“La violenza di genere è qualcosa di molto sottile e il sistema etero cis patriarcale è infestante e l'abbiamo incorporato tutte e tutti. Quindi, per liberarcene serve un lavoro di decostruzione costante e fare questo tipo di lavoro chiaramente ti porta a farlo anche quando non ne hai voglia, ma è davvero importante e utile”.
Sara Azzarelli è un’operatrice del Centro antiviolenza ChiamachiAma di MondoDonna e addetta allo sportello mobile antiviolenza della grave emarginazione adulta.
CHIAMA chiAMA è il servizio di aiuto e sostegno di MondoDonna Onlus, attivo a Bologna dal 2013 e che può contare su un’équipe di sei operatrici del Centro antiviolenza e tre operatrici della Casa rifugio, un luogo protetto per i casi più gravi e urgenti. Ci sono poi quattro psicologhe che seguono i percorsi di psicoterapia e il Centro collabora con sette avvocate.
“Le due parole chiave che orientano il lavoro del nostro centro di violenza – spiega Azzarelli, che al Centro lavora dal 2023- sono la prossimità e l'intersezionalità. Per noi muoverci sul territorio, cercare di raggiungere le donne che non riescono o non possono per vari motivi venire direttamente al Centro antiviolenza è sempre stato fondamentale e allo stesso tempo il concetto di intersezionalità è fondamentale, ossia accogliere e supportare donne con diversi vissuti e che spesso affrontano discriminazioni multiple, quindi diversi tipi di violenza”.
Sono quattordici i presìdi attivi nel territorio metropolitano di Bologna e a questi si aggiunge uno sportello dedicato alle donne con disabilità “che quindi affrontano discriminazioni multiple in collaborazione con l’associazione Alias” e poi il progetto di collaborazione con il sistema Gea sa della grave emarginazione adulta insieme ad Asp Città di Bologna e alla cooperativa Dolce. In questo caso è attivo lo sportello mobile, “ossia – spiega ancora Azzarelli- l'operatrice si reca nelle strutture per accogliere eventuali necessità di primi colloqui, supporto, ma anche con un lavoro di attività preventive come laboratori”, dove lavorano “sia sulla consapevolezza ma anche su creare una relazione nel tentativo di far emergere eventuali vissuti”. Dormitori e strutture dedicate a persone senza dimora sono i luoghi dove arriva lo sportello mobile “intercettando e lavorando con donne senza dimora, donne che usano sostanze, donne anche con situazioni complesse da un punto di vista di salute mentale”. C’è anche lo Spazio donna all’interno di Fuori Binario, “un servizio diurno e di riduzione del danno” per persone che usano sostanze e fanno vita di strada.
CHIAMA chiAMA accoglie “donne che arrivano con un vissuto caratterizzato da numerosi assi di oppressione, quindi può essere una donna che arriva da una situazione economica complessa, svantaggiata, magari ha una disabilità e porta con sé un vissuto in cui già c'è una situazione di discriminazioni multiple. Donne che invece magari hanno una situazione meno complessa ma che comunque in qualche modo hanno incorporato anche loro il sistema etero cis patriarcale che tutte incorporiamo e arrivano da situazioni di violenza di genere”.
Così come può capitare che al Centro si rivolgano persone “con un vissuto di violenza specifica che è già permeato di lesbo trans negatività, quindi di violenza lesbo bi trans fobica che può essere stata agita da persone vicine come le famiglie, ma anche da persone sconosciute in strada o dalle istituzioni. Sono vite già estremamente limitate da tutta una serie di violenze agite da un contesto che percepisce una soggettività non binaria o non eterosessuale come non normale”.