1930 e n. 105 del 1957, che riguardano il lavoro forzato e la sua abolizione.

Il commento � in risposta ai rapporti annuali redatti dal Governo italiano ed indirizzati all�Organizzazione Internazionale del Lavoro in materia di contrasto ad ogni forma di lavoro forzato (ex art 22 della costituzione dell�OIL). Nel testo, i sindacati accolgono con favore la trasmissione dei rapporti, ma evidenziano una lunga serie di criticit� strutturali che continuano a limitare la piena tutela della libert� e della dignit� del lavoro in Italia. Al centro della denuncia vi � la condizione dei detenuti e degli ex detenuti, per i quali - sottolineano CGIL, CISL e UIL - gli incentivi fiscali e contributivi alle imprese non possono rappresentare l�unica risposta possibile per favorire il reinserimento sociale e lavorativo. Le confederazioni mettono in guardia dal rischio che questi strumenti diventino canali di lavoro sottopagato o precario, privi delle garanzie previste dai contratti collettivi nazionali.

Il reinserimento, spiegano, deve fondarsi su percorsi dignitosi e contrattualmente tutelati, accompagnati da interventi integrati sul piano abitativo, formativo e sociale. Sul fronte culturale e sociale, il documento richiama la persistenza di pregiudizi e stigma che ostacolano la piena accettazione delle persone provenienti dal sistema penitenziario. Per superare tali barriere, i sindacati propongono una presa in carico multidimensionale e coordinata da parte delle strutture pubbliche: dai centri per l�impiego agli enti locali, fino al sistema penitenziario. Solo un approccio integrato - sostengono - potr� contribuire a realizzare l�obiettivo strategico della �recidiva zero�. Le confederazioni segnalano inoltre una grave discriminazione amministrativa: la reiezione da parte dell�INPS delle domande di NASpI presentate da persone detenute che hanno svolto attivit� lavorativa intramuraria. Una prassi che costringe i richiedenti a ricorrere in via amministrativa, e che, secondo i sindacati, deve essere corretta con un intervento normativo urgente. Nella seconda parte del commento, dedicata alla Convenzione n. 105, l�attenzione si sposta sul fenomeno del lavoro sommerso, dello sfruttamento e del caporalato. CGIL, CISL e UIL chiedono di ampliare l�analisi alle forme di coercizione economico-sociale che, pur non configurandosi formalmente come lavoro forzato, limitano gravemente la libert� contrattuale dei lavoratori. Settori come agricoltura, logistica, assistenza familiare e servizi restano terreno fertile per il lavoro nero, la precariet� e la ricattabilit�.

I sindacati riconoscono alcuni progressi, come l�istituzione del Sistema informativo per la lotta al caporalato e il potenziamento del personale ispettivo presso INL, INPS e INAIL, ma denunciano la persistente carenza di organici, la frammentazione territoriale e la lentezza della giustizia. �Un sistema che individua le violazioni ma fatica a sanzionarle con tempestivit��, scrivono. Da qui l�appello a un rafforzamento del dialogo sociale e della contrattazione collettiva come strumenti centrali per la prevenzione e il contrasto dello sfruttamento. Le parti sociali, sostengono, devono essere coinvolte in modo strutturato sia nella progettazione delle politiche pubbliche sia nel loro monitoraggio. Infine, CGIL, CISL e UIL propongono la costruzione di un sistema nazionale di tutela e presa in carico delle vittime di sfruttamento, con livelli essenziali di prestazione garantiti su tutto il territorio. Serve, concludono, un impegno concreto per promuovere una cultura della legalit� e del lavoro dignitoso, accompagnato da strumenti normativi pi� efficaci: aggravanti specifiche per il reato di caporalato, migliori garanzie per le vittime e percorsi reali di inclusione sociale. Un messaggio forte e unitario, quello dei sindacati, che richiama il Paese a una responsabilit� collettiva: quella di rendere la libert� e la dignit� del lavoro non solo un principio, ma una realt� effettiva per tutti.

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